FanFic Garden

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

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Glenn
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Re: FanFic Garden

Messaggio da Glenn »

Il tradimento di Izuka [Parte 3/4]
Il pomeriggio il ragazzo stava camminando per le strade del paese,in cerca di una locanda per bersi un buon sakè.
Ma per il tragitto notò dei membri della Shinsen-gumi,e si dovette nascondere.Questi membri erano temuti anche dai cittadini,visto i modi in cui agivano.

ragazzino della Shinsen-gumi:c'è qualcosa che nn va Lloyd?
Lloyd:Mi è sembrato di sentire odore di sangue.
ragazzino della shinsen-gumi:ahaha andiamo!Non è che di recente usate un po' troppo la spada?
Lloyd:Prima di parlare dovresti accertarti di capire bene quello che ti è stato detto.
ragazzino della Shinsen-gumi:Avete ragione ^_^

Appena la Shinsen-gumi si allonatanò abbastanza da nn poter notare più il giovane uscì.Izuka era nelle vicinanze e gli andò a parlare.

Izuka:che arroganza,sempre al centro della strada!....mi raccomando per stasera.

il ragazzo fece un cenno con la testa probabilmente per quella sera gli era stata assegnata una missione da Katsura.

Izuka se ne andò e il ragazzo riprese a camminare in cerca della locanda.Appena fu sera si perparò a svolgere il suo compito assegnatogli da Katsura,e lo mise a termine in un baleno,ovviamente dopo aver ucciso una persona Izuka si occupava di nn lasciare nessuna traccia dell'uccisore.

Izuka:Ti hanno assegnato il titolodi Battosai,il tagliatore di uomini!Ne hai uccise a decine,e non hai nemmeno uno schizzo di sangue addosso!Inoltre in questi giorni sei più spaventoso del solito.
Battosai:che intendi dire?
Izuka:Alle tue vittime nn dai neanche il tempo per strillare...Ehi,ma sanguini ancora?

il ragazzo si tocco con la mano la guancia tagliata.

Izuka:ho sentito parlare di una maledizione del genere.Una ferita di spada che sia stata inflitta con grande odio nn si rimarginerà fino a quando quell'odio nn verrà cancellato.
Battosai:una ferita inflitta...con odio?!
Izuka:Esatto,dicono che possa sanguinare per sempre...Comunque,che ne dici,ci prendiamo un sakè mentre torniamo?
Battousai:Per me no,grazie.
Izuka:Non fa niente.Vorrà dire che me lo andrò a bermelo solo.Ci vediamo dopo,va bene?
Battousai.......
Izuka:ciao!...Ah dimenticavo katsura domani mattina vuole vederti.
Battousai:va bene.

*Il mattino seguente*

Katsura:è passato un anno da allora.Forse è per via del suo aspetto più adulto ma il suo atteggiamento è cambiato.Nel sua animo,invece,è tutto come prima...neanche un'ombra di sporco.
Takasugi:Nulla di cui preoccupari,quindi.
Katsura:già...Ma proprio perchè è così puro,ho paura che incominci ad avere un forte contrasto tra la sua natura e il suo ruolo...
Battosai:Voleva vedermi?
Katsura:Si,volevo affidarti il tuo prossimo incarico.
Battosai:attendo ordini.
Katsura:Dunque,a nord-est si trova un piccolo vilaggio...ci è giunta voce che un ragazzino arreca danni alla propria famiglia e si narra che sia la reincarnazione di un potente mago.
Battosai:volete che uccida il ragazzino?
Katsura:Esatto ma nn solo lui,anche la famiglia nn possiamo permetterci che crescano altri figli con simili potenzialità,in un futuro potrebbero metterci i bastoni fra le ruote.
Battosai:Come ordinate,partirò oggi stesso.
Katsura:ah un'altra cosa...
Battosai:?....
Katsura;Izuka mi ha riferito che quelle spade che porti sempre con te durante i combattimenti nn le usi...un oggetto inutilizzato nn è nientaltro che un peso.
Battosai:Mi dispiace signore ma non me ne separo mai,sono gli unici oggetti che ho trovato quando mi sono svegliato.Fino a quando non scoprirò da dove provengo nn le lascerò incustodite.
Katsura:come preferisci,attenderò il tuo ritorno trionfante.
Battosai:.....

L'ormai celebre assassino conosciuto con il nome Battosai si mise in cammino verso il piccolo villaggio.

Battosai:deve essere questo il villaggio...cerchiamo di rintracciare prima di tutto il ragazzino.

Inizò l'ardua ricerca,in quel piccolo villaggio i bambini sbucavano da ogni angolo.

Battosai:(non sarà per niente facile compiere questa impresa).

???:Fire!!!

il piccolo globo scagliato dalla mano del ragazzino si dirigeva contro il giovane,ma all'ultimo momento la direzione cambiò passandogli davanti agli occhi,e colpendo una bancarella di una venditrice.

Venditrice:OH NO LA MIA BANCARELLA PICCOLO MONELLO!
Donna:Scusi signora nn lo ha fatto apposta,stava solo giocando è solo un bambino.*bisbigliando sull'orecchio del ragazzino*(ZELL CHIEDI SCUSA IMMEDIATAMENTE A QUESTA SIGNORA!!! è_é)
ragazzino:MA NON L'HO FATTO APPOSTA!>.>
Donna:(NON IMPORTA FALLO SUBITO è_é)
Zell987:*smorfia*...Scusi signora nn volevo.
Venditrice:Per stavolta accetto le tue scuse ma che nn ricapiti più!
Donna:la ringrazio signora è molto gentile,andiamo zell987.
Zell987:XP
Battosai:(un ragazzino di quell'età nn sarebbe in grado di usare la magia...deve essere lui).
Donna:per oggi sei un punizione torniamo a casa.
Zell987:Ma mammaaaaaa!
Donna:Non tollero discussioni o salterai anche la cena.
Zell987:*smorfia*

Zell diede uno strattone per liberarsi dalla mano della madre e corse in mezzo alla folla,fino a che andò a sbattere contro il giovane assassino.

Zell987:ouch guarda dove vai maledett....

Zell alzò lo sguardo verso il viso del ragazzo i suoi occhi nn sembravano avere una espressione amichevole.

Battosai:........
Zell987:Che hai da guardare,pagliaccio?!!! >.>

Battosai prese il ragazzino dalla maglia,mentre zell cercava invano di colpirgli il volto.Si incamminò verso la madre.

Battosai:lo stavate cercando
Donna:Oh sì,grazie scusatelo ogni giorno ne combina una.
Battosai:ha uno strano tatuaggio sulla guancia.
Donna:Ah quella.....(meglio non dirgli che cosa sia)è soltanto una voglia ^^''.
Battosai:capisco....(uccidendoli qui darei troppo nell'occhio meglio attendere)per caso in paese c'è qualche locanda?
Donna:Mi dispiace ma nn ve ne sono...se volete posso ospitarvi io.
Battosai:Non vi sarei di disturbo?
Donna:Ma no non si preoccupi,mi segua ^_^

La donna gli fece da guida portandolo nella sua casa.

Donna:ora vi mostrerò la vostra stanza.

la donna lo scorto in una piccola stanza con un letto e un mobile.

Donna:Mi dispiace non è molto grande ma spero vi vada bene lo stesso.
Battosai:ho dormito in posti peggiori.
Donna:Allora è perfetto,fino a quando avete intenzione di rimanere?^_^
Battosai:rimarrò per questa notte poi all'albà ripartirò.
Donna:sicuro di non volersi fermare un altro pò?è sempre il benvenuto ^_^
Battosai:mi va bene così grazie.
Donna:come preferisce,le manderò mio marito appena la cena sarà pronta,è libero di girare casa tranquillamente.^_^
Battosai:(agirò questa notte mi sembra il momento più adatto)

La donna uscì dalla stanza.

Zell987:Mamma perchè lo fai rimanere qui?!
Donna:non ha dove riposare si fermerà solo stanotte e nel frattempo VEDI DI NON COMBINARE GUAI!
Zell987:Non mi piace quell'uomo ha una faccia che non mi piace.
Donna:NON TI PERMETTO DI PARLARE COSì DEI NOSTRRI OSPITI!
Zell987:>.>

Nel frattempo una strana riunione con la Shinsen-gumi stava avendo luogo.

Lloyd:dunque è questo il piano di Katsura...
Uomo familiare:esatto,vuole costruire una nuova era eliminando i suoi rivali.
Lloyd:ci mobiliteremo stasera Katsura avrà una sorpresa.
uomo familiare:quanto sarà il prezzo?
Lloyd:Il prezzo si discuterà non appena katsura sarà eliminato,e se per caso mi hai raccontato delle frottole sarai tu a fare una brutta fine Izuka.

Si fece notte e il giovane si alzò dal suo letto.Si diresse nella stanza di Zell,estrasse la sua spada e successivamente la conficco nel letto.

Battosai:(bene e ora assicuriamoci che sia morto)

L'assassino scoprì il corpo del ragazzino ma con sopresa al posto del corpo trovò solo un cuscino usato come trappola.

Battosai:(maledizione quel moccioso me l'ha fatta sotto il naso)

Zell osservò la scena e si mise a gridare il nome dei suoi genitori.

Zell987:LO SAPEVO CHE ERI UN MALFATTORE,MAMMAAAA PAPàààààà!!!!
Battosai:maledetto ragazzino.

mentre la spada stava per colpire il bambino fu fermata da un bastone che impugnava il padre nel tentativo di salvare Zell987.

Padre:TESORO PRENDI ZELL E SCAPPA DI QUI MENTRE LO TENGO IMPEGNATO!!!
Madre:Ma tu...
Padre:vi raggiungerò dopo appena avrò sistemato questo bastardo!
Madre:MA...MA...
Padre:SCAPPATEEEEEE!!!

la donna più in fretta che poteva prese il figlio per mano e scappò nella foresta per nasconderlo.

Zell987:Dove è papà*singhiozzando*
Madre:tuo padre sta cercando di farci scappare per salvarci.E ora io devo tornare ad aiutarlo,
Zell987:Voglio aiutare anche io!
Madre:ZELL PER UNA VOLTA UBBIDISCI NON è UN GIOCO QUESTO!
Zell987:Va bene mamma sigh.
Madre:scappa finche puoi..va SVELTO!

Zell scappò all'interno della foresta,mentre la madre corse per aiutare il suo marito.

Madre:Sono tornata ad aiutarti...tesoro dove sei?

La moglie abbassò lo sguardo,e vide suo marito disteso senza vita in un lago di sangue.

Madre:NOOOOOOOOO!

Dietro di lei apparve la sagoma del giovane assassino che con un veloce colpo di spada uccise anche la donna.

Battosai:Non ci voleva questa donna ha nascosto il bambino...cercarlo sarà inutile ormai sarà troppo lontano.

Nella casa non ci vivevano solo i genitori ma altre persone imparentate con loro e tutti coloro che si svegliavano in quella notte nn hanno più rivisto la luce del sole.

Battosai:non dovrebbero esserci altre persone in vita,meglio tornare da Katsura a riferirgli quello che è successo.

Uscì dall'abitazione,senza far nessun minimo rumore per nn farsi scoprire,e si avviò per tornare da katsura.Ma una volta arrivato trovò Katsura in fin di vita nella sua abitazione.

Battosai:Signore cosa è successo qui?
Katsura:Ll..loyd
Battosai:Non capisco.
katsura:Shin...shinsen..gumi...Izuka...c...ci ha...tradit..ti

Dopo queste parole la vita di Katsurà finì.

???:e così tu sei il famoso tagliatore di uomini conosciuto come battosai.
Battosai:chi siete voi?
???:Non so quanto ti possa servire il mio nome dato che la tua vità cesserà di esistere comunque io sono...il capo della Shinsen-gumi...Lloyd.
Battosai:dunque siste stato voi ad uccidere Katsura.
Lloyd:esatto e presto lo raggiungerai.
Battosai:(sono molto stanco quell'uomo è stato duro da poter sconfiggere e Lloyd sicuramente non è un avvesario facile...non mi rimane altro che fuggire)

il giovane prese a correre.

Lloyd:è inutile che scappi.

Il capo della Shinsen-gumi si mise a rincorrerlo.I 2 continuarono a correre fino a che il giovane assassino si trovò al capolinea.

Lloyd:le cose per te non si stanno mettendo bene cosa farai?ti butterai dal precipizio dietro aiu tuoi piedi,oppure combatterai fino ad esalare il tuo ultimo respiro.
Battosai:(cosa faccio?Se mi getto sarò sicuramente spacciato...tanto vale tentare lo scontro non è detto che io perda,ma dovrò sudare parecchio)
Lloyd:Allora,Che hai deciso?!

Il ragazzo si lanciò all'attacco ma Lloyd gli era superiore in forza,e la stanchezza dell'assassino rendeva i suoi colpi molto più lenti e potenti.

Lloyd:Ti metterò fuori uso il braccio destro!

Lloyd con un fendente colpì la spalla del ragazzo provocandogli una ferita profonda in modo da nn potergli far più muovere l'arto.

Lloyd:E ora il sinistro!

Lloyd fece la stessa cosa anche all'arto,poi anche alle due gambe.Ora il giovane si trovava proprio all'apice del precipizio.

Lloyd:e ora la gola!

Il ragazzo sorrise stese le braccia e si lasciò andare,precipitando nell'enorme precipizio.

Lloyd:maledizione avrei voluto divertirmi un altro po.

continua...
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<<" Cheater's just a fancy word for winner ">>


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Grazie per il regalino Giuls *_*
Scheda Vincent Nightray
ChocoboMan
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Tales from the Past

Messaggio da ChocoboMan »

Tales from the past



Il ragazzo mosse qualche passo esitante oltre il varco iridescente, poi si fermò circospetto.
L'odore dell'aria, le piante, i sapori... era tutto come sarebbe dovuto essere.
Dunque, egli si trovava ancora nel mondo reale, sebbene non sapesse dire con precisione dove.

Rassicurato, si incamminò lungo le rive dell'azzurro Oceano, immergendovisi frequentemente e deliziandosi con lunghe nuotate; ed il suo cuore era leggero mentre proseguiva per quella via.
Ma, anche se si allenava accrescendo il suo vigore e sperimentando nuove tecniche, neppure la calma infusagli dalle acque aveva il potere di fargli dimenticare i suoi compagni, o ciò a cui stava andando incontro.

Così proseguì il suo cammino, mai del tutto rilassato ma pur sempre sereno, senza che gli si manifestassero ulteriori segni.
Ed ecco che, mentre egli stava finendo di lavorare il corpo di un daino che aveva ucciso, e iniziava a insospettirsi per quell'assenza di messaggi, l'ormai familiare voce crepitante risuonò nella mente, facendogli posare il cranio ormai lavorato dell'animale.
Infine sei giunto. Ti sia rivelata la tua meta.
Questa volta il contatto terminò subito, ed una scia di fuoco calò dal cielo, ad indicargli la giusta direzione.

Allora egli sentì la determinazione irrompere dentro di lui, e finito il suo lavoro, si avviò con passo rapido, giungendo infine ad una vallata verdeggiante e circondata da monti su ogni lato, tranne che per un piccolo tratto che dalla parte del mare.
E da quel luogo pareva emanare una grande purezza, ma egli era memore del monte Hakurei * , e pertanto sguainò il Flash of Agony, guardingo.

Così avanzando, egli giunse presso un colle, da cui gli pareva provenire la voce.
Ma non fece in tempo a proferire parola che si sprigionò una nube di fumo, ed in mezzo a quella foschia che tutto avvolgeva si poteva intravedere un'alta sagoma avanzante.
E quando quella figura iniziò a parlare, egli comprese che si trattava di colui che lo aveva chiamato a sé dall’Accademia e ristette, in attesa di ciò che aveva da dire.

“Questa è la tua storia. Ed è il momento che tu sappia.”


Il giovane fissò attentamente l’uomo, alto di corporatura e con corti capelli rossi che sembravano conservare il colore delle braci ardenti del Sole, senza proferire parola.

“Moltissime ere del mondo addietro, in un’epoca assai antica, persino rispetto al Mutamento del Mondo, le Potenze di questa Terra decisero di ridare la Luce al pianeta oscurato dal Male.
Ed essi costruirono il vascello del Sole e quello della Luna, e misero Arien e Tilion della stirpe dei Maiar a guidarli.
Così l’Oscurità fu relegata alla Notte, e molte cose misero in subbuglio il Mondo, che però io non ti narrerò.
Infatti tutti i membri delle due razze fondate nei cieli da Tilion e Arien, dopo un pur lungo numero di anni, lasciavano i loro vascelli nei cieli senza apparente motivo.
Ora tutto sarebbe continuato così fino all’Ultimo Giorno, se non fosse accaduto che, durante quella che gli abitanti della Terra chiamarono all’epoca la Grande Eclissi, un uomo della stirpe di Tilion si congiunse con una donna di quella di Arien, e che essi misero al mondo un figlio.
Ebbene costui non volle accettare di restare in eterno nel Cielo immutabile fino ad una inevitabile morte, ma decise di scendere nel Mondo, per costruire da sé il proprio destino.
Quel figlio, cui fu dato il nome di Aeglor, fui io, ed in tal modo venni nel mondo, perdendo però moltissime delle mie facoltà a causa della mia scelta.
Assai a lungo vagai per le terre più disparate, finché non giunsi alla Tecnocrazia di Kelbek.
Gli uomini di quel popolo avevano raggiunto una grande potenza e saggezza, ed io ne restai colpito quasi quanto loro furono colpiti dalle mie abilità residue.
Pure, un giorno delle potentissime deflagrazioni di cui mai nessuno - forse nemmeno le Potenze - seppe nulla distrussero ogni singola città della gente di Kelbek, ed io ripresi il mio vagare, fino al giorno in cui…”


In quel momento, un’altra figura, che fino ad allora era rimasta nascosta, uscì dall’ombra dell’uomo ed prese la parola, mettendolo a tacere con dolcezza.

“Lascia che continui io.”


E al ragazzo parve che quella voce fosse di una bellezza senza eguali, un’arma pericolosa più degli Inferi ma bella quanto la Luce dei Cieli Imperituri, e restò a guardare colei che parlava, una bella donna slanciata con una lunga chioma azzurra ed argentea, quasi temendo.

“Io non ho da narrare una storia tanto avventurosa, ma spero che non rifiuterai comunque di ascoltarla.
La mia vita ebbb orgine nell'Oceano portatore di vita, ed io, Thetis, conducevo un’esistenza felice e colma di gioia.
Ma una cosa mi mancava.
Infatti sebbene le Sirene - poiché è questo che sono – conoscano l’Amore fin dalla nascita e molto ne cantino, poche di loro hanno la fortuna di trovare un compagno con cui condividere la propria esistenza, in genere unendosi ad un membro di qualche altra razza marina.
Tuttavia ciò non mi turbava troppo finché, una sera, giunsi a cantare presso una spiaggia sotto il cielo d’argento, ed incontrai quest’uomo, che ora siede con me.
Ed egli mi parve splendido come nessuna altra cosa mai veduta prima, e lo amai come lui amò me, e mi diede il nome di Luthwing, Fiore di Schiuma Marina.
Allora feci una scelta che invero pochissime della mia stirpe osano compiere, e lasciai l’Oceano che pure amavo, per seguirlo, e la mia voce crebbe moltissimo in potenza, poiché ora avevo vissuto l’Amore in prima persona, sebbene io dovessi rinunciare alla gran parte della mie facoltà.
Così la nostra passione fiorì, e grande fu la nostra gioia, che escludeva qualsiasi cosa al di fuori di noi, accresciuta ancor di più quando io misi alla luce un figlio.
Ma avendo provato entrambi la sofferenza della solitudine, quando vedemmo che egli era meravigliosamente e semplicemente umano, decidemmo, a qualche anno dalla sua nascita, di affidarlo ai suoi simili, oscurando la loro memoria e quella del bambino.
Pure, commettemmo un errore.
Infatti i nostri poteri erano diminuiti, e fummo costretti a recuperarli con lunghi anni di riposo, senza poter vegliare su nostro figlio.
E di questo a te chiediamo grandemente perdono, poiché questo e ciò che sei.
Poiché tu sei quel bambino.”


Il giovane continuò a restare in silenzio, semplicemente schiacciato dal peso di ciò che gli era appena stato rivelato, e allora Aeglor riprese la parola.
“Non rimane molto da aggiungere. Ci risvegliammo poco tempo fa, e quando decidemmo che tu eri maturo, organizzammo tutto questo affinchè tu tu sapessi. Presto ricorderai.
Siamo molto fieri di te. Sei diventato un'ottima persona, hai saputo cavartela da solo.
La tua arma dimostra ciò che hai fatto."


Ora, il Cadetto era quasi stupito. Nessuno gli aveva mai detto niente di simile.
Ma doveva prima chiarire delle cose.

"Se ciò che dite è vero, allora cosa sono io ? Un mezzo-Maiar, o cosa ?"
"Tu sei perfettamente umano, poichè noi eravamo umani quando sei stato concepito. Vanne sempre fiero, figlio."

A quelle parole, non riuscì più a trattenersi, e gettò le braccia al collo dei genitori finalmente ritrovati.

"Ora è tempo che noi andiamo. Tutto ciò è stato faticoso."
"Prima ditemi una cosa. Questo... Non è il mio nome, vero ?"
"I nomi hanno potere. E non è ancora giunto per te il tempo di conscerlo, ma sappi che noi veglieremo sempre su di te."


Quindi sparirono, ma nessun senso di perdita attraversò il ragazzo mentre varcava nuovamente il portale, sorridendo come mai aveva fatto da moltissimo tempo.
"Non si parlerà mai di me al passato !"
(Squall)
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La prima caccia

Messaggio da Sabin_mn »

La prima caccia

Codec:
Sb: Pronto?
Arthur: Sab sei te? So che ti sei messo a fare il cacciatore professionista.
Sb: Sì, siamo in due...
Art: E' carina?
Sb: Se mi hai chiamato per un lavoro lo vedrai da te.
Art: Dritto al punto come sempre eh? Vieni alla nuova sede del Garden il prima possibile.

Lara: Chi era?
Sb: Un vecchio amico di Trabia, ha un lavoro per noi.
--------------------------------------------------------------------------
L'auto si fermò, la città non era ancora terminata, così come il Garden in ricostruzione, ma era sempre meglio che l'ammasso di macerie della vecchia Trabia.
Il preside del Garden locale andò incontro ai due mentre scendevano.

Art: Eccoti finalmente! E questa deve essere la tua socia *inchino* Incantato miss...?
Lara: Lara Barrett, piacere mio Sig. Devers.
Sb: Allora vecchio dongiovanni, mi hai cercato per quel "problemino" di cui si parla vero?
L'uomo in uniforme annuì.
Sb: Ok; Lara, passa in segreteria a prendere le informazioni per il lavoro, io ed Arthur dobbiamo discutere gli ultimi dettagli.
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Si risvegliò con le lacrime agli occhi; ne aveva passate davvero tante, certe volte pensava davvero troppe.
Certe volte avrebbe preferito non sognare affatto.






Se volete sapere che episodio della sua vita si è sognato Sabin, cliccate su "sognare" e gustatevi il film :wink:
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Re: FanFic Garden

Messaggio da Ruben -.- »

"ROSSO XIII" - Parte 1/3



La grande porta che si apre. Quel luogo per la prima volta: la sala riunioni della ShinRa.

Rufus: E’ la prima volta che entri qui vero?
Ruben: Si. Sono un po’ nervoso.
Rufus: Siediti e rilassati!
Ruben: Tu lo sai perché sono stato convocato vero? E’ per qualcosa che ho fatto o detto?
Rufus: Si, so perché sei stato convocato. Ma non ti voglio rovinare la sorpresa.
???: Anche perché gli ho dato specifico ordine di non rivelarti nulla.
Ruben/Rufus: Salve presidente, salve Hojo.
Hojo: Chi di voi mi spiega lo scopo di questa riunione non ufficiale??

I due nuovi arrivati entrarono nella stanza chiudendosi dietro la porta. Tutti si sedettero al lungo tavolo riunioni. Ruben era nervoso, Rufus impaziente, Hojo seccato, il presidente era indecifrabile…

Presidente: E’ il momento che vi riveli il motivo di questa riunione. In questi ultimi 2 anni ti sei distinto nello studio e nelle ricerche scientifiche del ramo dell’utilizzo del mako nella conservazione delle specie animali. Ho così deciso di metterti a capo di un nuovo progetto: -Rosso XIII-

Rufus e Ruben si guardarono negli occhi. Il più giovane era incredulo, non credeva all’opportunità che gli era stata concessa. Un progetto tutto suo e nel campo che più amava. Rufus lo guardava sorridente e compiaciuto. Hojo invece…

Hojo: Presidente! Non dirà sul serio spero?! Come può affidare un progetto così importante ad un ragazzo senza esperienza?
Presidente: Io so quel che faccio. La sua passione compenserà la mancanza di esperienza. E comunque tu sarai il suo supervisore.
Ruben: Non che voglia mostrarmi ingrato per quello che mi è stato concesso…ma non mi serve una balia!
Presidente: Tu avrai pieno controllo del progetto. Ogni scelta sarà tua e sarà presa in totale autonomia. Hojo farà solo i suoi controlli e mi aggiornerà con regolarità, tutto qui.

Ruben si soffermò a pensare un attimo. Era una buona opportunità e comunque l’avere Hojo sempre tra i piedi era un prezzo accettabile per ottenere il pieno controllo su un progetto così importante.

Ruben: Se non c’è altra soluzione…per me va bene.
Hojo: Continuo a ripetere che per me è una follia.
Rufus: Piantala Hojo! La decisione ormai è stata presa.
Presidente: Ruben, troverai tutti i dettagli del progetto al tuo laboratorio. Lo staff ti aggiornerà su quello che è stato fatto fino ad ora e quali risultati miriamo ad ottenere.
Ruben: Vado subito signore.
Rufus: Io lo accompagno.

I due fratelli uscirono dalla stanza con una compostezza ed una serietà degna di importante uomo d’affari…compostezza che si volatilizzò una volta usciti dal campo visivo del Presidente e di Hojo. Difatti i due cominciarono a saltare come bambini.

Rufus: Ce l’hai fatta!
Ruben: Siiiii. E’ un progetto tutto mio, ti rendi conto?? IO lo guido, IO prendo lo decisioni, IO darò le disposizioni…
Rufus: e…HOJO farà il supervisore!
Ruben: :smt095 Grazie. Tu si che sai come far sparire i miei facili entusiasmi. :dry
Rufus: Dai, non te la prendere. Era solo per riportarti coi piedi per terra. Ma hai di che essere orgoglioso: a 17 anni, sei il dottore più giovane a guidare autonomamente un progetto. Ho controllato.
Ruben: Gli anni sarebbero quasi 18…e io darei via qualsiasi primato pur di togliermi quel mostro di Hojo dalle scatole.
Rufus: Muoviti e andiamo a vedere il tuo ufficio nuovo!

Contemporaneamente …

Hojo: Come ha potuto affidare a lui il progetto “Rosso XIII”? Si è dimenticato qual è il target finale di quel progetto!?
Presidente: Non l’ho dimenticato. Ma non si azzardi ad usare di nuovo quel tono con me!
Hojo: Mi scusi signore ma…
Presidente: Ruben è solo una copertura. Il progetto “Rosso XIII” continuerà secondo i nostri standard. Ma se giochiamo bene le nostre carte…possiamo proseguire col progetto ma scaricare su Ruben la responsabilità, se qualcosa dovesse andare male.
Hojo: Le associazioni ambientaliste ci danno ancora contro??
Presidente: Ci stanno col fiato sul collo. Con questo progetto ci giochiamo la simpatia di gran parte dell’opinione pubblica e i soldi dei finanziatori.
Hojo: …e con Ruben a capo del progetto, possiamo far leva sulle sue conoscenze in campo ambientalista.
Presidente: Esattamente.
Hojo: E’ rischioso…lo sa vero?
Presidente: Durerà solo finché non avremo il potere necessario per infischiarcene dell’opinione pubblica. Attendo importanti segnali dal nostro ramo energetico.
Hojo: Il mako come energia pura e diffondibile…secondo lei può funzionare?
Presidente: Funzionerà. Fidati.
Chiedere scusa è un gesto che rafforza l'amicizia, chiarisce i dubbi,
è un rimedio contro l'odio, non è mai un segno di debolezza.
-
Romano Battaglia
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Rosso XIII

Messaggio da Ruben -.- »

"Rosso XIII" - parte 2/3


6 mesi di lavoro entusiasta passano alla svelta. La luce delle nuove scoperte e l’ombra dei complotti tramati alle spalle finalmente si incrociano nell’evento che cambiò il destino di un eroe (a modo suo!).

Come ogni mattina Ruben arrivava in laboratorio di buon ora. Di norma era il primo di tutti ad arrivare…tranne che per 1 giorno al mese, giorno nel quale il suo supervisore si presentava minaccioso all’ingresso del laboratorio con l’aria del boia che deve decapitare qualcuno.

Ruben: Dott. Hojo…
Hojo: Sto naufragando nel suo entusiasmo di vedermi, Ruben.
Ruben: Cosa vuole che le dica…non sono abituato a fingere.
Hojo: Al di la delle nostre reciproche antipatie, c’è qualche appunto che vuole farmi prima che proceda al mio controllo?
Ruben: Solo la richiesta del maggiore obbiettività possibile.

Hojo probabilmente non aveva neanche prestato attenzione alla parole di Ruben, visto che si era tuffato nelle schermate colme di dati dei computer alla ricerca di un qualsiasi errore da sbattergli in faccia. Ruben nel frattempo, indossato il camice si preparava ad un'altra lunga giornata di lavoro. Poi ad un certo punto…

Hojo: Lei ha fatto un lavoro inappuntabile sul piano tecnico. Scelte logiche, oculate, prudenti. In una sola parola…una tragedia.
Ruben: Temo di non seguirla. :smt017
Hojo: Siamo nel branco della scienza che si chiama “ricerca”. Il rischio è tutto. Il suo perfezionismo è totalmente fuori luogo.
Ruben: Non posso mettere a repentaglio la vita dell’animale per la smania di ottenere risultati. Quello potrebbe essere l’ultimo esemplare della sua specie a vivere nei pressi di Cosmo Canyon.
Hojo: Morta una cavia se ne trova un’altra.
Ruben: Io sto cercando di salvare una specie in via d’estinzione, non di decimarla. Negli ultimi 6 mesi abbiamo incrementato le sue difese immunitarie del 5.2 % e la percentuale porrebbe ancora aumentare!
Hojo: E’ troppo poco. Non sono i risultati che ci aspettavamo. Ad ogni modo non è tenuto a giustificarsi con me. Farò il mio rapporto al presidente. Sarà lui a prendere tutte le decisioni in merito.

Hojo uscì dal laboratorio lasciando Ruben interdetto. Pensava di aver fatto un lavoro superbo ed invece ecco che tutti i suoi metodi erano stati messi in discussione. Preparò distrattamente il preparato chimico da somministrare a Nanaki (la cavia) e una volta entrato nella teca di protezione iniettò il siero avvolto nei suoi pensieri. La vera sorpresa arrivò qualche secondo dopo…

Nanaki: Guardati le spalle, piccolo umano. Qualcuno ha un pugnale nascosto.

Ruben rimase esterrefatto nell’udire quelle parole…

Ruben: Avevo sentito che quelli della tua specie avessero il dono della parola. Ma non avrei mai creduto di riuscire a sentirti parlare.
Nanaki: Ti ho osservato a lungo. Tu sei degno di ricevere fiducia, al contrario degli altri. Ed è per questo che ti avviso: complottano contro di te.
Ruben: A cosa ti riferisci di preciso?
Nanaki: Loro tornano dopo che tu te ne sei andato. Fanno altri esperimenti, danno altre medicine, altre analisi.
Ruben: Stento a credere a ciò che dici! Ho la piena autonomia su questo progetto!
Nanaki: Io mi sto fidando ti te, piccolo umano. Tu ti fiderai di me?

Ruben uscì dal laboratorio confuso. Controllò e ricontrollò tutti i dati e…spuntarono delle incongruenze. Alcune analisi sembravano falsate. Alla sicurezza non esistevano le riprese dei circuiti di sorveglianza interni del suo laboratorio. Degli altri laboratori si, del suo no. Perché?

Rufus: Se scavi nel fango, finirai per imbrattarti.
Ruben: Ti prego Rufus…se sai qualcosa di quello che avviene al mio laboratorio, dimmelo! Ho bisogno di sapere!
Rufus: A volte è meglio restare nell’ignoranza…
Ruben: E’ quell’Hojo, non è vero? Dopo aver rubato il progetto al prof. Gast, adesso vuole appropriarsi anche del mio! Ma non glielo permetterò!

Ruben si alzò raccattando tutte le informazioni che aveva raccolto. Ficcò tutto dentro un fascicolo e si diresse di gran carriera verso l’ufficio del Presidente seguito a ruota da Rufus che cercava di dissuaderlo. Aperte le porte, Ruben trovò col presidente proprio la persona che sperava.

Ruben: Giusto lei dott. Hojo! Mi spieghi davanti al Presidente cosa diamine avviene nel mio laboratorio in mia assenza!
Presidente: Calmati figliolo! Sono già a conoscenza di tutto. Hojo ha avuto il mio permesso di fare quello che ha fatto.
Ruben: Cosa??!
Presidente: Mi dispiace averti ingannato…ma dovevamo sapere se potevamo fidarci di te o meno.
Ruben: Di cosa state parlando??!
Hojo: Il progetto Rosso XIII non ha come scopo la salvaguardia della specie in questione. Stiamo studiando gli effetti dell’energia Mako ricombinata al DNA animale somministrando dosi 3 volte maggiori quelle previste.

Ruben era senza parole…scambiò un’occhiata con Rufus che però abbassò gli occhi. Era stato tradito anche dal suo fratellastro.

Presidente: Avevamo bisogno di sapere se saresti stato dalla nostra parte o meno. E’ stato un bene per te essere tenuto all’oscuro di tutto.
Ruben: Diciamo piuttosto che mi avete usato come paravento. Non avreste ottenuto i finanziamenti necessari se si fosse saputo che razza di abominio state mettendo in atto! Non mi renderò complice di una simile follia!
Presidente: Mi spiace che tu la stia prendendo in questo modo…ma non hai altre alternative che adattarti.
Ruben: Certo che ho altre alternative! Me ne vado!
Presidente: Non puoi abbandonare la ShinRa! Non puoi abbandonare la tua famiglia!
Ruben: Voi…voi non siete la mia famiglia!

Ruben si divincolò dalla presa di Rufus che stava cercando di farlo ragionare. Mentre si allontanava per il corridoio, poteva sentire risuonare la voce del Presidente: “Se esci di qui non ci sarà modo per te di poterci tornare!!”. (Hojo: Chiami la sicurezza. Non possiamo permettere che parli!) Ma Ruben se ne infischiava. Raccolse alla svelta le sue cose e si presentò al laboratorio. Non poteva permettere che Nanaki continuasse a subire quegli abusi. Ma digitando il codice sul tastierino, il messaggio di errore gli fece capire che il suo ID era stato bloccato. L’allarme risuonò per i corridoi e ben presto i passi concitati del nuovo corpo di sicurezza della ShinRa, i Soldier, riecheggiarono per tutto l’edificio.
Lontano da quel trambusto un uomo stava per uscire da uno dei tanti tombini presenti per le vie di Midgar. Quell’uomo era stato tradito, ferito nel più profondo dell’anima. Ma adesso, alzando lo sguardo al cielo, sentiva finalmente odore di libertà.
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Romano Battaglia
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Rosso XIII

Messaggio da Ruben -.- »

"Rosso XIII" - parte 3/3


La libertà spesso inebria e ubriaca. Troppo spesso però, a mente fredda, si scopre che l’apparente mancanza di limiti è in se stessa una grande e imponente prigione. Ruben aveva finito le risorse monetarie che era riuscito a portare fuori dalla ShinRa. Riusciva a sopravvivere grazie ad alcuni lavoretti sporadici (alcuni dei quali davvero poco puliti). Così, frequentando un locale dopo l’altro in cerca di nuovi impieghi, spesso si ritrovava a rendere alla barista carina di turno un bicchiere vuoto, pagare con pochi spiccioli la bambina dolce dolce che stava alla cassa e uscire distrattamente verso i vari slum di Midgar.

A volte le distrazioni però portano a piacevoli quanto inaspettate conseguenze…

SBAM
???: Ehi cavolo! Attento a dove cammini!!
Ruben: M-mi scusi….ero distratto. Non volevo finirle così…addosso.

I due sembravano imbambolati. Ruben a fissare le movenze provocanti di quella donna con un corpo da favola! Lei a squadrarlo da capo a piedi ammirata da cotanta prestanza fisica.

???: Voi di Avalanche avete sempre la testa fra le nuvole.
Ruben: Avalanche??
???: Bè, se esci dal Seventh Haven o sei di Avalanche o di qualche altro gruppo di resistenza.
Ruben: Resistenza??
???: Ohi ohi! Ma da che pianeta provieni??? Resistenza contro la ShinRa! Hai presente? Multinazionale…esperimenti criminali…violenza gratuita…
Ruben: So cos’è la ShinRa! E’ che non mi ero mai accorto che qui ci fossero dei gruppi di resistenza…eppure non è la prima volta che entro in questo bar. In effetti cercavo soltanto un lavoro.
???: Forse non t’hanno detto nulla perché non si fidavano ancora di te…e forse non dovrei neanche io…
Ruben: No no. Non ti preoccupare, io odio la ShinRa almeno quanto te.
???: Uhm. Vedremo. Di un po…ti hanno dato anche un nome insieme a tutti quegli ondeggianti pettorali?
Ruben: Mi chiamo Ruben Sh…Ruben. Ruben e basta.
???: Un cognome da nascondere è sinonimo di un passato da dimenticare.
Ruben: E’ la pura verità!
???: In questo caso…il mio nome è Margot . Margot e basta! … Se è vero che odi la ShinRa e cerchi un lavoro, forse posso esserti utile. Seguimi, ti faccio conoscere una persona.

Quello fu l’inizio di una grande amicizia. Ruben, Margot e Sevron. (In effetti tra Ruben e Margot sembrava esserci più che normale amicizia). I tre erano conosciuti alla ShinRa come il “trio ombra”. Erano soliti “rubare” artefatti e segreti aziendali della ShinRa per impedirne la ricerca e lo sviluppo. Poi rivendevano le informazioni più…innocenti…alle compagnie concorrenti per guadagnare qualche spicciolo.
Il trio operò per qualche anno. Erano diventati dopo Avalanche, il gruppo di resistenza più fastidioso. Erano saliti in cima alle priorità di cattura dei Soldier, ma loro sembravano infischiarsene. Anzi studiavano piani sempre più complicati e rischiosi per rompere le…uova nel paniere alla ShinRa.

Così, una notte piovosa sui tetti di Midgar, una figura nera e sinuosa si muoveva balzando verso la sua destinazione. Raggiunta una alta torre di comunicazione, la figura aprì quella che sembrava una pannello elettrico e si accingeva a tagliare dei fili.


Codec:
Margot: Fase UNO completa. La gatta al gufo, via con la scalata. Avete 15 minuti prima che i “leoni” si accorgano della “festa”.
Sevron: Ricevuto. Gufo al serpente, inizia la fase DUE. 15 minuti ai “fuochi d’artificio”!
Ruben: Qui serpente, procedo come da programma. …sono dentro. Corridoio 15 da est.
Sevron: Ti vedo sul radar. Secondo corridoio a destra, stanza 266.
Ruben: E’ uno spogliatoio.
Sevron: Armadietto 15, ci deve essere il pass per il 55° piano.
Ruben: Trovato!
Sevron: Torna indietro verso l’ascensore…codice SHNR7777.
Ruben: Ascensore in movimento. … Eccomi, mi metto a cercare.
Sevron: Ehi serpente! La gatta non ha reagito molto bene allo svelarsi del tuo passato…
Ruben: Le passerà. Prima di dirvi la verità dovevo conquistare la vostra fiducia o non mi avreste creduto mai.
Sevron: Ora capisco come mai sapevi tutte quelle cose sui…leoni!
Ruben: Anche tu ce l’hai con me?
Sevron: No. Stavo solo pensando che forse…
Ruben: TROVATA! La “torta” è nelle mie mani!
Sevron: Esci da li alla svelta, hai solo 6 minuti ai fuochi d’artificio. Dopo potresti non farcela più!

Il progetto Rosso XIII si era evoluto. Le ricerche su Nanaki erano servite a sintetizzare un virus di potenzialità catastrofiche. Il progetto ora aveva nome “Pandora”. Ruben diede una veloce occhiata ai documenti informativi…quel poco che lesse fu sufficiente a fargli accapponare la pelle! Prese tutte le provette del laboratorio e le gettò nell’inceneritore del laboratorio. Nulla doveva rimanere!

Codec:
Ruben: Gufo, la torta si è inacidita. Non è riutilizzabile. Provvedo all’eliminazione.
Sevron: Ricevuto. Ho detto esci da li, non hai molto tempo!
Ruben: Sto per arriv…aspetta un po.

L’attenzione di Ruben si soffermò su un altro laboratorio. Il progetto aveva nome “Viola”. Una materia viola troneggiava all’interno di una teca in vetro. All’avvicinarsi ad essa, la pelle di Ruben sembrava mutarsi in qualcosa con le scaglie. Un’altra ricerca potenzialmente pericolosa. Ruben decise di prendere 2 piccioni con una fava. Ruppe la teca e avvolse la materia in un pezzo di stoffa anti radiazioni.

Codec:
Sevron: Dannazione. Serpente hai solo un minuto per uscire da lì! Non ce la farai per il percorso stabilito!
Ruben: Ho preso un regalo dalla festa e te l’ho “spedito”. Mettilo al sicuro nella caverna senza fondo fino al mio arrivo! Hai capito?
Sevron: S-si credo di si…che hai intenzione di fare?
Ruben: Cerco un percorso alternativo. Dì alla gatta di tornare alla tana!
Sevron: Ricevuto.
SHCSHHHCCSSSHCCC
Sevron: Serpente ci sei? Ci sei ancora?


Sevron aveva capito eccome. Ruben aveva la gettato la materia nel tunnel della posta da spedire. Ed è proprio li che la trovò. Le istruzioni di Ruben dicevano di nasconderla nelle caverna della “palude ombra”. Un luogo che solo Ruben e Sevron sembravano conoscere.

Codec:
Ruben: Gufo, mi ricevi? Gufo?

Ruben girò l’angolo del corridoio cercando di orientarsi, non era facile. La sirena dell’allarme che era scattato non giovò al sangue freddo di Ruben. I Soldier si avvicinavano sempre più, anche il corpo speciale addetto ai “lavori sporchi”, i Turks, era lì. Ruben poteva sentire le loro voci. Nel fumo dei lacrimogeni usati per fermarlo, Ruben sembrò scorgere una figura conosciuta…

Ruben: Lo sapevo che avrebbero mandato te, prima o poi.
???: Hai calcato troppo la mano Ruben. E’ solo colpa tua.
Ruben: Essere la tortura della ShinRa è una grandissima soddisfazione personale. Neanche con l’appoggio dei Turks sono riusciti a prendermi….e così hanno chiamato te.
???: Era prevedibile, non credi? In effetti, chi ti conosce meglio di me? Chi può prevedere le tue mosse meglio di chi ti ha visto crescere?
Ruben: Visto crescere...manco fossi mio padre, ti sei limitato a sopportarmi solo per poter allenare mio fratello! E’ Luke che mi ha insegnato tutto quello che so, prima che tu lo tradissi.
???: Fossi in te non mi lamenterei, visto che principalmente sei tu che hai beneficiato del suo abbandono.
Ruben: (Estraendo la spada) Maledetto!

Non si sa più nulla di ciò che successe in quei corridoi nei minuti che seguirono quella discussione. Neanche Ruben stesso lo ricorda tutt’oggi o forse, e più probabilmente, preferisce far finta di aver dimenticato.

FINE
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Pip :>
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Messaggio da Pip :> »

AAA Cura Cercasi!

La moto del giovane SeeD Commander venne posteggiata a qualche centinaio di metri da Toleno, ben nascosta, per evitare che venisse rubata dai malviventi che, in gran numero, costituivano la vera facciata della città dalla Notte Eterna. Pip varcò il portone principale, indossava un cappotto nero completamente allacciato fino al collo, e subito venne notato da un venditore di fianco ad una grande fontana, che velocemente gli si avvicinò.

Venditore: Salve, mio giovane signore! Ha bisogno di qualcosa? Le posso procurare di tutto, quello che vuole, basta che me lo chieda e lo avrà!
Pip: Sparisci, ho da fare.
Venditore: Aspetti, aspetti, aspetti! Quali affari la portano a Toleno?
Pip: Devo vedere il Dr. Totto, mi puoi aiutare a trovarlo?
Venditore: Certo, ovviamente mi servirebbe un leggero contributo per ricordare la strada, sono molto smemorato, sarà l'età :-D
Pip: Dimmi una cifra :roll:
Venditore: 1000 Guil :sisi:
Pip: Te ne do 100 :sisi:
Venditore: Andata! Se vuole seguirmi..

L'uomo lo guidò attraverso la città per vie malfamate e sporche, gente di ogni età, anche donne e bambini!, vivevano di stenti e di quello che trovavano, il governo di Toleno era molto corrotto, e la forbice della ricchezza pendeva spaventosamente verso un numero ristretto di persone. L'uomo sembrava essere a proprio agio in quelle stradine, e molto presto arrivarono davanti ad un'alta torre, la dimora del Dr. Totto.

Venditore: Eccoci arrivati. Se vuole le posso anche mostrare la strada verso la Casa d'Asta o il negozio che permette di scontrarsi contro mostri molto forti, in cambio di premi!
Pip: Per oggi ho già pagato abbastanza :roll:
Venditore: In verità i soldi non me li ha ancora dati :nono:
Pip: Arrivano subito, cosa credi? Non sono mica come te :-D
Venditore (intascando i soldi): Beh, è stato un piacere fare affari con lei, se mai avrà bisogno di qualcosa chieda di Gilian, sono sempre disponibile! :smt112
Pip: Contaci :sisi:

L'uomo si allontanò, e Pip cominciò a salire la lunga scalinata che portava al cuore della Torre, lo studio del Dr. Totto. Dopo una decina di rampe, bussò forte alla porta, e quando non sentì alcuna risposta, provo ad entrare, la porta era aperta, e con un lieve "permesso" il Commander fece il suo ingresso.

???: Nonono, questo calcolo non va! Dove ho messo i miei strumenti? Ah, eccoli, ma oh!, è quasi ora di andare dalla Regina, devo fare in fretta!
Pip: Dottore? Dottore, è lei?!
Totto: Ah, è entrato qualcuno?

Un piccolo ometto sbucò da una massa di fogli a qualche metro da Pip, e squadrò il giovane con occhi vispi ed intelligenti.

Totto: Con chi ho il piacere di parlare, signore?
Pip: Pip, SeeD Commander del Garden di Rinoa, Sciamano di Madain Sari...Molto piacere.
Totto (stringendo la mano): Un SeeD Commander qui...E per di più Sciamano! Chissà come sarà contenta Garnet di saperlo!
Pip: Lo sa già Dottore, non si preoccupi. Il motivo della mia visita è un altro però, come può immaginare.
Totto: SeeD Commander...da dove hai detto di provenire? Garden di Rinoa?

Il Dottore si fece pensieroso, forse sapeva qualcosa riguardo al Garden, ai SeeD Commander...O peggio, forse riguardo il proprio Comandante, Perseo.

Pip: Come mai si è fatto così pensieroso?
Totto: Oh oh, niente niente! Solo pensieri di un povero vecchio!
Pip: Non voglio indagare oltre :roll:
Totto: Torniamo a noi...Cosa ti porta qui, Pip?
Pip: Questo.

Il giovane si tolse il cappotto, poi si tirò su la manica, mostrando il braccio infettato dall'Artiglio di Caronte.

Totto: Questo potere...No, non è possibile! Ragazzo, sai che fardello stai portando?
Pip: L'Artiglio di Caronte...Quando l'ho utilizzato..
Totto: Cosa vuol dire l'hai utilizzato, sei impazzito per caso?!
Pip: ..anche solo per difendermi, il suo potere ha cercato di risalire il mio braccio per arrivare al mio cuore.
Totto: A quest'ora dovresti essere un Angelo Nero, lo sai?
Pip: Se non fossi riuscito a fermarlo, si. Ma il mio cuore è fortunatamente abbastanza puro da essere riuscito a respingere l'attacco della Spada. Respingere però, e non eliminare.
Totto: E' il massimo che potevi fare. Perchè, mi dispiace dirtelo, ma la maledizione se ne andrà solo una volta che le Stones, la fonte del potere dell'Artiglio, saranno distrutte.
Pip: E così avevo ragione a pensare che lei potesse aiutarci, vero? Sembra sappia molte cose.
Totto: In passato non ho solo studiato.
Pip: Lo so bene.
Totto: Beh, dicevamo, il braccio ritornerà normale solo una volta distrutte le Stones. Ma qui viene il bello.
Pip: Vada avanti.
Totto: Le Stone, per essere distrutte, devono essere raggruppate tutte insieme ed attivate. E per attivarle, è necessario il potere dell'Artiglio di Caronte. E quindi..
Pip: ..del mio braccio, ma certo! E per distruggerle?
Totto: Questo, purtroppo, non lo so di preciso. La mia personale opinione è che si potrebbe utilizzare lo stesso potere...Ma non ne sono sicuro. E' possibile che esistano altri modi, mi dispiace.
Pip: Non si scusi Dottore, è stato di grandissimo aiuto!
Totto: Ne sono lieto. Ti fa male?
Pip: Leggermente...Ma non troppo. Perchè?
Totto: Non devi usarlo per nessun motivo, è possibile che tu riesca a controllarne il potere, ma non è detto. Intesi?
Pip: Intesi. Grazie di tutto.

Rimasero ancora a fare qualche chiacchiera, su Madain Sari e gli Sciamani soprattutto, poi Pip si congedò, promettendo al Dottore di tenerlo aggiornato. Quandò uscì, però, non si ricordava più la strada.

???: Ha bisogno di una guida? :-D
Pip: ...si, ma chi...?
Gilian: Gilian, per servirla :asd:

Fine.
Perseo
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La Strada della Spada

Messaggio da Perseo »

Vi fu un tempo in cui uomini giusti abbandonarono le proprie case e le proprie terre, devastate dalle guerre di confine, per imboccare la strada che portava a nord, sognavano un mondo migliore, ma trovarono solo odio e morte.

Le terre a nord, protette da alti valichi, erano il regno di nessuno e vedevano l’uomo come un elemento estraneo a quel mondo duro e dominato dalla natura selvaggia; furono in molti a perire nel tentativo di attraversare gli alti passi, chi di stenti e ancora chi attaccato da belve feroci e dai mostri che popolavano le alte montagne.

Solo i più forti riuscirono a vedere ciò che in realtà era quella che loro chiamavano “terra promessa”, una landa desolata ed inospitale.

Il primo villaggio vide nuove fatiche, nuovi lutti, ancora una volta vi fu una selezione spietata, la selezione che la natura pretende come pegno se la si vuole contrastare, se la si vuole vincere; da quei primi pionieri di queste terre nacque una stirpe di guerrieri formidabile, insofferenti alla fatica ed al dolore, pronti al sacrificio, preparati alla lotta dalle tante battaglie per liberare gli insediamenti dai tanti mostri della zona.

Uomini partiti in cerca di pace si trasformarono loro malgrado in macchine mortali.


Passarono molte generazioni prima che quelle terre potessero godere la tranquillità cercata, gli insediamenti si moltiplicarono, nacquero nuovi villaggi, uomini e donne venivano addestrati alla lotta, alla sopravvivenza, prima per necessità, poi man mano che i luoghi vennero messi in sicurezza divenne usanza e rito.

Uomini nati per combattere possono poi vivere in pace?

Le guerre tra i villaggi cominciarono presto, prima per la gestione delle poche risorse, poi per la semplice conquista dei territori, non è dato da sapere se in quelle terre vi fu mai una generazione che conobbe ciò che i loro avi cercavano.


Tra quei guerrieri nacque un uomo che cercò di portare l’antico sogno a realtà, non era un re, ma un fabbro alchimista, dalle sue esperte mani nacque una spada che racchiudeva tutte le sue speranze, nel suo acciaio vi aveva messo la sua intera vita, la sua anima, una spada capace di catalizzare i sentimenti profondi dell’uomo e trasformarli in energia, con quella spada avrebbe aperto loro i cuori e mostrato la via della speranza.

Quella spada aprì solo una nuova ondata di sangue.

Appena si comprese il potenziale dell’arma furono in molti a volerla brandire, nelle idee del fabbro la spada avrebbe dovuto rivelare agli uomini l’amore che alberga nei cuori, ma insieme all’amore nei cuori alberga anche l’odio, fu proprio il sangue del suo costruttore a bagnare per primo la fredda lama. Essa si divise in due parti complementari e opposte, assimilando il potere dei due sentimenti più grande dell'uomo: l'amore e l'odio.

La spada non reagiva a tutti, intrisa del sangue del suo creatore riconosceva i suoi discendenti ed a loro concedeva il suo potere, un potere limitato all'abilità di chi la impugnava, altri dal sangue diverso che provarono a controllarla quando non ancora preparati morirono consumati dalla spada stessa.

Si formarono così i Maestri di Spada, la loro vita era dedicata all’apprendimento ed alla conoscenza del controllo, loro compito era piegare la spada al loro volere, manipolarne il potere, intrapresero così una strada difficile che portò poi alle Guerre della Spada dove le varie fazioni ne contendevano il possesso ai legittimi proprietari.

I vari villaggi erano collegati dalle strade costruite dai pionieri delle terre del nord, strade che ben presto formarono un’unica scia di sangue che seguiva il percorso dei vari passaggi di mano della spada, La strada della Spada, così venne chiamata quella scia di morte.

Della spada ora si narrano solo leggende, l’unico uomo che riuscì ad estrapolarne il reale potere non poté raccontarlo a nessuno, lui e tutti i guerrieri presenti nell’ultima delle Battaglie della Spada morirono consumati dall’odio evocato dalla lama, un odio talmente consolidato nei cuori di chi stava combattendo che era impossibile da gestire, da controllare.

La spada sparì da quelle terre.

I Maestri di Spada continuarono a tramandare le loro tecniche nella speranza di recuperare nuovamente il manufatto, ma cominciarono a calare di numero; le guerre in quelle terre devastate non finirono, gente del nord, nata per combattere una guerra che non aveva alcuno scopo se non quello di formare altri guerrieri.
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Perseo
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Ritorno a casa

Messaggio da Perseo »

Lo scontro con gli Angeli Neri volgeva al termine, il Garden ed i suoi SeeD avevano nuovamente saputo imporsi su chi voleva sconvolgere l’ordine delle cose, Perseo non aveva più motivi per rimandare ciò che ormai da molto lo pressava.

Inviò il messaggio con le attuali coordinate del Garden, la risposta non si fece attendere.

Inserì i codici di sicurezza per abilitare l’ingresso del nuovo arrivo ed aprire un varco sul suo mondo e si recò al punto d’incontro. L’uomo era armato di tutto punto, il suo volto era segnato da mille battaglie, il suo corpo massiccio atto al combattimento era coperto da una pesante armatura che lasciava liberi solo gli snodi delle articolazioni, gli occhi svelavano la sua indole irruenta, tutto in lui lo identificava come un Guerriero.

Era venuto a prenderlo, tra i due ci fu solo un’occhiata d’intesa, non si scambiarono nemmeno una parola, entrambi conoscevano il loro ruolo e cosa dovevano fare, il Guerriero doveva portare il Maestro a destinazione, non era suo compito giudicare, Perseo attraversò il portale dimensionale alle spalle dello sconosciuto, il Garden un attimo dopo era già lontano.


Una volta arrivati nel mondo dove i due uomini era nati il viaggio proseguì con mezzi tradizionali, raggiunsero la prima stazione di posta a piedi e dopo un pasto fugace presero a nolo dei cavalli, la tradizione imponeva che la gente del nord non usasse mezzi meccanici, questo li temprava ad una vita dura priva di agi, pronti alla sofferenza ed al dolore, sia quando lo si subiva che quando veniva inflitto.
Durante la prima parte del percorso Perseo si sentì addosso gli occhi del Guerriero, uno sguardo curioso, dalle notizie trapelate da quelle terre dimenticate giungevano voci che i Maestri di Spada si fossero estinti, dopo la sua fuga la popolarità dei Maestri, già provata dalla sparizione della Spada, venne sempre meno, non vi furono più allievi e senza allievi non ci sono maestri.
Quando il guerriero ebbe accertato che un Maestro di Spada altro non è che un semplice uomo la sua attenzione si concentrò ben presto solo sul viaggio.

Ci vollero alcuni giorni prima di vedere le alte cime dei monti che separavano la civiltà da un mondo che aveva rifiutato ogni contatto, un mondo che voleva essere un paradiso in terra, ma che ben presto si era trasformato in una landa di sangue, un mondo dal quale era fuggito sfruttando le sue capacità, un mondo che da sempre lo richiamava a sé, alle sue regole: se fuggi è solo per contrattaccare più pesantemente.

Ora era tornato, ma non aveva nessuno da attaccare, non sapeva perché era tornato, sapeva solo che per quanto il giudizio della sua gente per lui ormai non fosse importante doveva comunque affrontare il suo passato, tornare dove tutto era nato, dove lui era nato ed in fondo dove lui era anche morto.


La strada cominciò ben presto a salire, i cavalli erano stati lasciati all’ultima stazione di posta, “L’Estremità del Mondo”, così era scritto sull’insegna della locanda, ultimo baluardo ed ancora di salvezza per chi voleva rinunciare al viaggio per l’unico alto passo praticabile tra quei monti, era lì che si poteva ancora decidere se tornare indietro, oltre diventava difficile.
Il vento sferzava gelido annunciando la neve che presto li avrebbe accolti, non esisteva un vero e proprio sentiero, a volte ci si doveva arrampicare, altre compiere lunghi giri su costoni dalla solidità incerta, i pochi viandanti in queste condizioni diventavano ottime prede per mostri e bestie feroci che li attendevano in alto, in prossimità del passo e per tutta la discesa verso valle.

All’imbrunire si fermarono ad un bivacco, il fuoco ancora acceso ed un pasto caldo li attendeva, non c’era traccia di chi aveva lasciato tutto questo, ma Perseo era certo non fossero molto lontani, stavano vigilando a turno sulla sicurezza del luogo, al risveglio, quando le prime luci dell’alba avrebbero annunciato il nuovo giorno avrebbe conosciuto i volti della sua scorta verso il valico e la successiva discesa.

Sentì la loro presenza prima ancora che si mostrassero, altri 3 Guerrieri, le regole non erano cambiate, la scorta era sempre formata da una squadra a 4, loro era il compito di proteggere il Maestro affidatogli e condurlo a destinazione, a costo della loro vita, spettava a loro tenere a bada mostri o nemici, il Maestro non avrebbe partecipato agli scontri, a lui stava solo decidere quando e se ritirarsi.
Ci furono brevi scambi di parole tra il primo guerriero ed i nuovi arrivi, tra loro ve n’era uno più anziano di cui Perseo si ricordava ancora il volto, era invecchiato, aveva qualche cicatrice in più, ma era sempre lo stesso uomo che aveva fatto parte della sua ultima scorta, l’unico che era tornato indietro per denunciare il tradimento.
Fu proprio lui ad avvicinarsi per primo a Perseo.

- Ricordi ancora le regole?
- Certamente.
- Tu stai in mezzo a noi, niente eroismi, noi combattiamo se necessario, tu osservi.

Partirono subito senza altri commenti.

Ci vollero parecchie ore per arrivare al passo, non vennero attaccati in modo pesante, giusto qualche animale affamato e pochi mostri poco organizzati, solitamente attaccavano in gruppo, ma questi erano isolati e facilmente eliminabili dai guerrieri che lo scortavano, uomini che sapevano il fatto loro e che estraevano l’arma solo per togliere la vita a chi minacciava loro o la loro missione.
Un calo così pesante di mostri nella zona voleva dire che c’era più passaggio di un tempo, che forse qualcosa era cambiato, forse quelle terre che si erano chiuse al mondo esterno avevano cominciato a muoversi.
Giunti al valico si fermarono.
Era stato il guerriero più anziano a fermare il gruppo, davanti a loro si ergevano 3 piccole colonne di pietre, una per ogni guerriero che vi riposava sotto, un riposo eterno.
L’uomo si fece vicino a Perseo e senza guardarlo si mise a parlare.

- Dicono siano morti nel sonno mentre il quarto faceva la ronda esterna.
- Dicono che nessuno possa sorprendere un guerriero nel sonno.
- Questo è vero, voglio solo sapere se sono morti con onore o nell’infamia del tradimento.
- Ho detto loro che avrei abbandonato la Strada della Spada e sarei sceso da solo verso il mondo lasciato dai nostri antenati, loro come da manuale hanno cercato di impedirmelo, hanno lottato, sono morti come guerrieri.
- Perché non sono morto anch’io?
- Ho atteso che qualcuno partisse per la ronda di ispezione, meno guerrieri, più possibilità; non c’è un motivo, la ronda poteva toccare a chiunque.
- Perché non passare il valico da solo? Perché utilizzare la scorta?
- Non sarei mai arrivato in cima da solo, non con ancora tutte le forze necessarie per poter affrontare la discesa, i sentieri non sono segnati, solo voi Guerrieri ne avete memorizzato il percorso.
- Quando sarai giunto a destinazione dimenticherò per sempre il tuo nome, la tua fuga è la mia vergogna, ma volevo rivederti per sapere cosa avrei provato, se i miei sentimenti col tempo fossero cambiati, non lo sono provo ancora odio e disprezzo.

Così com’era cominciata la discussione finì, ripresero a camminare, per tutto il tragitto non vi furono altri scambi di parole.
Si fermarono ancora per bivaccare, i Guerrieri sparirono nell’oscurità, Perseo sapeva che a turno avrebbero vegliato sulla sua incolumità, dopotutto qualcosa era cambiato erano cambiate: la fiducia verso i Maestri di Spada non esisteva più, non avrebbero dormito vicino a lui.

Il giorno successivo arrivarono in vista del primo villaggio, un tempo era uno dei villaggi più potenti, quello con più alleati, avevano cercato di recuperare la Spada, con quella nelle loro mani nessuno avrebbe più potuto contrastarli, ma non fecero in tempo, durante l’ultima battaglia perse molti dei suoi Guerrieri, proprio a causa della Spada che tanto cercavano.
Si narra che un discendente del Grande Fabbro vedendo persa la battaglia in corso decise di utilizzare il potere della Spada, non riuscì a controllarlo ed i due eserciti vennero spazzati via come polvere.
Come in seguito Perseo poté accertare la Spada era poi stata raccolta dal campo di battaglia da un parente di chi prima la brandiva, dunque un altro discendente diretto del primo Fabbro e che in qualche modo lui e la sua famiglia riuscirono a lasciare quelle terre.
Fu una vera fortuna per loro, dopo quell’ultimo scontro i discendenti del Fabbro vennero braccati con ferocia ed eliminati fino all’ultimo, ma la Spada era ormai lontana.

Poco prima di raggiungere le porte del villaggio la piccola compagnia si fermò, abbastanza distanti per non farsi scorgere ed abbastanza vicini per continuare a proteggere Perseo nei suoi ultimi passi.
Il guerriero che lo aveva accompagnato dall’inizio del viaggio si voltò verso di lui.

- Il nostro compito è terminato, in molti hanno saputo del tuo arrivo e la nostra scorta renderebbe evidente la tua identità, sono ancora tanti quelli che covano odio nei tuoi confronti, se vuoi un consiglio cerca di evitare le strade principali e dirigiti immediatamente verso gli Anziani, una volta dal capo villaggio nessuno oserà toccarti.
- Grazie.
- Non ti ho fatto un piacere, ho eseguito degli ordini.

Perseo conosceva bene il villaggio, lì era nato e lì aveva passato gli ultimi mesi prima della sua fuga, non gli fu difficile passare inosservato attraversando le vie traverse ed i passaggi angusti tra le case, ma la sua meta non erano gli Anziani, presto si spostò sino al limite del villaggio, lì voleva andare, da sempre.
Protetto da alte mura bianche munite di torri, ma senza alcun portone che ne sbarrasse l’ingresso, il Mausoleo dei Guerrieri era un luogo di culto nel quale era facile accedervi, ma molti non ne uscivano più una volta entrati, i vivi onoravano i loro cari compiendo gesti eroici e raggiungendoli spesso troppo presto, ma difficilmente vi facevano visita, erano troppe le tombe su cui piangere.

Raggiunse presto la tomba di famiglia, il cognome era stato cancellato a colpi di martello e le statue decorative distrutte, ma dentro nessuno aveva osato metterci piede, non si profana la tomba dei Guerrieri senza attirare su di sé la loro ira, l’esterno è solo una facciata, ma chi disturba il giusto riposo di chi è morto con onore non merita il rispetto dei vivi e il più delle volte senza il rispetto si perdeva la vita.

Appena entrato nell’oscurità del sepolcro, si accorse subito di non essere solo, ignorò quella presenza ancora celata dalle ombre ed onorò la tomba che si ergeva al centro della stanza, dalle pareti laterali i suoi parenti più lontani vegliavano dai loro loculi sul riposo del più glorioso tra loro.
Perseo rimase davanti alla tomba per un tempo che gli sembrò indefinito, con la mente tornava alla sua infanzia, alla sua prima giovinezza, ma non riuscì a trovarvi ciò che cercava; si alzò ed accese alcune torce, la figura nell’ombra si fece avanti.

Era una donna anziana, la sua veste la identificava come il capo villaggio, l’Anziano più importante e l’unico che avesse l’ultima parola su ogni questione, fu lei a parlare per prima.

- Tuo padre era un Guerriero formidabile, mi spiace che dopo la tua partenza il suo nome sia stato cancellato dall’ingresso di questa tomba, era un nome importante e rispettato.
- Sono l’ultimo a portare quel nome, forse è meglio che venga dimenticato.
- Tu hai fatto molto per questo villaggio, quando tuo padre morì, il vecchio capo villaggio vide in te la sua rinascita, vide in te un altro formidabile Guerriero che conducesse le nostre genti alla vittoria, ma tu non eri come tuo padre, tu mostravi i segni dei Maestri di Spada.
- I Maestri di Spada avevano conosciuto la loro gloria, ma senza la Spada avevano perso di prestigio, fui una delusione per questo villaggio.
- Ti sbagli Perseo, non fosti mai una delusione, ti si voleva Guerriero, ma diventasti qualcosa di più, tu non ti sei limitato alla sola via della Spada, al controllo ed alla manipolazione dei suoi poteri, tu sei andato oltre.
- Controllare se stessi è controllare gli altri, ho imparato ben presto che potevo manipolare gli eventi facendo leva sulle persone, questa è stata la mia condanna.
- Il tuo pregio, Perseo, ma…lasciamo stare, come mai sei tornato? Cosa cerchi ancora?
- Me ne sono andato perché le terre del nord per me erano una prigione, avevo bisogno di spazi più ampi, di trovare ciò che qui avevo perso o forse non avevo mai avuto, ma ovunque andavo mi portavo dietro la mia storia, il mio essere, ovunque andavo portavo solo dolore e morte. Arrivato al Garden pensavo di aver trovato la mia giusta collocazione, ma ad ogni combattimento, ad ogni scontro sentivo rinascere in me la bestia, temevo di perdere il controllo. Sono tornato per capire chi sono, come domare la bestia che mi tormenta, mi ripeto spesso che sono solo un uomo, ma dell’uomo non ne conosco i sentimenti.
- Perseo, non è la bestia che ti tormenta, è l’uomo.
- Che vuoi dire?
- Sono le emozioni che ti sono sempre state negate a tormentare la tua anima, come Maestro di Spada sei sempre stato isolato, il resto l’ha fatto il tuo duro allenamento, la tua predisposizione; le emozioni disturbano il controllo, tu sei riuscito ad isolarle, a relegarle in fondo al tuo corpo, ma facendolo sei morto dentro, senza emozioni non esiste l’uomo, ma loro tentano di riemergere e prima o poi o vinceranno loro o per te sarà la fine.
- Sono tornato per sentirmi dire ciò che già sapevo?
- Sei tornato perché avevi bisogno di sentirti dire cosa sei, chi sei. Sì Perseo, sei un uomo, solo un uomo, come lo era tuo padre, come io sono una semplice donna, tua madre.

Perseo guardò la donna che l’aveva partorito e accudito quando ancora in fasce, non ricordava molto di lei, il suo allenamento cominciò presto e fu separato dai suoi famigliari, ma ricordava ancora la sua dolcezza, le sue carezze, la sua umanità.
Forse voleva solo rivedere la parte del suo passato ancora pura, innocente, un passato lontano e quasi dimenticato, ma che sapeva far parte di lui, avrebbe voluto abbracciarla, ma sapeva che non l’avrebbe fatto.

- Domani riparto.
- Riferirò agli Anziani che non tornerai più, sarà un sollievo per loro.
- E tu?
- Io voglio solo vederti libero come lo sei sempre stato.
- Resto comunque prigioniero di me stesso.
- È una condizione che ti fa comodo, ti serve per sopravvivere e coronare il tuo sogno.
- Il mio sogno?
- Perseo, inganni te stesso, ma non puoi ingannare tua madre, quando sarai pronto saprai di cosa parlo…ora dove andrai?
- Torno a casa, torno al Garden.
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Drizzt Do Urden
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Incontro al Passato

Messaggio da Drizzt Do Urden »

Un'ombra si staccò dal muro, e Drizzt Do' Urden scivolò dentro un vicolo di Menzoberranzan, la città dei drow.
Era la terza volta che ci tornava : la prima per vendetta, la seconda per conoscenza, la terza per necessità.
Era riuscito a scoprire sove si trovava il vecchio generale drow che aveva storpiato per scavalcarlo in grado, e si stava dirigendo a casa sua.
Giunto dinnanzi alla porta, proiettò dentro l'appartamento un suo sosia d'ombra, dalle parvenze spettrali.
Drizzt, adesso, vedeva con gli occhi sentiva con le orecchie e parlava con la bocca della sua copia.

Generale : Dannazzione! Artemis Banre, sei tornato di nuovo a tormentarmi?
Drizzt : è solo una visita di piacere, vecchio compagno d'armi, ma potrebbe tramutarsi in un omicidio se non mi dai le risposte che cerco. E sappi che capirò se stai mentendo.

Gli occhi del vecchi maestro d'armi scivolarono verso la lama appesa alla cintura, in corrispondenza del suo braccio sinistro.

Drizzt : Non sei mai stato bravo con quel braccio, ma scommetto che sei migliorato dopo che ti ho tagliato l'altro.

Il generale rivolse a Drizzt uno sguardo di fuoco e si proiettò in avanti con la spada diretta verso il cuore del sosia d'ombra... se ne avesse avuto uno. Il guerriero cadde a terra, umiliato, dopo essere passato dentro un' ombra.

Generale : Non ti bastavano le tue lame affilate? Adesso padroneggi anche la magia della Trama d'Ombra?
Drizzt : Può darsi. Ma ho bisogno di sapere alcune cose del mio passato.
Generale : Hai perso la memoria, maledetto?
Drizzt : Più o meno. Tu rinfrescamela e potrei risparmiarti.
Generale : Le ombre non feriscono!

Drizzt, udite quelle parole, si teletrasportò dentro la casa e fece svanire il sosia con uno schiocco di dita, poi puntò Mortegelida alla gola dell' ex-compagno.

Drizzt : Ma io sì.

Il generale, troppo spaventato per opporre resistenza, iniziò il racconto più terribile che Drizzt avesse mai udito.

Generale : Tutti conoscono la tua storia, Artemis Banre...

Il settimogenito maschio di Casa Banre, Artemis Banre, era venuto alla luce sotto il segno della Morte, secondo la religione drow.
Da piccolo la madre lo affidò al Maestro d'Armi del casato, Zeff Kiknor, suo padre ed uno degli amanti della Matrona.
Era un fatto comune a quei tempi, ma non comune era l'abilità nel combattimento del giovane drow : a otto anni era in grado di sconfiggere tre combattenti di dodici anni senza subire un graffio.
A quattordici anni sconfisse suo padre, uno dei più rinomati Maestri d'Armi della città.
Fu sempre il migliore nell'Accademia, riuscendo a vincere ogni scontro unendo alla sua straordinaria abilità una buona dose di astuzia e malvagità.
A ventuno anni, età molto acerba per i longevi elfi scuri che potevano raggiungere gli otto secoli di vita, divenne il più giovane generale drow della storia, secondo in grado solo a suo padre.
Tale situazione durò soltanto due anni : Artemis tranciò "accidentalmente" il braccio destro a suo padre che, assieme all'abilità in combattimento, perse anche i gradi e la fama.
Temuto anche dalle sacerdotesse di Lloth, empie di potere donato loro dalla dea, Egli scalò le vette del potere fini a diventire il maschio più importante di quella società matriarcale. Era secondo solo all'Arcimago, suo fratello.
I due non si sopportavano, e ben presto l'Arcimago morì di cuse naturali, se naturale può essere definita una scimitarra nel cuore. Artemis aveva 41 anni.
All'età di 57 anni, lo spietato e micidiale comandante guidò una spedizione in superficie per eliminare gli elfi dei boschi che abitavano vicino ad un tunnel che conduceva al Buio Profondo, dove era situata Menzoberranzan.
Non tornò nessuno.


Le immagini di tutta una vita si sbloccarono nel cervello di Drizzt che, travolto dal flusso dei ricordi, abbassò la guardia, ritrovandosi la spada del padre conficcata in una gamba.
Senza poter controllare il suo corpo, si vide mentre afferrava il braccio di Zeff e lo stringeva con violenza.
Gli occhi di suo padre si fecero neri, e da essi iniziò a colare sangue, mentre la vita lo abbandonava.
Drizzt riuscì a recuperare il controllo del suo corpo e si rese conto di ciò che la sua parte malvagia aveva fatto : a terra, mezzo carbonizzato da una potentissima magia della Trama d'Ombra, giaceva suo padre, mentre la ferita alla gamba si era rimarginata alimentandosi della sua energia.
Chiuse gli occhi e si teletrasportò attraverso le ombre, per giungere fuori dalla città.

Aveva spezzato le vite di donne e bambini per anni, ma fortunatamente un biondo elfo di superficie lo aveva sconfitto.
Ma, tra il primo scontro che aveva perso e l'inizio della sua nuova vita con il Maestro, non riusciva a ricordare niente.
No, non aveva ancora ottenuto tutte le risposte, ma adesso era tempo di tornare a casa, tra persone che non lo avrebbero giudicato in base alle sue vecchie azioni.
Ma non poteva ingannare il suo cuore : prima o poi sarebbe tornato incontro al passato.
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Alexandra Schwarzlight ha scritto:tu sei un caso a parte, sei la trollface scesa in terra.
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Drizzt Do Urden
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Incontro al Passato, II Parte.

Messaggio da Drizzt Do Urden »

Drizzt stava sfrecciando veloce con una moto presa dal Garden verso uno spazio desolato, dove avrebbe potuto aprire un portale verso Faerun.
Trovato il luogo, il drow si chinò a terra e tracciò dei segni con le scimitarre, poi mormorò una formula magica.
Drizzt non era un maestro nell'apertura dei portali, e dunque quello che aveva generato era alquanto instabile. Vi si gettò dentro alla svelta. Lasciò la moto fuori dal portale, protetta da un incantesimo.

Riapparve in una palude, circondato dai troll.

Drizzt : Dannazione, il portale mi ha portato lontano dalla mia meta... queste dovrebbero essere le Paludi vicino a Silverymoon...

I troll si avventarono su di lui, ma vennero carbonizzati da una magia di fiamme ed ombra.
Il drow scoprì con sollievo di trovarsi al confine della palude, vicino alla strada. Notò, inotre, un cavaliere che passava di lì.

Drizzt : Saluti.
Cavaliere : Che cosa vuoi, elfo drow? Assaggiare la spada?

Drizzt se lo aspettava. I drow erano odiati da tutto Faerun, ma il suo Maestro era famoso per aver rinnegato la malvagità di quella stirpe.

Drizzt : Sono Drizzt Do' Urden, e no, non voglio lottare.
Cavaliere : Drizzt Do' Urden è morto, ci risulta, in un bosco vicino ad un portale verso un altro mondo.
Drizzt : Sono il suo allievo, a lasciato a me il suo nome.
Cavaliere : Provalo.

Drizzt mostrò le famose scimitarre del maestro, lasciando basito il cavaliere.

Cavaliere : Molto bene... Perdona le mie parole di poco fa... Hai bisogno di qualcosa?
Drizzt : Mi servirebbe un cavallo, se possibile.

________________________________________________________

Il drow, facendo appello alla fama del Maestro, riuscì ad ottenere un incontro con il capovillaggio dell'insediamento elfico.
Il vecchio mago uscì dalla sua splendida tenda, e raggiunse il drow al centro dell'accampamento, sotto lo sguardo dei curiosi.

Mago : Mi ricordo di te. Guidasti una spedizione drow contro il nostro villaggio.

Nell'accampamento si sollevò un coro si voci indignate, del resto molti dei presenti avevano visto morire parenti ed amici per causa sua. Ma un elfo muscoloso e possente, dalla lunga e fluente chioma bionda li zittì sollevando il braccio, ed andò a porsi di fianco al mago.
Drizzt riconobbe in lui il primo avversario che lo aveva sconfitto. Aveva occhi di giaccio.

Drizzt : .....
Mago : Tu vuoi sapere perchè ti abbiamo risparmiato.
Drizzt : .....
Guerriero : Padre, lui non vuole questo. Vuole scoprire se abbiamo alterato il suo essere, la sua natura, quando gli abbiamo cancellato la memoria. è così?
Drizzt : Sì.
Mago : Molto bene. Dopo che mio figlio ti sconfisse, come certamente ricordi, decidemmo di risparmiarti la vita e di darti una seconda possibilità. Ti cancellammo la memoria e ti immettemmo dei falsi ricordi. Fino a quindici anni fa, tu credevi di essere riuscito a fuggire da questo villaggio e di essere stato trovato dal tuo Maestro. La realtà è che noi ti affidammo a lui perchè ti rieducasse.
Drizzt : Adesso lo ricordo... Ma sono venuto qui per sapere se avete modificato il mio essere, assieme alla mia memoria... Voglio sapere se i miei attuali ideali mi sono stati inculcati tramite la magia o tramite l'educazione.
Mago : Non abbiamo alterato nulla di te. Eri malvagio perchè eri cresciuto tra il male, ora sei buono perchè sei cresciuto tra il bene. Nessuno è buono o malvagio per natura, dipende tutto dalla nostra educazione e cultura razziale.

Lo aveva sempre saputo. Eppure, ora che si sentiva dire di non essere malvagio per natura, tutto gli apparve più semplice. Aveva fatto quel viaggio solo per sentire quelle parole, parole che non avrebbe mai dimenticato.
Il suo dilemma era risolto, poteva andarsene in pace.
E, mentre si cercava una locanda per la notte, pensò al guerriero elfico. Era bello sapere di avere ancora qualcuno da battere. Un giorno ci avrebbe provato.

_______________________________________________________

Fu svegliato da un corriere che aveva un incarico per lui, riguardante il Garden. Chiamò Perseo e si fece mandare in aiuto il Compare.
Le avventure non finivano mai.
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Alexandra Schwarzlight ha scritto:tu sei un caso a parte, sei la trollface scesa in terra.
Otta
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La svolta

Messaggio da Otta »

La svolta


‘Sei pronta?’

‘Che domande, certo!!’

‘Sei sicura di voler venire? È una tua scelta?’

‘Penso di essere grande abbastanza per sapere bene cosa voglio fare!’

‘Non si è mai grandi abbastanza…’

‘Vorrà dire che lo diventerò! Andiamo, tra poco le carovane ripartiranno’


L’acqua ghiacciata appena presa dal pozzo vicino al grande santuario scendeva velocemente nella gola facendo rabbrividire il corpo affaticato della ragazzina. I suoi capelli riccioluti lunghi fino a metà petto e legati verso l’alto da un semplice laccetto erano bagnati dal sudore. Davanti a lei Aeron si asciugava il volto che aveva poco prima immerso nell’acqua.

‘Come sto andando? Sono migliorata?’

‘Abbastanza. Anche se sei troppo avventata, sei prevedibile…’

‘Insegnami qualche trucco!’

‘I trucchi si imparano sul campo, hai ancora tanto da migliorare…’

‘Ho ancora quindici anni, di tempo per imparare ne ho a bizzeffe!!!’

Sulla strada principale c’era un grande via vai di gente. Tantissimi mercanti abbigliati con un particolare turbante in testa parlavano con la gente di Cleyra, si disperdevano per le varie viette della città, in particolare si dirigevano verso sud, nella zona più vicina all’uscita verso il deserto, dove accanto al pericoloso vortice di sabbie mobili erano nate delle piccole miniere.

‘Sono i mercanti del deserto…’

Aeron si avvicinò ad un paesano e chiese informazioni.

‘Sono giunti fin qui per le nostre pietre! Dopo attenti studi hanno scoperto che contengono una particolare lega di ferro simile al mitrhil per leggerezza ma un po’ meno resistente e meno costoso. Le porteranno al campo militare di Esthar dove un gruppo di ricercatori le fonderà per costruire i loro famosissimi fucili a laser… Roba troppo moderna per noi… Ma purtroppo il nostro paese ha bisogno di fondi…’

Aeron corse subito dalla sorella minore senza aspettare che il cleyriano finisse il proprio discorso.
Per la prima volta Otta vide il viso del fratello scomposto da una strana smorfia, un incrocio tra il sorpreso ed il trionfante.

‘Otta, i mercanti portano le pietre ad Esthar!’

‘E bravi, che devo dire??’

‘Non capisci? Si vede che la geografia non la studi… Esthar possiede uno dei migliori presidi militari di tutto il mondo!! Se non colgo l’occasione rischierò di rimanere intrappolato in questo buco di villaggio per sempre!’

‘Vuoi andare ad Esthar? E pap…’

‘Non ce lo permetterà mai, lo so… Ma io voglio imparare a combattere meglio, voglio diventare un guerriero… Cleyra non è fatta per dare alla luce combattenti… Voglio allenarmi con persone forti…’

‘Voglio venire con te! Voglio diventare anche io un guerriero forte!’

‘Non ti prenderanno mai, sei femmina!’

‘Chi te lo dice??? Sono sicura che invece mi tratteranno con riguardo proprio perché di guerrieri donna ne esistono pochi al mondo!!’

‘Contenta tu… Torniamo a casa o nostro padre ci lincerà…’

La sera arrivò in un attimo. L’atmosfera in casa era piuttosto tranquilla. Aeron sedeva a leggere da una parte, il loro fratellino di undici anni era fuori a fissare una fila interminabile di formiche. Il padre preparava la cena e cercava l’aiuto della figlia per apparecchiare.

‘Otta dai, dammi una mano… Visto che, al contrario di tuo fratello, hai deciso di ‘evitare lo studio’, almeno per oggi spero, cerca di dare una mano qui… Queste cose una donna le deve saper fare’

‘Ma io diverrò ricca e avrò un sacco di servi che faranno i lavori di casa…’

‘Eh, magari… Se mai diventerai ricca i tuoi servi dovrai comunque istruirli… E poi non è bene lasciare fare tutto a loro… Un vero padrone sa anche lavorare e dare aiuto quando serve, deve dare l’esempio…’

‘Ma se divento un guerriero mercenario pieno di soldi a casa non ci starò mai…’

In quell’istante cadde il silenzio. Aeron abbassò il libro per seguire la scena. Il padre era turbato e guardava la figlia con fare più intimorito che sorpreso.

‘Cosa vuoi fare? Ma sei pazza?? Vuoi rischiare di morire???’

‘Non morirò mica, sono forte!’

‘Lo so che sei forte, sei mia figlia! Ma lo sai che i soldati sanno usare le armi?’

‘Io so usare una spada corta!’

‘E chi te l’ha insegnato? Ma soprattutto dove l'hai presa???’

Otta si accorse di essersi fatta scoprire. I suoi allenamenti lungo l’intricata corteccia del grande albero erano sempre stati un loro segreto. Le armi che da piccoli Aeron aveva rubato erano state ben nascoste in una cavità coperta dalle edere. Gli occhi della ragazza avevano paura di cercare aiuto nello sguardo del fratello.

‘Rispondimi’

‘Sono stato io. E ho raccattato io le armi. Anche il mio sogno è quello di diventare un guerriero’

Aeron dalla sua postazione aveva risposto, alzando in alto la mano destra, con una naturalezza ed una tranquillità tali che sorpresero il resto della famiglia. Il fratellino minore, sentendo urlare il padre, si era affacciato sulla porta di casa.

‘Otta, anche se avete solo due anni di differenza, tuo fratello è grande, non puoi sperare di emularlo divertendoti a fare tutto quello che fa lui! Si vede che devi ancora maturare…’

‘Non lo voglio imitare, combattere mi piace!! Quando ci alleniamo insieme io mi diverto…’

‘Allora dura da tanto questa cosa!!! Per quanto tempo me lo avete tenuto nascosto?’

Il padre era furioso. La discussione continuò a lungo fino a quando tutta la famiglia decise di darci un taglio e di andare a dormire.

‘Domani continueremo il discorso’

Mancavano ancora quaranta minuti prima della mezzanotte.
Otta non riusciva a dormire. Si sentiva delusa da suo padre, non pensava che l’avrebbe presa così male. Dalla finestra il cielo appariva limpido e le stelle dominavano quel manto oscuro. Una strana ombra apparsa all’improvviso dall’esterno la fece cadere dal letto dallo spavento. Aeron si era arrampicato e le faceva segno di aprire l’imposta.

‘Maledetto, non farlo mai più!!!’

‘Zitta o ci sentiranno. Ora siamo in ballo e dobbiamo ballare, a mezzanotte approfittando del fresco che di giorno non c'è i mercanti attraverseranno il deserto e si dirigeranno ad Esthar. È la nostra ultima occasione. Dobbiamo andare adesso’

Senza pensarci Otta chiese al fratello di darle le spalle e si mise dei vestiti comodi per il viaggio.

‘Non vuoi lasciare nulla scritto per nostro padre?’

‘Aeron, tu non hai scritto nulla?’

Il ragazzo scosse la testa.

‘Fa veloce però! Dobbiamo anche andare a prendere le armi prima!!!’

Otta si avvicinò al tavolino, accese la candela e intinse la piuma bianca nell’inchiostro. Non sapeva da dove cominciare. Decise di scrivere in maniera discorsiva il dialogo che lei ed Aeron avevano avuto quel pomeriggio dopo l’allenamento aggiungendo altre parti.

Papà,
so che soffrirai per questo ma noi siamo decisi. Vogliamo diventare guerrieri, cosa che non riusciremo a fare quì a Cleyra. Vogliamo imparare a combattere, vogliamo allenarci con persone forti! Noi abbiamo tutta la volontà del mondo, e crediamo in questo sogno. Perdonaci ancora ma siamo convinti di questa nostra scelta!

I tuoi figli Aeron e Otta


Il ragazzo lesse il tutto velocemente.

‘...Melodrammatico…’

‘La prossima volta lascia tu qualcosa di scritto!!!’

I due fratelli presero il minimo indispensabile dalla casa: uno zainetto di stoffa, dei pezzi di pane vecchio, piccoli stracci, due borracce d’acqua e tutto ciò di cui potevano aver bisogno. Ad un tratto Aeron si fermò e si mise a fissare la sorella.

‘Sei pronta?’

‘Che domande, certo!!’

‘Sei sicura di voler venire? È una tua scelta?’

‘Penso di essere grande abbastanza per sapere bene cosa voglio fare!’

‘Non si è mai grandi abbastanza…’

‘Vorrà dire che lo diventerò! Andiamo, tra poco le carovane ripartiranno’

I due saltarono fuori dalla finestra, corsero verso sud silenziosamente, coperti solo dall’oscurità della notte.
Mancavano venti minuti alla mezzanotte.
Per la prima volta strapparono via le edere che nascondevano alla vista le loro spade, le allacciarono uno alla cintura, l’altra a tracolla e ripartirono velocemente.
Mancava un quarto d’ora alla mezzanotte.
Durante la discesa dell’albero i due fratelli non fiatarono, non si rivolsero proprio la parola. La loro mente ordinava alle proprie gambe di aumentare la velocità, nient’altro.
Giunsero alle radici e alle soglie del deserto due minuti prima di mezzanotte. Non si erano mai allontanati così tanto dalla loro casa. Rimasero un istante immobili, un po’ spaesati a riprendere fiato. Tempo qualche secondo per intercettare le luci dei mercanti e via in un’ultima corsa contro il tempo. Il gruppo era appena partito quando i due fratelli riuscirono a saltare dentro una carovana e a nascondersi dietro al pesante carico. Le leggerissime scosse che il veicolo produceva durante la traversata fecero subito prendere sonno alla ragazza mentre Aeron, da un foro tra le rocce, guardava la tempesta che circondava il grande albero divenire sempre più sfocata, fino a soccombere sotto l’orizzonte oscuro della notte.

'Esthar aspettaci!'
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'Ma nei miei sogni lo vedo morto impiccato! E non è una fantasia erotica di bondage!'
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Recks
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Capitolo 1/3. Searching the truth.

Messaggio da Recks »

La famiglia di Recks era proveniente da Kilika, la quale era un paesello disperso nel mare di Spira, in mezzo a Luka e Besaid. A quei tempo la città non era di certo una tra le più ricche, ma tutto il popolo viveva abbastanza bene; una famiglia, quella dei Brightsea, viveva davanti al molo.
Il padre e la madre lavoravano come venditori di armi: le lavoravano di fronte al molo e poi vendevano i loro prodotti ogni volta che la nave attraccasse.

Domenica, il giorno in cui tutto cominciò

Quella lontana domenica, sebbene così vicina nella memoria di Recks, attraccò una nave; l'imbarcazione aveva una stile alquanto particolare: ogni parte di quel gigantesco veicolo marino era ricoperta di ghirigori vari, persino la gigantesca scritta al centro di essa, Horizons, era sovrastata da decorazioni floreali in rilievo.
Il ragazzo era ancora molto giovane, però gli pare di aver visto quella nave più di una volta: Horizons percorreva i vasti mari e oceani, creando vere e proprio gigantesche rotte; era chiaro quindi che fosse una nave da crociera di lusso...ma Kilika era una meta così tanto desiderata dai nababbi?
C'era qualcosa di magico in quel paese, una leggenda attirava i riccastri- così li chiamava il cadetto da piccolo- che volevano assolutamente scoprire se fosse realtà o no; una baia, nascosta dalle foreste, dalle abitazioni e dal tempio ospitava un tesoro inestimabile.
Lo stemma di Kilika forse, un oggetto in mano al tempio dell'omonima città molto tempo fa, perduto in una guerra civile. L'uomo che rubò lo stemma era ignoto a tutti, si dice solo che era un uomo di chiesa, quella chiesa che era basata sui dogmi inflessibili e severi e nella quale Recks credeva. DI fronte alla religione, come alla legge non dubitava mai, aveva sempre creduto, sebbene ci fossero state delle delusioni evidenti, su esse.
Quel simbolo non aveva solo un valore simbolico, conteneva una serie di informazioni che avrebbero indicato a tutto il popolo un modo per tener lontano la città da un mostro, un colosso spaventoso di nome Sin.
Sin era un'entità particolare, la quale sembrava essere così onnipotente di fronte a tutti coloro che subivano un suo attacco; Recks si ricordava che ai suoi tempi Kilika non era mai stata attaccata da quel mostro orribile.
L'Horizons era ormai vuota, tutti i turisti camminavano per le vie di Kilika, tutti alla ricerca di quel tesoro che faceva gola a tutti...anche il bambino voleva trovarlo, in fondo a un Kilikiano sarebbe spettato quel prezioso oggetto. Il sole, mentre lui pensava in modo negativo dei "riccastri" colpiva coi suoi raggi la faccia, fin troppo abbronzata a causa del contatto prolungato con esso; i capelli castani si mossero leggermente insieme alla sua testa, la quale ruotò in direzione della foresta, dalla quale proveniva un'immensa nube di fumo.

Fumo.

Era il segnale che qualcosa non andava bene: in quel paese si faceva sempre così... ma che era successo? Improvvisamente il suo corpo fu trascinato di forza dai suoi genitori, i quali si diressero, insieme a tutta la famiglia verso la foresta.
Vide il mare muoversi...quello che tutti non volevano succedesse stava accadendo.
Un mostro era apparso nella foresta: una scaglia aveva devastato alcuni alberi e ora stava fronteggiando una serie di guardie del tempio; padre Eido, il capo del tempio stava usando un ciondolo per castare incantesimi.
Il combattimento era intensissimo: due guardie colpivano con la spada il mostro, mentre il capo del tempio si preparava a lanciare un incantesimo di fuoco.



Eido:Rose e Leonard Brightsea, chiamate gli altri che sono rimasti a Kilika! Io tengo Recks con me!
Rose Brigthsea: Matthew, Mario..venite con me.



Il ragazzo non osò continuare quella sorta di flashback, diapositive che viaggiavano nella mente, proiettandole.
Cercò di pensare ad altro, su quella nave che lo portava a Kilika

Era il momento di una svolta.
Era il momento di scoprire una volta per tutte la verità e di smascherare quei travestimenti e quelle ombre che coprivano i sospetti di un complotto; a quanto pare, o almeno questo Recks aveva capito, più morti erano state occultate dal sacerdote della città Padre Eido nell'incidente con Sin... ma com'era possibile?
In fondo non aveva mai dubitato di lui fin dall'inizio, ma nemmeno dei suoi fratelli del resto, che credeva fossero andati in un posto migliore, a sorvegliarlo e a decidere di lui nei periodi più critici; erano sempre stati la sua ombra e questo era sia un bene che una maledizione.
Ora che loro era sia una brutta faccenda che, anche se in cuor suo era brutto da dire, un sollievo; in quei giorni su di lui pesava un grande fardello: doveva scoprire la verità.
Verità... Recks si chiese se quelle apparizioni fossero davvero così reali

Improvvisamente la barca si fermò e diede vista a una Kilika stranamente diversa: completamente vuota e disturbata solo dal rumore delle onde che si scagliavano sulle impalcature e i ponticelli di legno.

Era il momento del rituale.

Recks, che pareva osservato ma noncurante di questo, prese dalla custodia il suo bastone e decise di affrontare dall'inizio quel trattamento che gli avevano affibbiato i Kilikiani.
Improvvisamente sentì del calore dietro di lui; un altro mago stava per attaccarlo e lui non se n'era accorto in tempo.


Mago concorrente 2: FIRE!
Recks:scusami, ma ho molte faccende da sbrigare, sarebbe davvero affascinante combattere con te. Scusami ancora!

Il mago cadde a terra, probabilmente svenuto. Le erbe che aveva sgraffignato dal laboratorio in accademia (sebbene illegalmente) erano state utili del resto. Il ragazzo era determinato più che mai a sapere la verità e niente e nessuno l'avrebbe fermato.
Si addentrò in un vicoletto abbastanza malagevole, ma adatto per potersi nascondere e difendersi dal mago che aveva visto avvicinarsi. Si nascose dietro una cassa di ferro, contenente del pesce e poi aspettò che l'altro concorrente arrivasse. A quanto pare per il rituale c'erano molti concorrenti.
Ricordava quella volta in cui il suo mentore, Padre Eido, gli raccontò del rituale: era un test molto competitivo, anche se a quei tempi non capì bene le parole del suo maestro: " Molti cercano la verità: è un bene prezioso. Potrai quindi intuire che quindi molti combattono per averla". Da piccolo pensava che fosse una sorta di massima, ma si rese conto col tempo che era proprio la realtà. Nella vita si doveva combattere per i valori che si cercano e lo stesso valeva per la verità. Sorrise leggermente e poi tornò a concentrarsi sul suo target.

Sorrise ancora, sentendosi un bastone puntato quasi alla nuca.


Recks:siete davvero bravi. Mi dispiace davvero non avervi in accademia, sareste una risorsa importante.
Mago concorrente 3: anche tu sei altrettanto bravo, ti sei accorto che stavo aggirando la tua trappola fin dall'inizio.
Recks: mi ero fatto un'idea sbagliata. Credevo che un petardo nascosto da un vanish sarebbe stato utile, ma mi stupite davvero, avete delle capacità sensoriali davvero sviluppate.
Mago concorrente 3: BLIZZARD!
Recks:SHELL!

Una stecca di ghiaccio aveva come obiettivo il petto di Recks, ma lo scudo protettivo trasformò il ghiaccio in una polvere dai colori sgargianti, che svolazzò mirando al bosco, trasportata dal vento. Il dolore di quell'incantesimo, se pur in minima parte, si sentiva e il bibliotecario accademico fece una smorfia di dolore.
Il combattimento continuò però a piano ravvicinato: lo sfidante di Recks lo colpiva con il bastone come se fosse una spada; il Kilikiano non poteva fare altro che difendersi con dei protect, ma questo avrebbe solamente ritardato la sua imminente sconfitta. Decise di sfoggiare la sua arma segreta: dopo tanto tempo era riuscito a controllare la magia con una mano sola.
Dopo un colpo molto forte inflitto alla faccia da parte del rivale Recks decise di concentrarsi e di castare un potente tuono sul corpo del concorrente.

Una scarica elettrica pervase il suo corpo, facendolo svenire.
Più in là, dalla parte più alta del bosco che dava al tempio due persone stavano commentando il suo modo di combattere


???:è come se non volesse combattere...
???:non dire sciocchezze Mar! Lui vuole combattere.
Mar: avrebbe fatto di meglio
???: e tu che ne sai, non l'hai mai visto!
Mar:se per questo nemmeno tu Matt
Matt: sta cercando di non sfogarsi troppo, è tremendamente scosso.
Mar:ma è così che lo vogliamo noi.
Matt:...già.
Sarachan89
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Re: FanFic Garden

Messaggio da Sarachan89 »

Il passato di Sarachan

Tutto iniziò da quel giorno...
Era una mattina d'estate...
venni svegliata in un modo poco piacevole da mio padre Ryo....

Sara: uuuhn..... <.<
Ryo: Svegliati dormigliona! Oggi tocca a te andare a procurare il cibo nel bosco!
Sara: uffi... ma non potevi svegliarmi in un'altra maniera? lo sai che non mi piace quando mi svegli facendomi il solletico al naso cn una piuma!
Ryo: Ma questo è l'unico modo sennò ti svegliavi a mezzogiorno U_U cmq ti conviene andare sennò dopo ci tocca saltare il pranzo!
Sara: ma uff!!! ok!

Mi alzai, feci apparire le ali (quando dormo danno fastidio) e mi fiondai in cucina dove c'èra mia madre Haruka che mi aveva preparato la colazione

Reiko: Prima di andare nel bosco fa colazione!
Sara: ok! ah posso chiederti una cosa?
Reiko: si?
Sara: è da tempo che mi chiedo.... ma io sono l'unica che riesce a nascondere le ali e farle apparire a mio piacimento?

in quel momento mio padre venne in cucina

Ryo: Dovresti saperlo ormai! è per via del tuo sangue misto! Sei metà angelo e metà umana!
Sara: l'unica del villaggio che è di sangue misto...
Reiko: guarda il lato positivo... puoi nascondere le ali mentre dormi così non danno fastidio! Però tutti quelli del villaggio....
Ryo: ormai siamo abituati.....
Reiko: beati voi angeli.... voi siete longevi, mentre noi umani no! Sara, tuo padre ha ancora l'aspetto di quando l'ho conosciuto, ma io ormai sto invechiando!
Sara: mi dispiace per voi umani....
Reiko: Tu hai 34 anni, ma sei ancora giovane come se ne avessi 19... 19 per l'età umana intendo, cioè una ragazza! a 34 anni noi siamo adulti...
Sara: ....

Finì di fare colazione e mi fiondai fuori.
Andando verso il bosco incontrai il mio più grande amore: Hiro.
era alto 1.77, aveva lunghi capelli biondi legati con una coda di cavallo, aveva gli occhi azzurri come me. aveva un carattere freddo e distaccato ma con me sembrava tutta un'altra persona... aveva delle ali meravigliose, le più belle che abbia mai visto e sapeva volare meglio di tutti noi angeli.
Inoltre eravamo amici fin dall'infanzia ma crescendo scoprimmo che non c'era semplice amicizia tra noi due, ma una cosa molto più grande...


Sara: Ciao Hiro!!!
Hiro: Ciao Sarachan! dove vai?
Sara: Mi tocca andare a procurarmi il cibo perchè sennò nn pranziamo ^^' E tu? che ci facevi qui tutto solo?
Hiro: ho un brutto presentimento.... come se dovesse accadere qualcosa di terribile...
Sara: qualcosa di terribile? tipo?
Hro: non saprei... qualcosa che cambierà il nostro futuro... non so per certo...
Sara: nah! vedrai che andrà tutto bene! E che cosa dovrebbe cambiare il nostro futuro? di solito hai sempre brutti presentimenti ma sono sempre state banalità!
Hiro: questo è vero! e magari non accadrà nulla!
Sara: Già!
Hiro:ah ti và se questo pomeriggio ci facessimo un giro per il bosco? Ti vengo a prendere io!
Sara: ok! ^_^ a dopo allora! Ciao!

Diedi un bacio a Hiro e andai nel bosco.
Andai al fiume poco lontano e cominciai a pescare...

Riuscì a pescare solamente 3 pesci... tornando al villaggio sentì un rumore strano dietro ad un cespuglio e così cn molta cautela andai a controllare: era un pulcino di chocobo, però era di un colore strano...era d'orato...
però appena mi vide fuggì in un'altro cespuglietto vicino

Sara: Che ti succede? hai perso la mamma? non ti preoccupare... vieni qui! ^^
Chocobo: kuè....
Sara: Dai! non ti faccio niente ^^
Chocobo: kuè...

Il piccolo chocobo uscì piano piano dal cespuglio e venne lentamente verso di me. una che mi aveva raggiunta mi misi ad accarezzarlo. tutte le sue paure scomparvero e si strofinò su di me!

chocobo: Kuè! ^^
Sara: Sei una femminuccia! che carina che sei! Scusa ma ora devo tornare a casa!

Mi alzai e mi incamminai verso il villaggio. Mi accorsi che la piccola chocobo mi stava seguendo, così decisi di tenerla con me e di chiamarla Shiny.
poco dopo ritornai al mio amato villaggio e incontrai di nuovo Hiro nello stesso posto; mi stava aspettando!

Hiro: bentornata! ehi che è quel chocobo? sarebbe il pranzo?
Sara: ma nooooo <.< Shiny non badare a questo cattivone!
Hiro: Gli hai già dato un nome?
Sara: si me lo tengo!
Hiro: a guardarlo bene... è un chocobo d'oro! E' rarissimo incontrarne uno!
Sara: sul serio? wow!
Hiro: ho il sospetto che con gli animale hai qualcosa di speciale... di solito i chocobo non si avvicinano alle persone!
Sara: lo credi veramente?
Shiny: kuè!
Hiro: certo! Ehm vuoi che ti accompagni a casa così ti, cioè vi faccio compagnia?
Sara: Ok! ^////^

Una volta a casa pranzai. Più tardi Hiro mi venne a prendere per uscire insieme, Shiny era in camera a dormire, quindi la lasciai li

Ryo: Aspettate un attimo...
Sara: cosa c'è papà?
Ryo: Non dimenticarti... Sei il prescelto della nostra razza...cioè il più forte che ha il dovere di proteggerci tutti... e se succede qualcosa a Sarachan sarai esiliato dal villaggio per il tuo mancato dovere...
Sara: papà... lo dici sempre ogni volta che usciamo insieme!
Hiro: e come dico ogni volta... so benissimo che è il mio dovere proteggere tutti, però io non proteggo sara per dovere... la proteggo perchè ci tengo molto a lei....
Ryo: si beh... ehm... andate pure...

Passammo l'intero pomeriggio a divertirci a volare, poi al tramonto andammo al bosco per una piccola passeggiatina.

Hiro: sai che giorno oggi?
Sara: uhm...
Hiro: oggi è il giorno che riceverai la tua spada... E te la consegno io personalmente
Sara: Davvero!!! wow!!
Hiro: l'ho ritoccata un pò... l'ho chiamata Angel blade

Hiro mi consegnò l'angel blade... sul manico c'era raffigurato un cuore con delle ali d'angelo...

Sara: ma questo simbolo è...
Hiro: Già... il simbolo del nostro amore... perchè... ecco.. io ... vorrei restarti accanto per sempre....
Sara: Hiro.. pure io vorrei restarti accanto per sempre! Ti amo tantissimo!

Dicendo questo lo abbracciai forte, mentre Hiro rispose il "ti amo" con un dolce bacio

All'improvviso sentimmo uno strano rumore provenire dal villaggio.
Corremmo all'entrata del bosco e vedemmo una catastrofe.... tutte le case erano distrutte e avvolte dalle fiamme, si sentivano continuamente degli strani rumori (erano spari, ma ignoravo l'esistenza delle armi da fuoco)

Sara: Ma che succede!!!
Hiro: Sara tu stai qui e non ti muovere!!!
Sara: eh?!

Hiro tirò fuori la spada e volò ad una velocità incredibile al villaggio. Poi mi ricordai il brutto presentimento che mi aveva detto, così spaventata mi armai della mia nuova spada e mi fiondai al villaggio.
appena atterrai vidi una scena che mi sconvolse... vidi per la prima volta un'arma da fuoco e che cosa potevano fare... un umano vestito di blu sparò ad un angelo... il corpo di quest'ultimo sparì all'improvviso lasciando solo del sangue e delle piume...
L'umano mi notò e con un sorriso mi puntò l'arma contro, ma mi protessi in tempo cn un protect, poi mi fiondai contro di lui e lo uccisi con l'angel blade.
incominciai a correre a cercare Hiro uccidendo vari soldati per strada... e vedendo sangue e piume dappertutto.... più ne vedevo e più avevo paura per Hiro... lo vedevo da nessuna parte....
Durante la ricerca vidi un corpo umano a terra e nn era quello di un soldato... era mia madre...
La raggiunsi e tentai di farla riprendere.... ma fu tutto inutile.... Allora disperata continuai a cercare Hiro sperando che almeno lui fosse ancora vivo...
NN feci molta strada che ritrovai mio padre a combattere cn u umano diverso dagli altri incontrati fino ad ora... Solo dopo 5 anni seppi il nome di questo umano: Gabriel Alexander
Mi avvicinai di più ma mi fermai di scatto vedendo Gabriel sparare mortalmente a mio padre...
L'assassino mi vide e venne verso di me puntandomi l'arma contro. Io ero a terra in ginocchio con le lacrime agli occhi e più si avvicinava a me e più tremavo... Gabriel premette il grilletto, e io chiusi gli occhi... sentì lo sparo, però non mi aveva colpito... ma allora a chi aveva sparato?
Riaprì gli occhi e vidi una figura famigliare davanti a me che cade all'indietro e io l'afferrai al volo...

Sara: Hiro!!!! Perchè?!
Hiro: S-scappa!!
Sara: Ma ...
Hiro: io non ce la farò... Tu sei l'ultima rimasta della nostra razza... Ti prego scappa!
Sara: No!! Io non fuggirò da sola!!!
Hiro: No... ti ho detto che non ce la farò... scappa!!
Sara: ....
Hiro: sara...

Hiro mi accarezzò e mi baciò, infine sparì.... lasciando solo ad una marea di piume...
Non ebbi nemmeno la forza per piangere... alzai lo sguardo e vidi Gabriel davanti a me che mi puntava l'arma contro

Gabriel: Tu ora non sei l'ultima della tua razza, perché adesso ti spedisco all'inferno come tutti i tuoi compagni!
Sara: .....
Gabriel: e non reagisci??? Così non mi diverto.... bah! ti lascio qui a marcire, tanto senza i tuoi compagni morirai sicuramente! Addio stupido angelo!

Gabriel se ne andò con i suoi soldati lasciandomi completamente sola in mezzo al villaggio...
Rimasi nella stessa posizione per alcune ore a fissare il vuoto finché non sentì qualcosa toccarmi... Mi girai e vidi che era Shiny.... era ferita, ma miracolosamente rimasta viva....
La presi in braccio, la abbraciai e infine scoppiai in un pianto disperato....

Il giorno dopo mi resi conto che non aveva senso di restare lì, così dopo aver seppellito mia madre e le piume dei miei compagni, partì insieme a shiny alla ricerca di una nuova casa...

5 anni dopo ne trovai una: la Guenda...
Ultima modifica di Sarachan89 il 25 ott 2008, 14:49, modificato 1 volta in totale.
Sabin_mn
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Strane apparizioni

Messaggio da Sabin_mn »

Lo Zoolab aveva bisogno di nuovi mostri.
Partendo da Besaid dove gli altri si stavano godendo le vacanze Sabin iniziò a cercare nuove prede :sdevil

Quella foresta era oscura, ma Sabin era sicuro che avrebbe trovato quello che cercava.

Il caldo era reso insopportabile dalla cortina di umidità che si alzava dal suolo, una cortina che faceva filtrare la luce solo parzialmente, rendendola spettrale.
Riusciva a vedere il suo respiro in quella nebbia.
Fu costretto a togliersi la maglia, altrimenti si sarebbe sciolto, ma la situazione non cambiò più di tanto: il vento che soffiava era bollente.

Con il fucile in mano si faceva strada tra le felci, tagliandole con un coltello quando non riusciva a penetrarle.
Aveva una sete incredibile, ma non era il momento di bere: aveva avvistato un mostro interessante e non aveva intenzione di lasciarlo scappare.

Il mostro stava pigramente bevendo in un torrente lì vicino, senza preoccuparsi di niente.
Sabin si avvicinava sempre di più, fino ad arrivare a un cespuglio piuttosto folto.
Da lì avrebbe potuto puntare tranquillamente il mostro e sparargli.

Stava giusto imbracciando l’arma quando un fulmine squarciò il cielo, un fulmine terribile e spaventoso, tanto vicino da far fuggire il mostro.
Sb: Maledizione…
Uscì allo scoperto irritato e si diresse verso il torrente.
Sb: L’acqua è limpida… Posso darmi una rinfrescata.
Detto questo iniziò a lavarsi.

Un altro fulmine, ancora più vicino.
Poi altri tre in rapida successione.
A quel punto anche Sabin iniziò ad aver paura, non era saggio rimanere vicino all’acqua…
Stava per allontanarsi quando qualcosa gli si avvicinò.

Quel qualcosa era talmente tanto avvolto da una luce intensa da non riuscire a capire chi o cosa fosse.
Fatto sta che si avvicinava sempre di più.
Sb: Ma che… O.o
Ormai la figura era riconoscibile.

Un uccello molto grande dalle piume a punta gialle e dal becco lungo era lì a un metro da lui, guardandolo.
All’improvviso sentì una voce.

???: Scu… Scusi!
Sb: Chi è? O.o
???: Sono io!! Qui davanti… No non lì, più a destra… No troppo a destra -.- a sinistra! Ecco… Ancora un po’… Bene fermo così!
Sb: U… Un uccello parlante? O.O
???: Che c’è di strano? -.-“
Sb: Eh… Eheh…O.o
???: Mi chiamo Zapdos, sono il Pokèmon uccello del tuono leggendario U_U
Sb: Un… O.o
Zapdos: Sì esatto U_U e chiudi la bocca che entrano le mosche >_>
Sb: Giusto… Ma che ci fai qui? O_O
Zapdos: Ma nulla di che, avevo intenzione di andare a rompere un po’ le balle a una certa Accademia SeeD… Sai per caso dov’è?
Sb: Cosa vuoi fare?
Zapdos: Te l’ho detto, rompere un po’ le balle, un blackout, roba del genere…
Sb: Beh… Conosco l’Accademia ma non so dove sia…
Zapdos: Sai a chi devo chiedere?
Sb: Prova al Garden di Rinoa u.u
Zapdos: Sì certo, se non so dov’è l’Accademia figurati se so dov’è il Garden -.-
Sb: Ah O.o vero… Beh non so…
Zapdos: Capito va cerco da solo… Buona giornata >_>
Detto questo si alzò in volo e se ne andò ad una velocità incredibile, lasciando Sabin ancora a bocca aperta.

Ma gli imprevisti non erano finiti…

Ad nu certo punto un topo giallo con le orecchie dalle punte nere e dalle guance rosse spuntò da un cespuglio.
???: Pika che cazz…
Sb: Cos’è? O.o
Aveva un’aria alquanto truce, e sembrava stesse cercando qualcosa.
Sb: Ehm…
???: Azzo vuoi?
Sb: (Oddio O_O) Ehm… Posso aiutarti?
???: Ma lasciami in pace…
Sb: (Simpatico =.=) Cosa sei tu?
???: Sono un Pikachu, non si vede? >_>””
Sb: Ah ._. e come ti chiami?
???: Mi chiamo Enzo, finito con le domande a caxxo?
Sb: Cosa stai cercando?
Enzo: …Un’altra pallina…
Sb: Un'altra? E l’altra dove l’hai messa?
Enzo non rispose, ma continuò a frugare in silenzio tra i cespugli.
Sb: Enzo dove l’hai messa la pallina?
A quel punto il Pikachu si girò, l’espressione ancora più truce.
Enzo: Nel culo! E ora escimi da rompere!
Detto questo se ne andò brontolando.

Sb: Certo che ce n'è di gente strana in giro... O.o

Nessuna droga pesante o leggera o sintetica, funghi allucinogeni, droga musicale o gas ipnotici sono state utilizzate per la realizzazione di questo post
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