Sono poco convinta, ma ci provo =)
Uno studio di diversi mesi sul fenomeno
ANSIA DA WEAPON
Test clinici la dimostrano
Ansia! Ansia! Ansia! Da esame, da separazione, da prestazione…L’ansia ci prende nei momenti più diversi e per le cause più disparate. Ma c’anche l’ansia del videogiocatore. Avete mai pensato alle conseguenze - psicologiche e fisiche - che l’incontro/scontro con una Weapon può comportare? Un gruppo di ricercatori del Centro Ospedaliero Locale con l’Intento di Combattere l’Ansia ha effettuato uno
studio, pubblicato poi su
Science, dal quale sono emerse delle reazioni non poco preoccupanti su soggetti che nell’ambito del test, durato diversi mesi, si sono cimentati nell’avventura di Final Fantasy VII, finendo inevitabilmente per effettuare un incontro del terzo tipo con le Armi del Pianeta.. I risultati sono stati piuttosto vari, ma abbastanza omogenei da permettere di raggrupparli in diversi casi a seconda della “gravità” della reazione. Andiamo ad analizzarli in breve.
CASO 1. E’ il meno grave di tutti, in quanto comporta delle conseguenze lievi, anche se a volte prolungate. Si tratte del giocatore un po’ ignorantello che, trovandosi per la prima volta a vivere la meravigliosa avventura di Cloud e dei suoi amichetti, proprio non immagina le brutte sorprese che lo aspettano, a un certo punto del gioco, nelle profondità marine o nei pressi del Gold Saucer. Gli sarà capitato, magari, di leggere su qualche guida o in qualche sito che è consigliabile tenersi alla larga di quel gamberetto gigante color verde che nuota nei pressi di Junon (rimandato puntualmente alla sezione
Weapons , non si è preoccupato di appurare di cosa si tratti). Ma un bel giorno, di ritorno dal Gelinka, tutto contento per avere allenato il suo party, ecco che si dimentica di dare un’occhiata intorno e, procedendo sparato alla massima velocità (per quanto il sottomarino consenta), va letteralmente a sbattere contro Emerald. I ricercatori affermano che se una piccola parte dei giocatori, ignaro della potenza del mostro che sta fronteggiando, si sente
esaltato all’idea di una nuova, imprevista sfida, la maggior parte sente riaffiorare vaghi ricordi a proposito di “mostri leggendari con un milione di HP…”, ed entra letteralmente nel
panico, in particolar modo alla vista del timer: a chi scappa un gridolino (soprattutto per quel che riguarda la componente femminile), chi comincia a sferrare (inutili) attacchi a ripetizione perché, preso quasi da una febbre, non riesce a far altro che pigiare il tasto
O, e chi, intuendo la propria sorte, si rassegna al destino, facendo rimanere i suoi personaggi in stato vegetativo fino al definitivo attacco che li mette
K.O., che solitamente non tarda ad arrivare. Il caso più interessante è rappresentato da quella fetta di persone che segue un iter più contorto: guarda incredulo il nemico, mette pausa, riflette, toglie pausa, prova un attacco, mette di nuovo pausa, accende il PC, cerca informazioni, gli viene un colpo al cuore, toglie pausa, e finisce quasi inevitabilmente col premere la combinazione di tasti che riavvia il gioco, col cuore che batte ancora forte.
Analoghe reazioni per Ruby: il giocatore tonto sia avvicina al quella macchia rosso fuoco nel mezzo del deserto, con tutte le buone intenzioni del mondo: “Ma cos’è, un tesoro?” “Un mezzo di trasporto?” “No, è una balena spiaggiata!”. Ed ecco che…Sorpresa! Come un iceberg di cui si vede solo la punta, la Weapon balza fuori in tutta la sua “bellezza” , ed è subito….lotta: di fronte a un mostro 5 volte più grande del suo misero trio di omini, il giocatore psicologicamente impreparato non può che manifestare una delle reazioni sopra descritte. Fortunatamente, a parte il mezzo infarto, la reazione a breve termine è solo una impellente sete di
conoscenza, che spinge a spulciare siti e guide di questo mondo e dell’altro, per apprendere quanto più possibile su questi esseri. Lo shock a lungo termine, invece, consiste spesso nel cercare di
evitare a tutti i costi di imbattersi in questi mostri: il giocatore naviga quindi sott’acqua solo lo stretto necessario – e senza mai muovere un passo prima di aver ruotato una ventina di volte la visuale per controllare lo spazio circostante -, o circumnaviga tutto il continente pur di non vedere nemmeno da lontano il Gold Saucer.
CASO 2. A volte, può derivare dall’inaspettato sviluppo del caso uno, ma più spesso si origina nel giocatore un po’ meno sprovveduto rispetto a quello del caso precedente. E’ cioè a conoscenza dell’esistenza delle Weapon, le ha anche intraviste, ma saggiamente non si è mai avvicinato.
Inizialmente, vive pacificamente senza pensarci (-> caso 3). Però, improvvisamente è preda di una
smania difficile da controllare. Deve, deve,deve a tutti i costi ucciderle tutte. E’ senza dubbio il caso più grave. In una prima fase, il giocatore, passa diversi giorni a raggranellare tutte le informazioni necessarie (e non) alla sconfitta delle amate-odiate avversarie. Passa poi al
recupero di tutti gli oggetti, materie, accessori consigliati per la battaglia, manifestando i primi segni di nervosismo, per esempio scagliandosi furiosamente contro il fratello che ha inavvertitamente staccato la spina della console proprio nel mezzo della raccolta punti a Battle Square. E’ poi il turno dell’
allenamento intensivo, volto al puro e semplice sviluppo dei personaggi e delle materie: brutali combattimenti corpo a copro contro le cattivissime quattro meduse dell’aereo affondato. Verso la fine dell’allenamento, quando ormai mancano pochi livelli, l’ansia può essere talmente forte da provocare
notti insonni al giocatore, che trascorre le ore notturne a immaginare tutti i possibili sviluppi della battaglia, a cercare di prevedere mosse e contro-mosse; o in alternativa è un susseguirsi di incubi in cui la weapon, che ha la faccia di Grande Puffo ed è armata di un righello, ha un miliardo di HP e prende a schiaffi il giocatore, che si trova a lottare in prima persona al posto del suo beniamino Cloud. Finalmente giunge l’ora dello scontro finale, che può avere diversi esiti e altrettante ripercussioni sul giocatore, che ormai ha le occhiaie, i calli alle dita, si nutre di patatine e non tollera la luce del sole. Dopo una lunga e sofferta battaglia, la
vittoria: è l’idillio per il giocatore che, immerso in un brodo di giuggiole, passerà i successivi tre giorni a decantare la sua impresa in qualsiasi forum dedicato all’argomento o a qualsiasi conoscente gli capiti sottotiro, a prescindere dalla conoscenza o meno di quest’ultimo dell’esistenza di Final Fantasy VII. Oppure, dopo una lunga e sofferta battaglia, la
sconfitta: e qui avviene il disastro. Assunta una posizione fetale con il joypad ancora in mano, il giocatore resterà impietrito così per diverse ore, per poi scaraventare la playstation -1, 2, o 3 che sia – giù dal balcone; fortunatamente abita al piano terra, così, dopo averla recuperata, si dedicherà a nuovi estenuanti allenamenti (se possibile) per poi ritentare l’impresa. Il processo andrà avanti fino alla sconfitta delle Weapons, o in alternativa fino a che i genitori/parenti/conviventi, preoccupati, non ricorreranno a drastici provvedimenti quali: nascondere nottetempo il gioco/la memory card/la console (difficile però perché ormai il giocatore è una creatura della notte che se non la passa a giocare, fissa il soffitto in attesa che il sole spunti), o spedirlo dalla nonna che abita in campagna senza elettricità dove si distrarrà per un mese buono mungendo mucche.
CASO 3. Ansia
inesistente. Il giocatore inizia e finisce il gioco in pace con sé stesso e col mondo. Delle Weapons non gli importa una banana, non le ha mai incontrate e mai le incontrerà. Al terzo disco va dritto sparato al Cratere, batte Sephiroth, si guarda il filmato finale e ripone il gioco nella sua scatola, dove rimarrà chiuso per sempre, in quanto ormai terminato. Non è necessaria alcune terapia.
Queste le principali categorie in sunto. I ricercatori già progettano nuovi esperimenti per approfondire questo interessante ma inquietante fenomeno. Nel frattempo, vi consigliamo di assumere Final Fantasy VII a dosi moderate, meglio dopo i pasti, e non somministrarlo ai minori di 12 anni non accompagnati.
(Pubblicato su “Che?” del 30 Brumaio 2008)
Appartengo al caso 1 XD