Cos'è Episode Zero? Lasciamo che a spiegarcelo sia la stessa Square-Enix, che così lo presenta sul suo sito ufficiale. "Final Fantasy XIII Episode Zero - Promise" è un romanzo web costituito da una serie di episodi collegati alla trama principale proposta nel gioco, una potenziale aggiunta che dona profondità al filone narrativo generale. I racconti sono curati da Jun Eishima, scrittore di numerosi altri romanzi targati Square-Enix. Gli eventi raccontati da Episode Zero hanno luogo prima delle vicende di Final Fantasy XIII e contribuiscono ad arricchire il background ed il carattere dei suoi personaggi. Il romanzo è stato diffuso online, gratuitamente, dalla casa produttrice, ma esclusivamente in lingua giapponese; in queste pagine vi offro una traduzione in lingua italiana da me realizzata (da non pubblicare altrove senza aver prima chiesto).



Episode Zero - Friends - Capitolo 5

"Non importa quanto sia piccola la promessa fatta, non dovresti mai infrangerla... huh..."
Hope rifletteva sulla parole che i ricordi gli avevano portato. "Credevo in quelle parole", pensò. "Ci ho sempre creduto. Ma persino mio padre, lo stesso uomo che me le ha insegnate, le ha dimenticate".
No, probabilmente suo padre le seguiva ancora alla lettera. Solo non quando riguardavano Hope o sua madre. Se è per il suo lavoro, va via di corsa, in qualunque momento del giorno o della notte. Dimentica persino di mangiare, chiuso a chiave nel suo studio. Questo è suo padre adesso: nulla è più importante, nulla viene prima del lavoro.
Suo padre non ricorda più le promesse fatte alla sua famiglia. Non li ascolta neanche più. Quando è stata l'ultima volta in cui Hope s'è preso la briga di iniziare una conversazione con lui? Molto tempo fa. "Di che cosa volevo parlare?", si domandò, "ho dimenticato che cosa fosse". Suo padre aveva detto "Mi dispiace, non posso adesso, possiamo parlarne più tardi". Adesso l'unica cosa che Hope riusciva a ricordare era come suo padre l'avesse scostato via. Lo ricordava come se fosse stato ieri. Quando suo padre era uscito, si era finalmente reso conto di una cosa. Non importava cosa lui si aspettasse, che cosa sperasse, non c'era niente che potesse fare.

"E' un vero peccato che tutto sia stato chiuso, ma almeno abbiamo potuto vedere il fal'Cie Kujata".
Le parole di sua madre lo riportarono a sé stesso. Avevano appena visto il fal'Cie dell'impianto energetico, e si stavano dirigendo di nuovo all'ingresso. Non riusciva a far pace con i suoi pensieri, ma distolse lo sguardo e finse disinteresse.
"Questo viaggio mi è sembrato troppo breve".
"Metà dell'impianto era chiuso. Non potevamo farci niente, lo sai".
L'incidente avvenuto ad Euride era stato molto più grave di quanto le notizie avessero lasciato intendere. Ce ne si poteva rendere conto semplicemente visitando il posto.
"Mi domando se il fal'Cie a Sunleth era come questo".
"Oh giusto, sei andato lì durante l'escursione naturalistica. Non hai incontrato il fal'Cie?"
"No. Ci hanno detto di come controlla le condizioni climatiche, ma l'unica cosa che abbiamo visto erano mostri".
"Oh sì, mi ricordo. Sei stato attaccato da quei mostri e hai preso la febbre. Ero così preoccupata".
Forse perché aveva incontrato mostri per due volte durante il tempo speso a Sunleth, ma nel loro viaggio verso casa Hope si era improvvisamente sentito male, ed aveva preso la febbre. Una volta raggiunta Palumpolum, era stato immediatamente portato al pronto soccorso. A causa di ciò, Hope non ebbe mai l'occasione di ringraziare il pilota dell'aeronave. Ne aveva avuto notizia da Kai ed Elida tre giorni dopo.
"Era super fantastico. Era un uomo anziano con i capelli come un nido d'uccelli".
"Ha detto che suo figlio era nato poco prima".
"Quando gli ho detto che volevo diventare un pilota, ha risposto 'Buona Fortuna!'"
Kai non riusciva a smettere di parlare del pilota di quella aeronave. Da quel momento, Kai non aveva mai vacillato nel suo sogno di diventare un pilota. Questo rendeva Hope un po' geloso. Anche Elida aveva un sogno su cosa avrebbe voluto fare in futuro. Diceva di voler diventare una cantante, e per questo era entrata in una scuola solo femminile che aveva uno speciale programma di musica. Era accaduto un anno fa.
"Quando ero piccolo volevo diventare come mio padre...."
Certo, adesso suo padre era invece un esempio di quel tipo di persona in cui lui non voleva trasformarsi. Non importa quale tipo di lavoro avesse fatto, non voleva diventare quel genere di persona che ignora quelli che gli sono vicino. Sarebbe stato felice fino a quando non sarebbe diventato quel tipo persona che si dimentica persino della promesse più piccole.
"... giusto?"
"Uh, come? Scusa, non stavo ascoltando".
Decise di smettere di pensare così tanto, e di ascoltare davvero. Non ascoltare le persone quando parlano è esattamente quel che farebbe suo padre...
"Le persone che ci hanno appena superato stavano dicendo che durante l'incidente un ragazzino si è ferito molto gravemente. Dicevano che è stato così doloroso che non sono stati in grado neanche di guardare suo padre, che stava con lui".
"Capisco..."
"Spero che non muoia. Non c'è niente di più triste di un bambino che muore prima dei suoi genitori..."
"Non importa se è un genitore o il bambino ad andarsene per primo", pensò Hope, "quando muore un membro di una famiglia è comunque triste. Per tutti quelli che sono rimasti".
Ma Hope non lo disse. In qualche modo non riusciva a dirlo.
"Uhm, Hope... sei... arrabbiato con tuo padre?"
"Direi di no".
"Sai, non è poi così bravo con questo genere di cose, ma in lui è riposta tanta fiducia, non vuole fare un cattivo lavoro".
Quando guardò il viso di sua madre, sentì dissolversi la morsa che aveva al petto.
"Non sono arrabbiato. Arriverà per la festa dei fuochi d'artificio giusto? Allora va bene. Voglio dire, i fuochi d'artificio sono l'evento principale dopo tutto".
Il sorriso di sua madre sembrava così felice. "Forse dovrei provare a parlare a mio padre la notte della festa", pensò Hope. Di certo si limiterà a dire "Com'è andata?", o qualcosa del genere, ma se fosse riuscito a vedere sua madre sorridere in quel modo, non gli sarebbe importato...

Un soldato in maschera camminò dinanzi a loro. Le riparazioni dopo l'incidente devono essere già state completate, ma i soldati ordinari all'impianto erano quelli delle forze di sicurezza. perché c'erano così tanti soldati della PSICOM tutt'intorno? Sentì come se qualcosa di strano ed orribile stesse strisciando su per le sue gambe. Quando si avvicinarono alla piazza, sua madre aveva stampato in volto uno sguardo preoccupato. Hope provò a rendere la sua voce gioiosa e noncurante.
"Forza, torniamo a Bodhum. Abbiamo già visto quel fal'Cie".
Forse anche sua madre voleva cacciare via quella strana sensazione che lui aveva sentito, perché rispose nello stesso tono vivace.
"Okay, allora andiamo al centro commerciale".
"Di nuovo?"
Non voleva pensare più ai soldati ed al fal'Cie. Voleva solo pensare a divertirsi. "Hmm, forse quando ritornerò a Palumpolum parlerò a Kai ed Elida", pensò Hope. "Se dico a Kai che ho visto una tonnellata di soldati ad Euride, di sicuro arriverà di corsa. Elida probabilmente vorrà sapere più della festa che dell'impianto".
"Saranno passati tre anni dall'ultima volta che siamo stati insieme", pensò Hope, ripensando ai suoi amici.
Le sue vacanze scolastiche erano appena cominciate.



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