Convinzioni che vacillano

La saggezza è il sale dell'esistenza, vivete qui il Saper Vivere!

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Hyam
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Convinzioni che vacillano

Messaggio da Hyam »

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"C'hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame."
Oggi mi sento di particolare buon umore, vuoi perché è sereno, vuoi perché sono un pò brillo.
Allora agito lentamente la mia coppetta di Brandy con eleganza quasi snob e vi pongo un quesito esistenziale atto a psicopatizzare le vostre menti fragili.

La questione è molto semplice: tutti noi abbiamo, più o meno consolidate, delle convinzioni morali, etiche, politiche, religiose ecc. Ma fino a che punto siamo disposti a sostenerle?

Ci sono situazioni limite in cui dobbiamo mettere da parte ciò in cui invece crediamo fermamente nella maggior parte dei casi, perché a volte il nostro ragionamento filosofico semplicemente non sta in piedi di fronte alla realtà. Momenti in cui la nostra etica/morale deve andare a farsi una vacanza. Oppure no?
Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente.
->George Orwell
Non mi sento responsabile d'essere migliore degli altri. Ciò che non sopporto è di provare piacere nel dimostrarlo.
->Fabrizio De André

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Holden
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Re: Convinzioni che vacillano

Messaggio da Holden »

Non mi piacciono gli assolutismi e apprezzo l'elasticità mentale.
Da laico, una delle critiche che più sento rivolgere a chi ha ideali simili ai miei da parte di chiunque professi in modo profondo una serie di dogmi religiosi è quella di essere relativisti. Cosa che nella mente di chi emette tale giudizio equivale a bollare come incapaci di distinguere tra bene e male. Anzi, di livellare qualsiasi cosa e fare di ogni regola e principio una brodaglia indistinta. Personalmente, sono invece felice di essere un "relativista", nella misura in cui l'intendo io, e cioè di rifiutare le regole universali e i dogmatismi assoluti. Ciò non vuol dire non avere una mia visione delle cose, ma semplicemente applicare ad ogni singola cosa un giudizio autonomo che non sia generalista e schematico.

Quindi si, ho un'etica, ho una morale. E sono convinto che costituiscano strumenti analitici e non con i quali discernere la realtà. Ciò però non vuol dire che li consideri inaffondabili, anzi. Succede spesso che un tema mi colpisca e mi lasci incapace di esprimere un giudizio che non sia superficiale, semplicemente perché sento la mia inadeguatezza a discernere ogni singolo elemento e a vagliare ogni possibile conseguenza. Per questo diffido di chi propone soluzioni preconfezionate, pretendendo di imporre come valide regole arcaiche o spesso incapaci di rispecchiare una realtà profondamente mutata per non dire rivoluzionata.
Credo finalmente che la capacità di mettere in discussione le proprie idee e principi sia essenziale per chiunque, nonché l'unico modo per sfuggire ai ristretti recinti mentali in cui spesso pascoliamo.
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Saint Ajora Glabados
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Re: Convinzioni che vacillano

Messaggio da Saint Ajora Glabados »

Sarò lungo, molto lungo, perché mi sono svegliato tardi e devo riempire il vuoto causato in me dal fatto di non essere andato a lezione. Quindi se volete saltate il preambolo XD

Preambolo
Chi bolla atei e agnostici di relativismo lo fa tentando di dare una "prova" un po' strana e "a posteriori" dell'esistenza di Dio. Ossia: siccome non abbiamo nessuno che ci dica cosa fare, deve esistere Dio. Anche se la cosa si potrebbe meschinamente ribaltare: io voglio che esista Dio, quindi rifiuto il relativismo. Ma ritengo che anche questa impostazione crei un bel po' di problemi: quale dio esiste? Sai esattamente cosa vuole che facciamo? Ma soprattutto: perché dovrebbe esistere un Dio che ci dice cosa fare? Una prova del genere la si potrebbe accettare se si credesse già in Dio, ma ci sono molte persone, io compreso, che sono felici del fatto che ancora nessuno abbia trovato un unico senso della vita, e che ritengono non ci sia nessun significato superiore dietro l'esistenza.
C'è poi chi "maschera" Dio da "Diritto di Natura". Magari mi attirerò le ire di molti del forum, ma sono fermamente convinto che non esistano i diritti naturali. Non credo che allo stato di natura gli uomini abbiano già il "diritto alla vita, alla proprietà e alla libertà" e che quindi lo stato artificiale debba tutelarli come verità assolute. In primo luogo, allo stato di natura, cioè in assenza di stato, mi pare un po' fuori luogo parlare di "diritto", dal momento che è solo il nostro stare in comunità ed esserci organizzati in forme complesse ad aver dato vita al "diritto": al limite, allo stato di natura esistono "non coercizioni", ovvero nessuno ti vieta nulla, salvo che nessuno vieta agli altri di squartarti vivo, e in questo sono assolutamente vicino a Hobbes. Insomma, ritengo che solo il diritto positivo, cioé il diritto che effettivamente vige ed è tutelato dallo stato artificiale creato dagli uomini, sia valido. Per valido non intendo "buono", ma semplicemente che è l'unico diritto esistente.
Si obietterà: ma se gli uomini avessero creato uno stato che protegge il diritto all'abuso sui minori, sarebbe lo stesso giusto accettare il diritto positivo? E io dico: non si tratta di giusto o ingiusto, ma di valido o non valido. Un ordinamento creato apposta per stuprare i bambini (non dico allo stato attuale, dal momento che la nostra costituzione e le nostre leggi ovviamente lo vietano, ma facciamo finta che non esista lo stato -e quindi la costituzione- e che gli uomini escano dal primordiale stato naturale e si riuniscano creando loro uno stato e delle leggi) sarebbe formalmente ineccepibile. Giusto e ingiusto sono categorie sociali, che non esistono a prescindere.
Naturalmente ho lanciato questa provocazione, ma sappiamo anche che l'elaborazione del diritto è arrivata ad un punto intermedio, che consenta elasticità pur nella difesa di alcuni punti irrinunciabili (ma attenzione: questi punti sono irrinunciabili non perché oggetto di un "diritto naturale" che trascende la storia e lo spazio, ma perché l'esperienza millenaria di vita in società ci ha portato a ritenere questi punti irrinunciabili). E' così che nasce il costituzionalismo novecentesco: per evitare che il fatto che non esistano verità assolute possa portare al ripetersi di stragi come quella della Shoah. Va da sé che se il nazismo non ci fosse stato non avremmo assolutamente una sensibilità così marcata contro i genocidi, che pure non sono stati inventati da Hitler: è stata la II guerra mondiale a insegnarci l'orrore. Insomma, come direbbe il buon Cicerone, Historia magistra vitae, e aggiungo, iuris.
Fine preambolo

Oh, tutto questo per arrivare dove? Per arrivare al punto cruciale della mia riflessione: ossia che sì, ho anch'io le mie convinzioni, ma non ho assolutamente la pretesa che queste mie convinzioni siano di portata universale e trascendente. Le mie non sono Verità con la V maiuscola, ma solo elaborazioni mie, che possono anche essere falsificate.
Quindi, per rispondere alla domanda di Miansolo:
sono disposto a difendere le mie convinzioni fintanto che non mi si provi che sono false.
Karl Popper riteneva che una teoria fosse "scientifica" solo se potesse essere razionalmente confutata e superata da un'altra più completa, la quale a sua volta avrebbe potuto essere superata nello stesso modo. La stessa cosa vale per me: non riconosco verità assolute. Ho le mie convinzioni, che tento di argomentare razionalmente, ma nulla vieta che qualcuno mi spieghi altrettanto razionalmente (ossia senza ricorrere a dogmi religiosi o ideologici, perché questi, soprattutto i primi, non possono essere confutati razionalmente --> non sono scientifici) che le mie convinzioni non stanno in piedi.
Mentre, infine, per rispondere all'altra domanda di Miansolo: no, credo che, in assenza di una confutazione razionale, non sia affatto legittimo mandare "la propria etica in vacanza". Se con la tua domanda ti riferivi a situazioni in cui l'etica pare rovesciata (ad esempio l'essere contrari al furto, ma guardare con simpatia -syn pathein- a chi ruba perché ha fame e non ha altro mezzo di sostentamento), posso rispondere dicendo che proprio per questo le convinzioni etiche dovrebbero essere "a maglie larghe", cioé flessibili, capaci di prevedere "l'eccezione", e anzi, se possibile, incorporarla nel sistema. Oppure, possibilità numero due, avere convinzioni etiche con un grado diverso di "impellenza", ossia che possano riorganizzarsi gerarchicamente in base alle priorità del momento. Riguardo all'esempio dato dalla canzone di De Andrè, non è che sia necessario annullare momentaneamente o per sempre la propria morale: semmai rivederla alla luce dei nuovi dilemmi, talvolta imprevedibili, che ci si pongono di fronte. Ma mandare in vacanza le proprie convinzioni, quello sì che sarebbe un delitto.
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Hyam
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Re: Convinzioni che vacillano

Messaggio da Hyam »

Rivedere le proprie convinzioni non significa né più né meno che mandare a spasso ciò in cui normalmente si crede, ergo mandare in vacanza la nostra filosofia/etica/vattelapesca.

Poi probabilmente esisteranno modi più precisi e "politically correct" per dirlo, ma sottolinearlo a questo account è un pò come pretendere dall'oggi al domani che il Sahara diventi un centro benessere provvisto dei migliori comfort, cioè una preghiera destinata a inabissarsi nelle dune del deserto.
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Saint Ajora Glabados
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Re: Convinzioni che vacillano

Messaggio da Saint Ajora Glabados »

Hyam ha scritto:Rivedere le proprie convinzioni non significa né più né meno che mandare a spasso ciò in cui normalmente si crede, ergo mandare in vacanza la nostra filosofia/etica/vattelapesca.
Avrò interpretato male il tuo "mandare a spasso", ma per me significa rimanere totalmente sprovvisti di riferimenti etico-morali. A questo punto sarebbe inutile perfino ragionare e cercare di trovare dei punti presumibilmente fermi (che non sono fermi, ma sui quali si fonda la morale personale). Rivedere le proprie convinzioni significa raffinare, non abbandonare, ossia lavorare in modo dialettico. Mandare a spasso significa rinunciare, anche se solo per un secondo, essere persi.

Rivedere significa:
Girolamo è contrario al furto.
Girolamo vede un ragazzino vestito di stracci che ruba una mela per sfamarsi.
Girolamo potrà dire: il furto è comunque da condannare senza eccezioni, ma è preciso compito dell'autorità fare in modo che non si verifichino situazioni estreme che favoriscano l'illegalità.

Mandare a spasso significa:
Girolamo è contrario al furto.
Girolamo vede un ragazzino vestito di stracci che ruba una mela per sfamarsi.
Girolamo potrà dire: Oddio, mi è crollato un mito, adesso bisogna che per accettare questo fatto rinunci alle mie convinzioni, perché non riesco a rielaborare una concezione che integri la nuova esperienza, ergo devo rinunciare alla ragione perché è in contrasto col cuore e mi sento spaccato in due.

Può capitare che i due momenti non siano in perfetta contrapposizione, ossia che di fronte a un dilemma, prima ci sia un attimo di confusione ma poi subentri il raziocinio. Però è una visione abbastanza immatura, secondo me: ripeto, avrò interpretato male quello che volevi dire con "mandare a spasso", ma farlo significa avere una concezione abbastanza statica della morale: secondo questa idea la morale individuale sarebbe una piramide di carte che può essere buttata a terra da un nulla. Io vedo la morale più come una costruzione coi Lego.
Nel secondo caso, Girolamo ha una morale fatta di carte che viene a crollare, perché è sostanzialmente immodificabile. Nel primo, Girolamo stacca alcuni dei mattoncini Lego e li ripropone in modo diverso. Allora il fatto che i mattoncini prima fossero posti in maniera """sbagliata""" non sarà in antitesi con la posizione in cui sono ora, ma costituiranno la storia dell'evoluzione dialettica della morale di Girolamo. Nel primo caso rimane terra bruciata, su cui si può anche ricostruire la piramide di carte, ma la prima e la seconda piramide saranno due momenti staccati e intervallati da un periodo più o meno lungo di caos.

PS: non riesco a credere di aver usato sul serio l'esempio dei Lego XD
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Hyam
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Re: Convinzioni che vacillano

Messaggio da Hyam »

Provo a focalizzare una parte che io considero di importanza essenziale:
Una voce nel vento ha scritto: Poi probabilmente esisteranno modi più precisi e "politically correct" per dirlo, ma sottolinearlo a questo account è un pò come pretendere dall'oggi al domani che il Sahara diventi un centro benessere provvisto dei migliori comfort, cioè una preghiera destinata a inabissarsi nelle dune del deserto.
La possiamo chiamare come vogliamo, dialettica, maieutica, mandare a spasso. Ma fossilizzarsi sulle parole è un buon modo per far deragliare il topic nell'analisi ossessiva e paranoica dei termini. Il discorso era: "Vivete per dogmi o tramite raziocinio? E quanto sono forti e resistenti di fronte a situazioni limite?".

PS - Hai risposto, la tua posizione è ben definita e non servono altre aggiunte. Stavo riportando la situazione sui binari.
PS2 - Oltre che facendo il picio.
Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente.
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Cek
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Località: Ore no kokoro no ryouiki... e dall'istituto Mahora bazzico nel topic Edicola

Re: Convinzioni che vacillano

Messaggio da Cek »

Diciamo che al momento l'unica mia convenzione che non è mai vacillata è il "Non facciamo di un erba un fascio", per quanto mi capiti a volte di essere un ipocrita paraculo che tira giudizi un po' superficiali.
È forse anche colpa di questa tendenza generale di uniformare il tutto, che circola un po' nella nostra società, e che ci fa perdere di vista il caso singolo in favore di una maggiore comidità e facilità di valutazione; il tutto magari viene anche condito da una quantità scarsa o pressochè nulla di informazione.

Esempio banale: "Un uomo è stato ucciso ieri in via dei matti numero 0 da un sedicenne".
Il primo pensiero che può venire è dispiacere per l'uomo, critica per il sedicenne, gioventù bruciata e bla bla.
Ma se dicessi che, quattro anni prima, l'uomo aveva del ragazzo e di sua sorella più grande, che a seguito di questo si è suicidata?
Ok, è un caso limite, e le opinioni sul caso possono essere più disparate, ma a prescindere da ciò è chiaro che con le informazioni aggiuntive cambia il quadro della situazione.

Non so, probabilmente le convinzioni che noi ci creiamo sono più che altro scudi, barriere che costruiamo per difenderci da tutto quello che ci sta attorno, e averle più duttili, più malleabili ci consente di reggere al meglio agli urti e agli scossoni che vengono dall'esterno, visto che le convinzioni più forti sono spesso quelle che ci fanno soffrire di più quando si infrangono.

Poi, se le nostre idee hanno fondamenta capaci di resistere a una bomba atomica, ben venga; solo, ricordiamoci di essere realisti.
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Hanno detto di me
Lilin:In verità Cek viene dal futuro :asd: ci puoi dire i numeri del lotto vincenti per domani?? XD
Nataa:Sei riuscito a spiazzare anche lo zio Perseo con la tua apparizione ( :twisted: )
leonida88:orca pupazza sei l'uomo fumetto!!! :shock: :shock: :shock: :shock: :shock: sei stupefacente!!!
Sabin_mn:Cek, quando fa lo sborone, almeno lo fa con stile
Pip:Tanti auguri, per oggi niente manga e fuori ad ubriacarti :asd:
Master Roxas:Tu mi fai spaventare...Tanto per la cronaca,l'essere immondo(quello che ho quotato sopra XD) ha ragione
Final Night:Dopo Honey & Clover non riuscivo a trovare un anime simile e sono caduto in depressione. QUesto però è quello che cerco.. mi salverà la vita :smt112 Cek, Tu Curi le malattie con gli anime :asd: ?
Hyam:A parte che sei un provocatore comunista e alla peggio anarchico (lol)
Master Roxas:Ma voi ancora a farvi domande su chi è Cek,state? :asd: :asd:
ChocoboMan:Tu, cosa diavolo sei, una specie di manga-postino a domicilio ? :smt104
Nataa:Ci chiedevamo se il Re dei manga sarà presente a questo fumettopoli :-D
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