Perseo ha scritto:io non credo che Gaber abbia perso, di sicuro non ha cambiato il mondo, ma non credo fosse questo che voleva fare, lo ritengo troppo intelligente per innalzarsi a tanto.
ha fatto ciò che voleva, come voleva, non tutti lo possono o lo vogliono fare.
Che Gaber non volesse cambiare il mondo è poco ma sicuro, ma non c'è bisogno di volerlo fare per sentirsi sconfitti. Ce lo confessa lui stesso nel suo penultimo album -che ritengo il peggiore, con pochi picchi di qualità-. Gaber ha aderito anima e corpo (e non sono parole scelte a caso: basta ascoltare
Un'idea per rendersene conto, o anche
Il sogno di Gesù) ai moti del '68 e al lento declino degli anni '70. Il sentimento di sconfitta inizia ad aleggiare già alla fine degli stessi anni '70 nelle sue canzoni: bellissime, in particolare,
I Reduci e
Quando è moda è moda, quest'ultima provocatoriamente irosa, come del resto lo sarà
Io se fossi Dio. Tutto si concretizza nei primi anni '80 con lo spettacolo che citavo prima, e cioè
Anni affollati, di cui vi propongo la scaletta nel caso voleste cercare le canzoni, che sono tutte memorabili, nessuna esclusa:
PRIMO TEMPO
- Anni Affollati
- Il presente (prosa)
- Gildo
- L'ultimo uomo (prosa)
- Al termine del mondo
- L'illogica allegria
- La masturbazione (prosa)
- '1981'
SECONDO TEMPO
- Pressione bassa
- L'anarchico (prosa)
- Il sosia
- Il dilemma
- Il porcellino (prosa)
- Io se fossi Dio
- Il futuro (prosa)
- L'attesa
In questo album Gaber cerca nell'intimo dell'uomo, nella sua individualità e complessità irriducibile, non la soluzione alla crisi, ormai ritenuta irreversibile, del movimento politico-sociale degli anni passati, ma il seme di un nuovo inizio. In realtà negli album successivi, che sono molto meno continui nel tempo in quanto a coesione ideologica, non svilupperà più questa linea. E' da questo momento che il signor G "muore", esce dal mondo -e questo secondo me si sente, purtroppo in negativo, in molti brani del periodo '90-2003-, si limita sempre di più ad osservare, anche piuttosto banalmente, e non ad interpretare. Naturalmente ci sono bellissime eccezioni, ma il trend che osservo è questo. Fino a La mia generazione ha perso, il penultimo, che mi ha lasciato decisamente deluso.
E poi sorpresa. Esce l'ultimo album, ossia
Io non mi sento italiano. Il disco è rilasciato postumo, e Gaber sapeva che così sarebbe stato. Non mette più in discussione la propria totale incapacità di risalire dalla disillusione che lo ha divorato, e che non è un sentimento di per sé negativo, ma lo diventa quando non offre stimoli alla costruzione o ricostruzione. Dicevo: non mette più in discussione la propria incapacità. Il signor G è morto e presto lo sarà anche lui. E allora, invece di crogiolarsi nel proprio sentimento di impotenza, decide di dare uno stimolo al futuro, di fare un regalo a chi gli sopravvivrà, perché continui là dove non è riuscito ad andare lui. Insomma, vuole lasciare un'ultima "goccia di splendore", per dirla con De Andrè. Ne esce un lavoro bello, di cui la scaletta è la seguente:
- Il tutto è falso
- Non insegnate ai bambini
- Io non mi sento italiano
- L'illogica allegria
- I mostri che abbiamo dentro
- Il dilemma
- Il corrotto
- La parola io
- C'è un'aria
- Se ci fosse un uomo
Alcune canzoni sono vecchie (Gaber era solito reinterpretare i propri pezzi, modificandoli anche). Volutamente sceglie i brani più densi di emozione e di sguardo al futuro -vedi L'illogica allegria e Il Dilemma-. Dipinge un mondo impossibile da vivere, e delinea vie d'uscita ancor più impossibili (ad esempio quel "non insegnate ai bambini la vostra morale..."), che però sono le uniche: in parole povere, un mondo è finito e ne va costruito un altro.
Qui, secondo me, sta la grandezza di Gaber: non è da tutti riuscire a risorgere. Però stento a non vederlo sconfitto.
Questa, almeno, è la mia interpretazione XD.