La Sagra della Caccia di Lindblum, un evento di fama interdimensionale; cacciatori di ogni parte del multiverso sono giunti per partecipare alla competizione, nella speranza di diventare i campioni e potersi fregiare del titolo di Gran Cacciatore. Per accontentare gli spettatori, desiderosi di assistere a scontri epici, gli organizzatori della Sagra hanno importato nella ridente città le creature più feroci del multiverso; di rimando, i turisti spendono senza badare a spesi negli esercizi commerciali cittadini, quintuplicandone, se non addirittura decuplicandone, il fatturato. Era su questo che rifletteva Sirius Valantine, osservando il paesaggio cittadino scorrergli d'innanzi agli occhi mentre si dirigeva, a bordo di una delle piccole aeronavi per il trasporto pubblico, verso il prossimo borgo. La struttura delle abitazioni era alquanto insolita: case in pietra, stile medioevale, da cui fuoriuscivano delle macchine a vapore che svolgevano vari compiti quali il riscaldamento; tutto ciò richiamava alla mente l'immagine vagamente nostalgica di una città antica che lottava per resistere al cambiamento mentre, inesorabilmente, veniva fagocitata dalla tecnologia. Lo sguardo si spostò poi verso l'alto, sino ad incontrare il grande cristallo che fluttuava ancorato ad una pedana altamente tecnologica; tale marchingegno generava una barriera protettiva che avvolgeva tutta la città allo scopo di proteggerla dagli eventuali danni collaterali degli scontri. Una simile misura si era resa necessaria a causa delle creature sempre più forti scelte dagli organizzatori e dai partecipanti che, talvolta, si dimostravano assai più pericolosi dei mostri stessi.
Mentre l'aeronave si avvicinava alla stazione, Sirius ricontrollò per sicurezza l'Artemis, una balestra a ripetizione con caricatore cilindrico da trenta colpi; non che avesse realmente bisogno di quel tipo di arma: la sua fidata Sargatanas e la sua padronanza della magia sarebbero stati sufficienti per affrontare pressoché ogni nemico, tuttavia non voleva fare troppo affidamento sui suoi poteri. Invero era proprio per questo che aveva deciso di partecipare a quella competizione, mettere alla prova le proprie abilità di guerriero, anziché di stregone; oltretutto non sarebbe stato ne sportivo, ne appagante fare ricorso ai sui poteri oscuri. Appena le porte del velivolo si aprirono, egli si preparò a discenderne con la balestra spianata ed i sensi all'erta per scovare ogni possibile minaccia; constatato che non v'erano mostri in agguato oltre la soglia, uscì allo scoperto rivolgendo l'attenzione verso l'alto. Questo per scongiurare la possibilità che vi fosse un predatore aggrappato al soffitto, in attesa di un'ignara preda; difatti il suo sospetto non era lontano dal vero: sopra il tetto dell'aeronave vi era appostato un Grat, forse saltatoci sopra durante il tragitto. Prima che Sirius potesse reagire alla minaccia, il mostro allungò i suoi tentacoli ed afferrò il Cadetto per le caviglie, sollevandolo a testa in giù ed avvicinandolo alla propria bocca spalancata; fortuitamente però, il Grat non gli aveva immobilizzato gli arti superiori, cosicché egli poté puntargli la balestra contro e scoccargli una sequenza di frecce dritte in gola. A quell'attacco inaspettato il mostro reagì lasciando la presa e Sirius cadde al suolo, battendo la testa contro il solido marmo che lastricava la stazione; il colpo gli fece offuscare la vista e lo lasciò disorientato, in balia del suo assalitore. Il Grat non ebbe però modo di approfittarne, in quanto le frecce delle balestra ne avevano causato il decesso, trapassandolo da parte a parte ed inchiodandolo al tettuccio dell'aeronave.
Una volta ripresosi, Sirius si portò una mano alla nuca e fece ricorso ai propri poteri per sanare la ferita; contro ogni sua previsione aveva già dovuto far ricorso alla magia. In quel momento un piccolo droide telecamera si avvicinò a lui per constatarne le condizioni fisiche; tale droide aveva molteplici funzioni: in primo luogo registrava gli scontri affinché fosse possibile tenere traccia delle prede sconfitte da ogni singolo partecipante; in secondo luogo trasmetteva gli scontri più esaltanti in differita sui mega schermi sparsi per la città e nei salotti di chi non si era potuto permettere il biglietto per assistervi di persona e, infine, poteva attingere all'energia del grande cristallo per generare una piccola barriera attorno al concorrente per tutelarlo da danni letali. Quest'ultima aggiunta fu fortemente voluta dalle associazioni per i diritti dei senzienti, che ritenevano assurdo lasciare che un concorrente venisse sbranato vivo difronte alle telecamere. Una volta che il sistema diagnostico interno del droide stabilì che non vi era motivo d'interrompere la competizione, esso si allontanò da Sirius. Non appena si sentì di nuovo in forma, il Principe di Belkadan uscì dalla stazione in cerca della sua prossima preda; purtroppo non ebbe molta fortuna. Le uniche fiere che aveva intravisto erano stati una coppia di RubRumDragon in un'area più bassa. I draghi erano creature pericolose d'affrontare, anche facendo affidamento sui propri poteri, pertanto scartò subito l'idea di affrontarne due in combattimento; altrove vide un Anellidus stagliarsi oltre gli edifici, ma era già stato attaccato da altri concorrenti che l'avrebbero senz'altro sistemato prima che potesse raggiungerlo.
Mentre assisteva allo scontro, gli parve d'udire dei passi alle sue spalle; senza indugio, lo stregone si gettò di lato con una capriola, evitando d'un soffio d'essere colpito da una scarica d'energia. A pochi metri da lui si ergeva, fiero, un Master Iaguaro, uno dei felini più pericolosi degli universi conosciuti. Conscio del pericolo, Sirius si trasse subito in piedi e mise mano alla balestra; purtroppo lo Iaguaro non gli diede il tempo d'agire e si getto contro l'uomo inerte. Per evitare d'essere atterrato, cosa che gli avrebbe procurato innumerevoli lacerazioni alla gola, Sirius si gettò nuovamente al suolo, compiendo una capriola in avanti e lasciando che la fiera gli passasse sopra la testa; vista l'agilità del suo avversario, egli decise di non tentare neppure di rialzarsi e, ancora in ginocchio, si volse verso lo Iaguaro, gli puntò contro l'Artemis ed aprì il fuoco. Per suo sommo dispiacere, nessun dardo andò a segno; il felino schivò con disinvoltura i suoi attacchi e si allontanò; approfittando della breve tregua, Sirius si alzò e si preparò allo scontro. Mentre si avvicinava al vicolo verso cui la bestia si era rifugiata, questa fece la sua ricomparsa sopra ad un tetto; come un astuto guerriero, la belva aveva pensato di aggirare il pericoloso nemico per colpirlo ai lati. Quando Sirius si accorse di ciò con la coda dell'occhio, si domandò chi dei due fosse realmente la preda. Prima che lo Iaguaro potesse fare la sua mossa, egli si voltò di scatto e lo bersagliò; un dardo si conficcò nella zampa sinistra anteriore dell'animale che, però, non si diede per vinto e balzò sul tetto accanto, contrattaccando con le sue scariche. Sirius schivò un paio di quelle folgori ma con la terza la belva dimostrò tutta la sua intelligenza; invece di cercare di colpire direttamente la sua preda, mirò dove questa si sarebbe trovata continuando la sua corsa. Colto alla sprovvista non poté che fare appello, ancora una volta, alla sua magia per alzare una barriera d'energia e fermare l'attacco.
A questo punto il quadrupede si preparò per un ultimo balzo verso il suo oppositore, ma Sirius non si fece cogliere impreparato; quando fu a meno di un metro da lui, gli sparò un dardo dritto nelle cervella. Il colpo uccise il mostro all'istante e lo scaraventò al suolo con un tonfo sordo. Mentre osservava il cadavere del suo avversario, un essere d'oscurità si avvicinò a lui da dietro; tale creatura altro non era che un Heartless con le sue stesse sembianze e le sue abilità. Sirius percepì la minaccia e si voltò di scatto, pronto ad attaccare; l'Heartless fu però più rapido e, brandendo una Sargatanas d'ombra, scagliò lontano la balestra del Cadetto. Credendolo disarmato e vulnerabile, il mostro oscuro si avventò su di lui senza esitazione, con l'intento di trafiggerlo; inaspettatamente la sua spada non penetrò la carne dell'uomo ma si scontrò con una lama di metallo. Sirius aveva fatto scattare fuori una delle due lame cibernetiche celate negli avambracci; l'Heartless si scostò e rivolse al suo avversario uno sguardo minaccioso al quale egli rispose con un'occhiata gelida.
“Essere abominevole, vedi d'importunare qualcun'altro.” li suo sosia parve rifletterci su per qualche istante, poi, senza preavviso, si tramutò in un fumo nero e si dileguò. A quanto sembrava, l'Heartless aveva eseguito l'ordine impartitogli; forse perché Sirius era in grado di controllare l'oscurità o forse perché lo riteneva un avversario troppo pericoloso. Ad ogni modo egli non voleva che tale creatura arrecasse danno ad altri per colpa sua, pertanto decise di seguirla. Rintracciarla non era un problema, lui percepiva l'odore dell'oscurità anche a grande distanza; difatti non ci volle molto prima di raggiungerlo. Malauguratamente, il mostro aveva già scelto come nuova vittima la Seed Lenne; tuttavia non sembrava che questa necessitasse di aiuto, pertanto egli preferì non intervenire ed assistere allo scontro.
Al termine del concitato duello, Sirius provò a rivolgerle alcune parole con l'intento di comprendere il perché del suo agire; dopotutto, anche se aveva sembianze umane, quella creatura non era altro che un demone nato dall'oscurità. Le risposte alle sue domande lo sorpresero al punto che si chiese come potesse essere figlia di Chantal De Garde; costei fu capace di sacrificare le proprie figlie per interesse personale, mentre Lenne dava valore persino alla vita di un mostro. Davvero non corrispondeva alla descrizione di guerriera spietata che le si attribuiva; probabilmente perché confondevano la sua atarassia professionale con la spietatezza. Egli però non commetteva tale errore essendo realmente all'oscuro del significato di pietà; forse non poteva definirsi crudele, tuttavia non provava assolutamente alcunché nell'uccidere il prossimo. Che si trattasse di uomini o donne, di vecchi od infanti, per lui non faceva differenza; certo conosceva l'ironia ed era un abile mimo facciale, pertanto poteva far credere agli altri di possedere delle emozioni, ma così non era. In lui vi era solamente il vuoto.
“Posso farvi una domanda?” chiese infine, rivolto alla fanciulla.
“Sempre disponibile a soddisfare, dove è possibile, la vostra curiosità, Principe, tuttavia queste strade non sono le più sicure per fare salotto.” rispose, allontanandosi dal Cadetto, il quale la seguì a poca distanza. D'un tratto un lamento assordante si propagò per le vie della città, probabilmente prodotto da una creatura di notevoli dimensioni; infatti, di fronte ai due comparve un'enorme Adamanthart in fuga. La sua corsa disperata faceva sconquassare il terreno sotto i piedi; di certo, se non si fossero tolti da lì, sarebbero stati travolti.
“Via!” urlò Sirius, ma fu troppo tardi. L'immensa bestia aveva fermato la sua corsa a meno di cento metri da loro; con i suoi quindici metri d'altezza e venti di lunghezza, l'Adamanthart troneggiava sui due cacciatori.
“Solitamente queste creature sono mansuete...” bisbigliò Sirius, con l'intento di rassicurare la sua compagna, ma s'interruppe trovando egli stesso inutile proseguire la frase.
“Ma davvero?” domandò lei, in un tono che sottintendeva quanto fosse errata quella sua affermazione.
“Probabilmente si è scontrata con un altro dei mostri presenti in questa Sagra, vede lo squarcio che ha all’altezza della caviglia posteriore?” aggiunse poi Sirius, dopo aver notato il particolare.
“Suo malgrado, credo proprio che dovrà sopportare la mia presenza ancora per un altro po’, signorina Lenne.” disse mentre sguainava lentamente la Sargatanas, cercando di non innervosire la mastodontica bestia.
“Meno chiacchiere e deferenze. Siamo compagni per il momento, no? ” rispose lei, impugnando la spada al contrario; una posa ch'egli aveva visto raramente ma che sottolineava chiaramente quanto ella fosse esperta nell'uso della spada.
“Dobbiamo riuscire a raggiungere una di quelle strade, eliminarlo in due è un’assurda chimera; cerchiamo di non sprecare troppe energie a vuoto.” aggiunse, guardando per un attimo il compagno, il quale rispose con un cenno di assenso. Non appena i due fecero un passo avanti, l'Adamanthart emise un potente ruggito che li scaraventò a terra, a diversi metri di distanza dal punto in cui si trovavano. Sirius cercò di alzarsi ma era come se una potente bomba stordente gli fosse scoppiata in faccia; accanto a lui, Lenne tentava di fare altrettanto. Il mostro non era però intenzionato ad attendere che i due si riprendessero e si avvicinò con la chiara intenzione di calpestarli; alzata la zampa destra, la fece ricadere proprio sui due combattenti. Sirius fece appello alle sue cellule Jenova e si lanciò addosso alla compagna, scansandola da sotto l'enorme arto; l'urto di questo con il suolo li fece ruzzolare ulteriormente lontani.
“Chiedo venia per i modi rudi, signorina Lenne.” disse il ragazzo, trattenendo una smorfia di dolore.
“Risparmiate il fiato.” rispose lei mentre si traeva in piedi. Fecero appena in tempo ad alzarsi che dovettero schivare un'altra zampata della belva; ora, trovandosi al disotto della colossale fiera, i due cercarono di contrattaccare colpendola simultaneamente alle zampe anteriori. La pelle, spessa e coriacea, non permise alle loro spade di penetrare a fondo ma causò comunque notevole sofferenza all'animale; la reazione all'attacco non tardò a manifestarsi: diversi turbini di sabbia apparvero dal nulla e, vorticando ad una velocità tale da strappare le carni dalle ossa, si mossero in direzione dei due assalitori. Non avendo alternative, questi corsero nuovamente davanti all'animale, il quale cercò di colpirli con le sue grandi zanne sporgenti; il Cadetto riuscì ad evitarle ma la Seed non ebbe altrettanta fortuna. Colpita al ventre, Lenne si tenne aggrappata alla zanna che la sollevò e la lanciò in aria; Sirius assistette impotente alla scena della sua compagna che precipitava verso le fauci spalancate della bestia. Ovviamente Lenne non aveva alcuna intenzione di farsi divorare e, controllando il proprio corpo, riuscì a deviare la caduta; mentre passava a fianco della bocca dell'Adamanthart, gli conficcò la Celebros nell'occhio sinistro. La bestia reagì scuotendo la testa e scagliandola al suolo, ma Sirius si dimostrò pronto ed afferrò la Seed al volo. A seguito della ferita la belva s'inferocì ancora di più, intensificando gli attacchi e spingendoli inesorabilmente verso una terrazza. Sirius ponderò la possibilità di far ricorso al suo teletrasporto oscuro, purtroppo rimembrò subito che alcuni poteri erano inibiti dal dispositivo di sicurezza della città; arrivati al bordo, i due si trovarono, loro malgrado, senza apparente via d'uscita. L'Adamanthart, nonostante la ferita, trovò la forza di ergersi sulle zampe posteriori, assumendo un aspetto ancora più imponente; quando si lasciò ricadere al suolo, l'urto fece inclinare considerevolmente la terrazza verso il basso.
“Un altro colpo del genere e ci farà sfracellare al suolo.” disse Lenne, mentre tentava di mantenere l'equilibrio
“Ritengo assai più probabile che verremo disintegrati dalla barriera che protegge le abitazioni sottostanti.” la corresse il Cadetto, rimanendo fulminato da un suo sguardo. In loro soccorso intervennero due droidi che tentarono d'immobilizzare l'Adamanthart, il quale reagì all'aggressione con violenza: il primo droide venne fatto appezzi dalle possenti mascelle della belva, mentre il secondo venne colpito dalla testa del mostro che lo fece schiantare contro la barriera di una casa, annichilendolo; ciononostante, i due colsero al volo l'opportunità per tentare di allontanarsi dalla bestia inferocita. L'Adamanthart, come mosso da istinto omicida, non pareva intenzionato a lasciarseli sfuggire; mentre fuggivano, Sirius cercò di rallentare l'inseguitore lanciandogli un Flare dritto sul muso. La sfera di fuoco azzurro lo colpì in pieno ma lo fece rallentare solo per pochi istanti; dopodiché tornò alla carica più iracondo che mai. Durante l'inseguimento, la creatura fece ancora ricorso al suo potere per evocare dei turbini di sabbia lungo il loro percorso: alcuni di essi furono abilmente schivati dall'agilità dei due; per altri, invece, fu necessario far ricorso alla magia per proteggersi ed evitare di essere scarnificati vivi.
“Certo che per essere mansueta...” disse la Seed, con un tono chiaramente ironico che sorprese il compagno.
“Vi suggerisco di seguire il vostro consiglio e risparmiare il fiato per la corsa.” le rispose lui, altrettanto ironico. Nonostante la corsa proseguisse da circa novanta secondi, il colossale quadrupede non dava alcun segno di cedimento, al contrario dei due combattenti che faticavano a mantenere il ritmo; nonostante la mole, il mostro procedeva a passo spedito e, con le sue grandi falcate, riusciva a stare dietro alle sue prede.
“Non credo potremo resistere ancora per molto in questo modo.” disse l'uomo, respirando affannosamente “Proviamo a rifugiarci in un'abitazione.” suggerì lei, cambiando improvvisamente direzione.
“La porta è bloccata!” esclamò, dopo aver tentato di aprirne una.
“Lasciate che ci provi io!” le rispose Sirius che, afferrata la maniglia, la scardinò senz'alcuna difficoltà. Ella l'osservò interdetta ed egli aggiunse:
“Se non vi dispiace, rimanderei a dopo le spiegazioni.” I due varcarono la soglia d'ingresso un attimo prima che l'immensa creatura li raggiungesse; l'impatto con la barriera magica fu tale che fece tremare l'intera abitazione e diversi vasi posti sui mobili caddero atterra ma, per loro fortuna, non parve dare segni di cedimento. In quel momento, Sirius si ripromise di raddoppiare lo stipendio ai progettisti della Magitek che, creando quelle protesi così funzionali, gli avevano risparmiato una brutta esperienza.
“Cerchiamo una via d'uscita.” propose la Seed ed il Cadetto annuì, concorde. Ancora una volta la sorte sembrò essere contro di loro: il retro della casa in cui si erano rifugiati si affacciava su uno strapiombo; l'unica via d'uscita era dunque la porta principale, sorvegliata dal feroce mostro. Non avendo alternative, si misero alla ricerca di qualcosa che potesse tornargli utile; purtroppo nemmeno quella ricerca ebbe esito migliore. La casa, benché arredata, era completamente vuota; evidentemente si trattava di una casa di villeggiatura od un'abitazione in affitto.
“Non possiamo restare bloccati qui, dobbiamo escogitare un modo per liberarci da questo molesto bestione.” disse Lenne, poco prima che un altro ruggito del mostro fece tremare i vetri della casa; con grande sollievo dei loro timpani, la barriera attutì anche parte del suono.
“Credo proprio di avere un'idea, signorina Lenne.” disse Sirius, alzando lo sguardo verso il soffitto.
Dopo aver aperto una botola che conduceva in soffitta, Sirius incrociò le dita delle mani e si piegò per aiutarla a salire, ed in un attimo ella raggiunse la soffitta, sparendo dalla vista; con un balzo si afferrò alla botola e, facendo forza sulle protesi, si issò anch'egli oltre la soglia.
“Signorina Lenne?” domandò, non vedendola da nessuna parte. Voltandosi notò una finestra spalancata e decise di affacciarvisi; ad un palmo da lui, un'enorme bocca minacciava di staccargli di netto la tesa. Prima che ciò potesse realizzarsi, però, una scia d'energia azzurra passò in mezzo alle fauci della belva e la costrinse a desistere; fu solo in quell'istante che comprese quanto era avvenuto: Lenne era saltata sul carapace in Adamantio della bestia ed aveva fatto appello alla sua magia. Come un'eccellente elementalista, ella aveva creato una specie di frusta di ghiaccio e, usandola come delle redini, aveva imbrigliato il mastodontico essere. Purtroppo poteva vedere chiaramente l'immane fatica che faceva nel controllare quell'incantesimo; quindi, senza pensarci due volte, Sirius si gettò dalla finestra ed atterrò in strada. L'Adamanthart iniziava a lottare con sempre minor vigore mentre il ghiaccio gli intorpidiva le membra a partire dalla testa. Sirius fece ricorso alla tecnica della Lama Vermiglio per aumentare il potere tagliente della sua Sargatanas e colpì con forza la zampa anteriore sinistra; avendo entrami gli arti sinistri danneggiati, l'animale non riuscì a sostenere il suo immenso peso e precipitò di lato. Sirius corse sotto la creatura prima che questa lo schiacciasse, mentre Lenne sciolse la magia e tornò a terra con un salto mortale.
L'Adamanthart, benché ferito, non voleva arrendersi ai due assalitori e tentava ripetutamente di ridestarsi. Alla vista di ciò, Sirius schioccò le dita e la sua spada apparve sopra l'occhio della belva, roteando lentamente su sé stessa; Lenne allungò il braccio accanto all'uomo e la sua Celebros apparve affianco alla Sargatanas. Dopo un attimo, Sirius schioccò nuovamente le dita e la sua spada precipitò sul bulbo oculare dell'Adamanthart, trapassandolo; anche la spada di Lenne, ad un suo cenno, perforò le carni della bestia che iniziò a gridare dal dolore. In un ultimo gesto d'ira, la creatura si rialzò e si avventò dove credeva fossero i suoi nemici; ormai cieca, non era più in grado d'individuarli e questo induceva un comportamento folle: essa attaccava a destra e manca nella vana speranza di colpire gli odiati umani. Continuando a spostarsi, raggiunse il bordo del dirupo e, senza accorgersene, mise una zampa nel vuoto e precipitò di sotto; durante la caduta impattò più volte contro la parete di roccia per poi incenerirsi contro la barriera cittadina. L'odore delle carni bruciate si propagò e risalì sino alla terrazza da cui osservarono la scena Sirius e Lenne.
“Se la cosa vi è di sollievo, sappiate che lasciarlo in vita avrebbe messo a repentaglio altre persone.” disse il Cadetto, mentre si domandava se tale morte gli avrebbe fruttato dei punti caccia.
“Credo sia meglio proseguire la competizione” aggiunse poi, osservando il proprio orologio da taschino in Mithril e constatando che quella disavventura l'aveva impegnato più tempo di quanto avrebbe voluto.
“Vi auguro una buona caccia, signorina Lenne.” disse infine, a seguito di un leggero inchino. Un lento cenno del capo, in contemporanea con un altrettanto lenta chiusura e riapertura delle palpebre, fu l'unica risposta che ottenne prima che ognuno riprendesse la propria strada.