L'altro lato della barricata
  ● Autore: DarkSquall


Prima di consentirvi di inoltrarvi nella lettura (sempre sperando che non veniate terrorizzati dalla lunghezza del brano) vorrei infinitamente ringraziare Jin per il supporto datomi nella realizzazione di questa mia fiction. E’ infatti solo merito suo se ho avuto l’ispirazione di scriverla e senza le sue correzioni mi avreste inevitabilmente scambiato per un analfabeta.
Grazie Jinnuzzo =D

L’altro lato della barricata


Quella mattina si svegliò abbastanza tardi. La radiosveglia programmata la sera prima si accese e annunciò che erano le 10:30. Squall con un gesto istintivo si girò e fece cessare l’odioso bip che lo avvertiva che era ora di alzarsi. Passò un altro quarto d’ora prima che aprì gli occhi e si mise in piedi. Guardò l’ora. L’orologio digitale segnava le 10:47 e si rese conto che era proprio ora di sbrigarsi. Era stato da Irvine la sera prima e, nonostante la cena preparata dall’amico avesse fatto alquanto schifo, si erano divertiti. Ma adesso, alle 12 aveva un appuntamento con Rinoa che lo aveva invitato a pranzo, in quanto, a suo dire 'era da tanto che non si vedevano ’.
Ancora in boxer neri e canottiera dello stesso colore, si diresse in bagno, prese l’accappatoio e, dopo essersi spogliato, si infilò sotto la doccia. L’acqua era tiepida al punto giusto.
 
Quistis, la bella ex-professoressa/SeeD del Garden di Balamb era già in piedi da tempo, in quanto, dopo aver sconfitto Artemisia ed essere diventa presidentessa di Deling City, non aveva avuto più un attimo di pace. Erano già passati tre anni.
Quando, democraticamente, era salita al potere, aveva annunciato che non avrebbe cambiato il nome della città in “Quistis City" o “Trepe City"; lo riteneva una cosa stupida e poi, così, i cittadini che l’avevano votata potevano rendersi conto che non aveva manie di protagonismo.
Aprì la porta dell’ufficio accanto al suo e, prima che Jim potesse voltarsi, lo salutò con un amichevole “Buondì"
“Anche a lei, Signora" rispose questi
“Come procedono le indagini sul prossimo obiettivo?"
“Eccellentemente!" Rispose, fiero, il giovane.
Jim Hardy era un bravo ragazzo. Di buona famiglia, un genio dei computer, molto intelligente, con una laurea presa a Trabia e parecchio sveglio per essere un ventenne.
Era stato assunto dalla bella presidentessa come Hacker informatico ed aveva dato grandi risultati.
Purtroppo Quistis, grazie alla sua politica democratica, si era fatta dei nemici potenti.
Nemici che andavano eliminati.
 
Squall uscì dalla doccia e s’infilò l’accappatoio. Asciugandosi i lunghi capelli non potè fare a meno di notare che erano già le undici e mezza passate e che, se avesse voluto prendere alla sua amata un mazzo di fiori, avrebbe fatto meglio a darsi una mossa. Si vestì rapidamente e indossò la sua collana e l’anello, entrambi raffiguranti Griever. Quante emozioni. Quanti ricordi.
Ma era il passato. Il presente era ben diverso.
Dopo aver sconfitto la strega, tre anni addietro, aveva continuato a dirigere il Garden, mestiere molto noioso, specie per uno come Squall; così quando Quistis, circa cinque mesi prima gli propose quel nuovo lavoro, lo accettò molto felicemente. Era un lavoro sporco, il suo, eppure qualcuno lo doveva pur fare. In fondo, faceva ciò che aveva sempre fatto, giocava a fare l’eroe e “il buono della situazione".
Ma non gli andava giù che lo chiamassero assassino.
E’ vero, quello che faceva era uccidere, ma per una buona causa, e, in fondo era gente che meritava di essere mandata all’altro mondo.
Naturalmente ne aveva parlato con Rinoa, anzi a dire la verità Rinoa era l’unica a saperlo, in quanto lui ufficialmente era 'solo’ presidente di un normalissimo Garden anche se, in pratica, era Shu a mandare avanti la baracca.
Quando Squall aveva spiegato, usando parole lievi, alla sua bella, in cosa consistesse il proprio lavoro, lei aveva reagito con un ceffone.
Ma era quello l’uomo che amava e sapeva che avrebbe dovuto accettarlo per ciò che era, con i suoi pregi e difetti, quindi, dopo un primo mese di litigate, erano tornati a frequentarsi; anche se era sempre bene evitare l’argomento 'lavoro’.
Decise di fare due passi a piedi. Timber non era poi così grande e per di più loro abitavano in case relativamente vicine.
Per la strada passò da un fioraio e comprò un mazzo di rose.
Arrivato all’uscio suonò il campanello e, aspettando che la sua amata lo accogliesse con un bacio, guardò l’orologio per verificare di essere veramente in orario. Erano le 12:02. Due minuti sono irrilevanti, pensò. Non attese più di trenta secondi che Rinoa aprì la porta e vedendo le rose, fece un largo sorriso e gli sfiorò le labbra con un bacio.
Anche se non voleva darlo a vedere, Squall era proprio un romanticone.
“Posso entrare?" chiese con un sorriso.
“Ma certo, signore" rispose con aria ironica Rinoa.
Dalla cucina arrivava un buon profumino.
 
“Allora. Chi è il prossimo?" chiese con aria un po’ timorosa Quistis. Non gli piaceva pensare a ciò che stava facendo, ma anche a detta di Irvine, diventato il suo braccio destro, era necessario.
“Si chiama Axel. Abbiamo abbastanza informazioni e una foto su di lui. Vive in città, in un quartiere piuttosto malfamato, da quando sei al potere non fa altro che tramare come levarti di mezzo. E ti assicuro che non è proprio un gentiluomo. Viveva prestando protezione ai locali con la sua gang in cambio di un modesto compenso mensile" rispose Jim.
In realtà il compenso non era per nulla modesto, in quanto questo certo Axel pretendeva la bellezza di 30.000 Guil mensili, poco meno dell’incasso complessivo, dai ristoranti per i quali 'lavorava’ anche se nessuno gliel’aveva chiesto. Ma se non si pagava erano guai.
“..vedi, gestisce una specie di mafia." Spiegò il ragazzo indicando dei dati sullo schermo che aveva ottenuto grazie ai suoi informatori. “..e anche se sembra ci sia qualcuno ancora più in alto di lui, per ora credo sia meglio togliercelo di torno" continuò.
“E sia. Manda un’e-mail a Squall e informalo del lavoro. E ti raccomando, usa il nuovo sistema di criptaggio dati che ti ho portato" concluse Quistis.
 
Il sistema di criptaggio dati che la presidentessa aveva procurato era stato progettato da Zell in persona che, incredibile a dirsi, dopo aver studiato informatica, era diventato a dir poco il migliore esperto di programmi e software del mondo. Doveva essere una dote di natura.
E adesso lo scalmanato biondo viveva vendendo alle grandi case mondiali il frutto dei suoi studi e faceva la bella vita; inoltre, finalmente, aveva iniziato a frequentarsi con la ragazza con la treccia conosciuta in biblioteca.
 
Il pranzo era ottimo. Rinoa era una gran cuoca, largamente meglio di quello 'scongelatore di cibi surgelati ’ che era Irvine. Conclusero il pranzo con un bicchiere di vino rosato. A Squall piaceva particolarmente.
“Possiamo vederci anche oggi pomeriggio?" chiese timidamente Rinoa.
“Non credo. Penso che avrò da fare."
Entrambi capirono perfettamente che non era il caso di continuare la discussione. A Squall non piaceva parlare di 'lavoro’ e la sua amata preferiva far finta di non sapere nulla.
 
“Ecco fatto. Inviata. Gli ho chiesto di rispondere appena riceverà l’e-mail. Se tutto va secondo i piani per dopodomani al massimo il prete di città avrà un funerale."disse Jim premendo il tasto 'Invio’ del suo PC.
“Benissimo" disse Quistis facendo un cenno d’assenso con la testa.
 
Squall, tornando a casa, notò che faceva molto più freddo di quella mattina e che avrebbe fatto meglio ad indossare un paio di guanti. Ma non ne aveva con se quindi decise di lasciar perdere l’idea.
Tornò a casa e si fece un caffè. Aveva bisogno di qualcosa di caldo per rimettersi in sesto. Accese il fuoco e ci mise su la macchinetta. Intanto decise di controllare la sua posta elettronica. Accese il PC, regalatogli da Zell, ed effettuò l’accesso in Internet. Aveva due nuovi messaggi. Uno proveniva da 'studiotrepe@cittadeling.it’, l’altro da 'selphie.t@gardentrabia.com.’
Decise di leggere prima il secondo.
<<CIAO SQUALLUCCIO -gli aveva detto innumerevoli volte di non chiamarlo così, ma lei si ostinava a farlo- COME VA LA VITA??? IO QUI TUTTO BENE, HO CAPITO QUANTO SIA DIFFICILE DIRIGERE UN GARDEN..E IO CHE PENSAVO TU ESAGERASSI!!!SCHERZO!!!OK, TI SALUTO!!BACI BACI BACI
SELPHIE>>
Che cara ragazza che era Selphie. Non c’era un solo mese che non inviava una mail di saluti ai suoi vecchi amici, anche se, dopo essere diventata Presidentessa del Garden di Trabia, la cosa si era rivelata più difficile.
Infatti Selphie, dopo aver sconfitto Artemisia -o la 'Stregaccia’, com’era solita chiamarla lei- tornò al suo Garden natio, dove contribuì, con grosse somme di denaro e con parecchia manodopera, a ricostruirlo.
Così, quando gli studenti gli offrirono all’unanimità il titolo di Presidentessa, lei non se lo lasciò scappare.
“Oh, Selphie.." bisbigliò Squall appoggiando la mano alla fronte “ci fosse una volta che non ricevo mail da parte tua! Non come quel gallinaccio di Zell.." continuò.. “un genio coi Pc, miliardi di programmi e ci fosse una volta che si facesse sentire!" concluse, infine, con un sorriso sulle labbra.
Avrebbe voluto rispondere a Selphie, ma non ce la fece a trattenere la curiosità.
Aprì con un doppio clic la mail che non aveva letto, dimenticandosi, per l’ennesima volta, che era necessario aprirla con un altro programma per dis-criptarla; chiuse la lettera composta, così, soltanto da colonne di lettere e numeri e la riaprì con il software che Zell gli aveva fornito.
Finalmente riuscì a vedere il suo prossimo obiettivo.
Nella mail inviatagli indirettamente dalla bella professoressa, c’erano parecchie informazioni sul prossimo malcapitato e, oltretutto, c’era anche una foto.
“Ah, mio caro Axel..ma la mamma non ti ha mai detto che è pericoloso scherzare col fuoco?"..disse Squall spostando il cursore del mouse per chiudere la connessione.
“Ok..pomeriggio mi farò un giro per vedere di trovarlo.."
 
“Oh mamma..oh mamma..oh mamma!!!! Quistis!!!! Vieni qua!!!" urlò Jim con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
La presidentessa giunse di corsa.
“Cosa c’è? Che è successo??"
“Guarda qua. L’ho trovato!"
“Chi hai trovato?"Continuò, tesa, la professoressa.
“Lui. Quello che da due anni trama contro di noi...ehm contro di te, scusa. Vedi? Sostanzialmente non sappiamo un cazzo, ma sono riuscito ad intercettare una sua mail! So per certo che sia in contatto anche con Axel, parla anche di lui. Vedi? Ecco!" disse il ragazzo indicando lo schermo. Solitamente non toccava il monitor, ma il fatto che questa volta lasciò le sue belle impronte digitali confermava la sua eccitazione.
“Si..vedo..Ma..fammi capire... 'lui’ è questo? 'Il S Pino '??? E’ così che si chiama?" balbettò Quistis smontando la felicità del giovane..
“Si..in sostanza sappiamo solo questo.. sono riuscito a rintracciare una sola mail..potrei farcela ancora..
“Ok...è un gran passo avanti, no? Adesso non ci rimane altro che tenerlo d’occhio.. e a questo puoi pensarci solo tu, Jim" disse 'il capo’ rassicurando il ragazzo che era contenta del suo operato, per quanto non capisse che potesse farsene di uno strano nick.
“Grazie, Quistis" rispose questi.
Quistis notò che era la prima volta che la chiamava per nome. Doveva essere proprio felice.
 
Recatosi a Deling, Squall camminava a capo chino. Forse perché non gli andava di farsi vedere troppo in giro da quelle parti, forse solo perché non vedeva il motivo di alzarlo.
“Dovrebbe essere da queste parti" mormorò dando un ultimo sguardo alla stampa della mail.
“Si. Il posto è questo" si rassicurò.
 
Axel decise che non aveva nulla che gli tenesse al caldo la testa. Così, con aria indifferente come al solito, si diresse nel negozio d’abbigliamento più vicino. Entrò, salutò gentilmente com’era solito fare e si diresse verso degli scaffali sul fondo del negozio. Vide un cappello in lana che gli piaceva molto. Lo prese e se lo infilò nella tasca interna della giacca, accertandosi, come sempre, che quel negozio non usasse quelle odiose placche metalliche che si attaccano ai vestiti e suonano quando si cerca di uscire con un capo non pagato. No, per sua fortuna non lo facevano.
Si diresse all’uscita.
“Arrivederci, Signore" lo salutò gentilmente la commessa.
Non rispose.
Uscendo, il giubbotto sbadatamente non chiuso, si aprì leggermente, lasciando intravedere un’etichetta del negozio.
Non era mai capitata una cosa del genere alla commessa. Non sapeva come comportarsi.
“Emh..Signore, forse si è dimenticato di pagare un capo" disse, infine timidamente.
Axel tornò, stranamente, indietro.
“No, non ho dimenticato di pagarlo" rispose “L’ho rubato" concluse infine con un sorriso che lasciava trasparire una sfida.
La commessa si sentì impaurita. Avrebbe potuto lasciarlo andare, nessuno se ne sarebbe accorto. No, non era quel che sua madre le aveva insegnato; aveva sempre mantenuto una vita nella retta via dell’onestà e non gli sembrò il caso di trasgredire i suoi ideali; così fece ciò che gli sembrò giusto fare. Cercando di non farsi notare dal ladro compose il numero della centrale di polizia; quel piccolo negozietto, ovviamente, non aveva un sistema d’allarme né telecamere a circuito chiuso.
Il silenzio improvviso turbò il ladruncolo che, per sfortuna della povera ragazza si accorse del cellulare in chiamata.
“Volevi farmi beccare. Povera stupida. Cosa avresti avuto in cambio? Nulla. Forse dei ringraziamenti. Niente di più. Invece adesso cosa ci perdi?" E così dicendo, sotto gli occhi increduli della ragazza, sfilò la sua pistola dalla giacca e la puntò verso la ragazza.
 
Squall continuava a camminare a capo chino, guardandosi intorno per cercare di scorgere questo certo Axel.
Improvvisamente un suono sordo turbò l’interminabile silenzio. Uno sparo.
L’ex-SeeD si precipitò verso il luogo dove gli sembrava di aver udito il rumore.
Mentre ancora correva guardandosi intorno, vide uscire un tale da un negozio e scappare via. Era parecchio lontano, ma poteva notare con certezza che era l’uomo che cercava.
Istintivamente si mise ad inseguirlo, senza sapere se aveva intenzione di ucciderlo quello stesso pomeriggio o solo seguirlo per scoprire dove era andato.
Squall iniziò a sudare.
Le sue gambe si muovevano rapidamente e sopportavano magnificamente il peso extra del Gunblade che era nel suo fodero.
Nonostante stesse guardando avanti, arrivato davanti al negozio dove era stato commesso il furto, non potè fare a meno di notare il sangue che, a poco a poco, avanzava sulla moquette.
Il suo cervello riprese a pensare su cosa fosse giusto fare in quel momento.
Dopo un brevissimo lasso di tempo passato a domandarsi se sarebbe stato meglio continuare a seguire il suo obbiettivo, si precipitò nel negozio per assistere la vittima.
Corse dentro e si recò verso l’apparente cadavere. No, per fortuna non era ancora un cadavere; toccandogli il collo, Squall, si rese conto che non era ancora morta. Il sangue circolava ancora. Ma non era certo in buone condizioni; la pallottola l’aveva colpita vicino il cuore, mancando però, fortunatamente, il suo bersaglio.
Notò il cellulare della giovane ragazza e chiamò in tutta fretta l’ospedale cittadino. Dopo avergli spiegato, velocemente e con il fiatone, la situazione ed avergli fornito l’indirizzo, tornò fuori per vedere se Axel era ancora nei paraggi.
“Maledetto bastardo" mormorò tra se e se “Sei andato via, eh? Ma non preoccuparti. Ti trovo."
Si affacciò oltre l’angolo del vicolo e notò, con gran sorpresa, che il suo uomo lo stava attendendo appoggiato ad un muro.
Evidentemente era coraggioso. O amava le sfide. O era semplicemente pazzo.
“Ti stavo aspettando. Ma quanto ci hai messo per soccorrere quella stupida?" disse il giovane.
Evidentemente aveva notato che Squall lo seguiva e aveva deciso di 'battersi’ anche con lui.
Forse gli piaceva semplicemente uccidere.
L’ex- SeeD rimase impassibile come se non sapesse che tra poco lì ci sarebbe stato presto un altro cadavere da recuperare. Uscì dalla tasca la stampa già precedentemente controllata, gli diede uno sguardo e, infine, alzò gli occhi verso il giovane.
“Si. Sei tu. Ciao, Axel" disse allora.
“Che hai da guardare? Chi sei? Come conosci il mio nome?" rispose con voce tremolante il ragazzo.
Squall si accorse che adesso un brivido di paura si notava negli occhi del suo avversario.
“...Beh non m’importa chi sei! Prendi questo!" Urlò Axel sempre più spaventato, estraendo, per la seconda volta in una giornata, la sua pistola.
Prima di riuscire a far fuoco, si accorse di non averla più in mano; in compenso sentì un dolore lancinante provenire dalla faccia.
Aveva appena subito un sonoro pugno.
Un altro.
Un calcio.
Una ginocchiata.
Un altro pugno che lo gettò, definitivamente, a terra.
“Chi sei? Che vuoi da me? Non ho fatto nulla di male." Disse tremando e sputando del sangue, il ladro.
“perché l’hai fatto?" chiese Squall non dando retta alle sue domande.
“Fatto cosa?".
“Non vuoi dirmelo ?Non preoccuparti. Ti senti come la tua vittima di prima, vero? Sei stato stupido, caro. Se non avessi fatto nulla, forse avresti ritardato la tua ora di almeno un giorno".
Terminò di parlare, respirò pesantemente e alla fine tirò fuori il suo fidato Gunblade.
Non si fece intimorire dallo sguardo timoroso del suo avversario. Aveva già provato quella sensazione. Non era, certo, bello, ma in quel momento era fondamentale sentirsi più disumani possibile.
Respirò nuovamente e lanciò il suo fendente che colpì in pieno petto Axel; inoltre il proiettile venuto fuori dal fucile/spada dell’ex-SeeD alla sua pressione del grilletto aveva evitato la necessità di un altro colpo.
 
Jim era, come al solito, sul suo pc.
I suoi occhi s’illuminarono di una gioiosa luce.
Era riuscito ad intercettare un’altra mail di questo fantomatico 'Il S Pino ’.
Purtroppo non diceva niente di che. Confermava solo che lui fosse dalla parte dei cattivi.
Infatti era solo un’e-mail indirizzata ad Axel che non lasciava trasparire alcuna informazione importante.
Peccato solo che Axel non la leggerà mai, pensò Jim.
 
Era finita.
Axel era morto.
Squall aveva eseguito i suoi ordini.
Non era la prima volta che uccideva qualcuno e, probabilmente, non sarebbe stata l’ultima.
Non si sentiva né bene, né male. Non stava né meglio né peggio delle altre volte. Aveva soltanto, per l’ennesima volta, ripulito il mondo dall’immondizia umana.
Non si chiedeva mai se quello che aveva fatto fosse giusto o sbagliato, se avesse dovuto ricevere una nota di merito o essere arrestato. Non gli interessava e, come si ripeteva sempre:
“Non esiste giusto o sbagliato. Siamo solo da due parti opposte della barricata".
Niente di più vero. Chi poteva giudicarlo? Nessuno. Chi poteva punirlo? Nessuno. Chi poteva dire che ciò che aveva fatto fosse un favore al mondo o solo un massacro? Nessuno.
Si girò dando le spalle al cadavere e si allontanò. Non gli importava delle condizioni in cui aveva lasciato il defunto Axel, come sempre sarebbe stata Quistis a coprirlo e disfarsi delle prove.
Riprese a camminare a capo chino. Forse era semplicemente un vizio.
Nella sua testa passarono migliaia di ricordi. Era sempre così, quando faceva fuori qualcuno. Pensava, pensava sempre. Pensava a tutto. Ai suoi amici. Ad Artemisia. A Cid. Alla sua amata Rinoa. A Laguna, suo padre.
Ma pensava soltanto, non aveva rimpianti. Nessuno. Pensare lo distraeva dalla realtà, nient’altro, ma come al solito, non avrebbe avuto incubi sulle sue azioni.
 
“Quistis, presto vieni".
Era la seconda volta che la chiamava per nome. Doveva avere grandi novità.
“Ci sono! Cosa hai scoperto stavolta?"
“Ecco vedi? Un’altra e-mail dal nostro amato 'Il S Pino ’! Purtroppo non ci dice nulla di nuovo, conferma solo che chiunque esso sia, non è dalla parte dei 'buoni’ se capisci cosa intendo"
“Ma per cosa potrebbe stare quella 'S’? Forse per 'Signore’? I1 Signor Pino?! è questo che cerchiamo?"
“Beh, non è detto si chiami in realtà Pino! Potrebbe essere un nome in codice, potrebbe essere il riferimento a qualche personaggio storico, un nome d’arte..non possiamo saperlo. Sappiamo solo che lui si fa conoscere così.".
“Quindi ancora non abbiamo abbastanza informazioni su di lui, no?"
“Esatto. Pensa che buffo. Sappiamo che una persona merita di morire, ma non sappiamo nemmeno chi è...
“Già" rispose, fredda, Quistis, terminando la conversazione.
 
Squall prese un treno che lo condusse fino a Timber.
Camminando si ricordò che non aveva né risposto alla mail di Selphie né tanto meno confermato a Jim di aver ricevuto la sua mail. Lo avrebbe fatto una volta tornato a casa.
 
Rinoa camminava freneticamente intorno al tavolo di legno. Era piuttosto nervosa. Ogni volta che Squall 'aveva da fare ’ lei sudava freddo e il fatto che avesse già provato due volte a chiamarlo a casa senza ricevere risposta la allarmava ancora di più.
Decise di calmarsi. O almeno ci provò.
Squall sapeva il fatto suo, non si sarebbe fatto uccidere così facilmente, si ripeteva.
E se avesse incontrato qualcuno più forte di lui?
E se fosse stato preso di sorpresa?
Niente, non riusciva a darsi pace; per quanto cercasse di tranquillizzarsi capì che il pensiero di un’ipotetica brutta fine del suo amato aveva preso il sopravvento nella sua mente.
Accese il fuoco e ci mise su un pentolino pieno d’acqua dedito a preparare una camomilla calda.
Si sedette.
 
Squall era ormai a casa. Entrando vide che l’apparecchio della segreteria telefonica lampeggiava di rosso. Qualcuno aveva lasciato dei messaggi. Avviandosi verso l’attaccapanni sul quale avrebbe appeso il suo giubbotto, schiacciò il tasto che gli consentiva di ascoltare chi aveva cercato di contattarlo.
C’erano due messaggi.
<<Squall, sono Rinoa...emh..nulla, volevo solo sapere come stavi. Baci, ti amo.>> recitò il primo messaggio vocale.
<<Squall, sono sempre io, quando torni a casa, per favore, chiamami. A dopo>>
Anche il secondo era stato lasciato da Rinoa. Quella ragazza si preoccupava troppo.
L’ex-SeeD pensò che fosse giusto tranquillizzarla, così compose il numero che conosceva a memoria e attese una risposta.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
<<pronto?>>sentì dall’altro capo.
<<Rinoa, sono io, Squall. Sono tornato.>>. Venne interrotto dalla voce della sua amata:
<<Squall! Finalmente, ti ho cercato per tutto il giorno, come stai? Stai bene? perché non ti sei fatto sentire così a lungo? Io.... Scusa Squall, è che sono preoccupata per te, volevo tanto sentire ancora la tua voce.. Scusami tanto, ci vediamo domani, ok?".
<<Va bene. A domani. Ma la prossima volta, cerca di restare più tranquilla. So badare a me stesso. Buonanotte. Ti amo>>
Riagganciò.
Decise di chiamare Quistis prima di andare a letto.
Compose il numero e il telefono squillò una sola volta.
Com’era prevedibile, rispose Jim.
<<Studio Trepe, buonasera.>>
<<Jim, sono io, Squall.>> I due si conoscevano, anche se il loro rapporto era piuttosto formale.
<<Oh, Squall, dimmi.>>
<<Chiamavo per informarvi che è tutto a posto. Axel non si farà più sentire>>
<<Ah..hai già svolto il lavoro? Sei stato celere.>>.
<<Non mi piace tergiversare.>>
<<Giusto. Bene, informerò Quistis. Grazie per la telefonata.>>
<<Dovere. Notizie sul prossimo?>>
<<Non ancora. Credo ci vorrà un bel po’. Siamo dietro un pezzo grosso..forse 'Il pezzo grosso’..si fa chiamare 'Il S Pino ’, ma non sappiamo nient’altro. Non ho proprio idea di chi possa essere.>>.
<<Ok. Attendo notizie. Buonanotte.>>
<<Anche a te>>
Terminarono la conversazione.
Squall guardò l’orologio. Segnava le 22:43. Avrebbe preferito rispondere all’e-mail di Selphie, ma aveva avuto una giornata parecchio intensa. Lo avrebbe fatto domani. Si cambiò, si mise a letto e salutò il mondo chiudendo gli occhi.
 
Era tardi, Jim era fuori orario di servizio, ma come si poteva intuire, non svolgeva quel lavoro per lo stipendio.
Quistis era ancora nel suo ufficio.
Uscì e s’infilò il lungo cappotto.
“Novità?" Chiese.
“Ancora nulla.".
“Posso farti una domanda extra-lavorativa?".
“Ovviamente" Rispose, un po’ spiazzato, l’Hacker.
“perché lo fai? In senso, si vede benissimo che a te dei soldi non te ne frega nulla. Sembra tu abbia un secondo fine.".
“Siediti.".
“D’accordo." rispose prendendo una sedia Quistis.
“Sai, sei la prima con cui ne parlo.
Avevo un fratello. Si chiamava Homer. Era un bravo ragazzo, ma tempo fa si era messo a frequentare cattive compagnie. Capisci cosa intendo, vero?".
“Si. Va avanti".
“Da quando aveva iniziato ad uscire con quella gente, era cambiato. Si ubriacava. Rientrava a casa la mattina. Era violento. E, purtroppo, aveva iniziato ad impasticcarsi".
“Mi spiace".
“Una sera, uscito da un pub, istigato da un amico, partecipò ad una corsa d’auto. Fu l’ultima cosa che fece. Stava per investire contro un camion e, cercando di evitarlo, sfondò il guardrail e finì in burrone. Morirono entrambi i giovani. Sia mio fratello, sia il suo amico." .
“Scusami. Non sapevo. Non era mia intenzione riaprire vecchie ferite.". Sussurrò con aria commossa Quistis.
“Non preoccuparti. Ho imparato a convivere con l’idea che Homer non c'è più. Adesso, non so se riesci a capirmi, ma fare questo lavoro mi fa sentire meglio. Non so il perché, ma dare la caccia ai 'cattivi’ mi fa credere che io stia contribuendo ad evitare che si ripeta ciò che è già accaduto a mio fratello.".
“Capisco perfettamente. Beh, scusami per la domanda. Adesso io vado. Ti raccomando, non fare tardi anche tu.".
“Va bene, capo" disse con un sorriso Jim.
“A domani.".
“A domani.".
Quistis uscì accostando la porta.
 
L’Hacker si rimise al lavoro sul suo pc.
Il silenzio dominava la stanza, interrotto solo dal 'clic’ dello schiacciare i tasti del mouse.
Jim iniziò a sentire più freddo. Strano. Era tutto chiuso e c’era il riscaldamento acceso.
Si girò verso dove gli sembrava che arrivasse quel venticello gelido.
Notò, sorpreso, che la finestra era aperta. Eppure era convinto d’averla chiusa.
“Ciao Jim" disse una voce tenebrosa dal fondo della stanza.
Il giovane iniziò a battere i denti. E non per il freddo, stavolta.
“E’ da molto che ti cerco, Jim. Ho giurato di uccidere te e tutti i tuoi cari.".
“perché? Chi sei?" rispose con voce tremolante il ragazzo.
“Non importa chi io sia. Anche se te lo dicessi non potresti raccontarlo a nessuno!"
“Chi sei? Che vuoi da me?"
“Adesso è tutto finito." E così dicendo, il killer sparò un colpo dalla sua 9mm con silenziatore che finì dritto nel cuore di Jim.
Dopo aver compiuto la sua missione, adagiò il corpo sul pavimento con una particolare forma e, dopo aver compiuto una particolare operazione, uscì dalla finestra.
La notte era ormai scesa.
 
Quistis arrivò presto in ufficio quella mattina. Mentre stava cercando le chiavi della serratura della porta, notò che da sotto quest’ ultima, fuoriusciva una luce.
“Che Jim si sia dimenticato la luce accesa? Strano." si chiese.
Finalmente trovò le chiavi e aprì la porta.
Le sue ipotesi erano state confermate: la luce era ancora accesa, ma una cosa d’importanza infinitamente maggiore turbò la sua mente.
Uno spettacolo raccapricciante sotto i suoi occhi. La prima cosa che gli venne in mente di fare, fu chiamare Squall.
Il telefono suonò molte e molte volte, infine, con voce assonnata, l’ex-SeeD rispose:
<<Si, pronto? Chi è a quest’ora?>>
<<Squall, sono Quistis, vieni subito da me, ti prego. Jim è morto!>> fu la risposta.
<<Cosa?? Morto?? E chi l’ha ucciso? Prendo il primo treno e arrivo. Tranquilla. Sto arrivando. Non preoccupati.>>
<<Va bene. Grazie. Ti aspetto.>>
<<Ah, Quistis?>>
<<Si?>>
<<Non chiamare la polizia. Non ancora.>>
<<Come vuoi. Ma sbrigati, ti prego.>>
Riagganciarono.
Squall si vestì di corsa e si recò subito alla stazione di Timber che, fortunatamente, era una delle più importanti del paese.
Prese un treno due minuti dopo essere arrivato, giunse a Deling e con un Pullman si diresse all’ufficio di Quistis.
 
Quistis sentì, finalmente, suonare il citofono.
Dopo essersi accertata che fosse Squall, aprì e fece entrare l’amico.
Gli mostrò la stanza dove, un tempo, lavorava Jim.
Il cadavere non era ancora stato toccato.
Era in una pozza di sangue, in una posizione alquanto strana.
Era stato certamente spostato dall’assassino.
Infatti era disteso, con le gambe unite e le braccia aperte sopra la testa.
Dopo che Squall si accertò che fosse davvero morto (in realtà ne era certo, ma era una cosa come un'altra per prendere tempo) toccandogli il collo, decisero di chiamare la polizia.
 
Le forze dell’ordine non tardarono ad arrivare.
Dopo la prima scampanellata furono accolte da Quistis che, cercando di non lasciar trasparire il proprio dolore, li condusse al cadavere.
“Come si chiamava il povero sventurato?" chiese uno dei due agenti in divisa vedendo il corpo esanime.
“Jim. Si chiamava Jim. Jim Hardy." Balbettò la sua ex-datrice di lavoro.
“Mi scusi, ha detto Hardy?".
“Si, perché?" .
“Stamattina è stata ritrovata morta una coppia di coniugi che si chiamavano Hardy e secondo le nostre ricerche, avevano un figlio più o meno dell’età di Jim che non siamo riusciti a rintracciare. Abbiamo provato innumerevoli volte sul cellulare del ragazzo, ma non abbiamo mai avuto risposta..Non vorrei che.." Così dicendo l’agente si avvicinò al cadavere e, frugando nella tasca n’estrasse un telefonino. Aprì lo sportellino e, vedendo il display chinò la testa.
“Come temevamo. Ci sono 14 chiamate senza risposta da un numero privato. Lui era il figlio dei coniugi ritrovati stamattina morti.".
“Ma chi può aver fatto una cosa simile? E perché poi? Jim era un così bravo ragazzo!".
“Non lo so, signora. E’ proprio ciò che tenteremo di scoprire.".
Non riuscendo più a trattenersi, Quistis scoppiò in un pianto disperato tra le braccia di Squall.
 
Passò circa mezz’ora, finché, anche la scientifica si recò all’ufficio dove, quella mattina, era stato trovato un cadavere.
Squall e Quistis erano nell’ufficio di quest’ultima dove l’ex-SeeD fece ciò che un tempo, nell’area segreta del Centro Addestramento, non aveva fatto, vale a dire ascoltare il dolore della sua amica e cercare di confortarla.
Quistis gli parlò molto di Jim, di quanto fosse stato un bravo ragazzo e di quello che gli aveva raccontato riguardo alla morte del fratello, cosa che li aveva legati in un rapporto particolare.
Quando finalmente si decedettero ad uscire, il capo della scientifica fece presente a Squall, che sembrava il meno turbato dei due, una cosa che avevano 'trovato’.
Si avvicinarono al corpo e, girando la testa dell’ormai defunto Jim, il poliziotto fece notare al giovane accanto a lui che sulla nuca del ragazzo era stato inciso qualcosa.
Questo era il simbolo inciso:
 
υ
 
Squall lo guardò per parecchio tempo ma, non riuscendo a trovare alcuna connessione logica, decise di ordinare al capitano di adagiare nuovamente la testa del cadavere.
 
Dopo poco tempo la polizia portò via il corpo privo di vita di Jim, ma prima che uscissero Quistis chiamò in disparte il commissario.
“Vorrei che non si sapesse niente di queste uccisioni. Credo che è quello che avrebbe voluto anche Jim e, visto che sono l’ultima persona rimasta viva che lo conosceva le chiedo questo favore. E’ possibile?".
“Sicuramente. Dopotutto lei è la presidentessa, qualche favore le è anche dovuto.".
“Grazie." rispose Quistis accennando un falso sorriso nonostante la battuta dell’agente l’avesse molto irritata.
“Basta che provvediate voi..emh...si, alla sepoltura, ecco." continuò poi il rappresentante della polizia.
“Non si preoccupi. Appena finita l’autopsia li preleverò io, li porterò nel mio laboratorio di criogenia e al più presto provvederò a dar loro una degna sepoltura. Ma nessuno deve saperlo finché io non decido il contrario, va bene?".
“Assolutamente. Vado a comunicarlo ai miei superiori" E si allontanò dalla scena.
 
Dopodomani si sarebbero svolti i funerali, ma per adesso la vita doveva continuare.
La giornata trascorse in malinconia per Squall e la presidentessa.
 
Quistis era ancora giù per la morte del collega di lavoro che, specie dalla sera della morte, era diventato un amico.
Non pensava di rimpiazzarlo, o per lo meno per il momento non ne aveva voglia.
Erano le 9.07 e lei era ancora a casa, ma già lavorava sulle sue 'scartoffie computerizzate’, quando, ad un tratto, qualcuno suonò alla porta.
Quando Quistis aprì la porta, una bella ragazza vestita elegantemente salutò con un amichevole ma distaccato “Buongiorno"
“Buongiorno" rispose. “Posso esserle utile?"
“Presidentessa Quistis Trepe, giusto?"
“Si, sono io. Mi dica." La bella presidentessa aveva sempre rifiutato di coprirsi la casa di guardie del corpo e simili, sosteneva di essere in grado di difendersi da sola ma, quel giorno, probabilmente ancora turbata dalla morte dell’amico, avrebbe preferito essere stata meno presuntuosa. Fortunatamente le sue paure si rivelarono infondate.
“No. Lei non può essermi utile, ma forse io posso esserlo a lei. Ho scoperto da poco che il suo collaboratore, Jim, è morto. Le pongo le mie più sentite condoglianze. Ma non è questo il punto. Da tempo seguivo i vostri passi nella rete.."
“Ma non è possibile! Ci è stato assicurato che fosse assolutamente impensabile che un cittadino riuscisse ad infiltrarsi nel nostro sistema!" Esclamò, irritata, Quistis.
“Forse per un cittadino qualsiasi è vero, è impossibile, ma non per me. Io sono cresciuta insieme al pc, a dodici anni progettavo siti web, a quattordici ho aperto un mio sito che registra ancora oggi miliardi d’utenti ogni minuto, ma la mia passione è sempre stata spingermi oltre i miei limiti, così sono riuscita ad intercettare le vostre mosse. E se vuole una prova posso dirle subito che so che avete ucciso un certo Axel; non si preoccupi. Non lo dirò a nessuno".
Quistis sgranò gli occhi. La ragazzina sembrava davvero preparata.
“Comunque, so che state cercando il pezzo grosso. E io sono qui per questo. Se mi fornirà la sua tecnologia e un modesto salario io posso aiutarla a trovare quel bastardo che tiene il potere in questa città. E forse anche quello che ha ucciso Jim."
La presidentessa appariva perplessa.
“Va-va bene. Mi dia due giorni di tempo per pensarci e la rintraccerò..".
“Bene. Ecco il mio biglietto da visita. Arrivederci." E con queste parole la ragazzina che non si era neanche presentata, andò via.
Quistis si affrettò a leggere il biglietto da visita della ragazza.
Elencava nome e cognome, e-mail, telefono, cellulare, Sito Web, e in fondo, era presente uno strano simbolo.
Sembrava un omino stilizzato che, probabilmente, era il simbolo del suo Sito.


La ragazza si chiamava Christie Jordan.
 
La prima cosa che Quistis fece, fu telefonare a Squall per informarlo su quanto era appena accaduto.
Dopo i soliti, abituali, squilli a vuoto, necessari per svegliare l’ex-SeeD, finalmente la telefonata fu inoltrata.
<<Sì? Chi è?>> Chiese con una voce che lasciava intendere che non fosse particolarmente contento di quella telefonata, Squall.
<<Ehm Squall, sono io Quistis.>>.
<<Oh Quistis. Dimmi tutto.>> La voce di Squall si fece molto più dolce.
<<E’ successa una cosa strana, vorrei parlartene..>> E introducendo l’argomento con queste parole, gli spiegò ciò che era avvenuto quella mattina in casa sua.
 
<<Beh se è riuscita a penetrare nel sistema dal suo pc, è un genio! Secondo me converrebbe farci un pensierino. O no?>>
<<Si, lo pensavo anche io. La convoco per domani nel mio ufficio?>>
<<Ok, ci sarò anch’io.>>
<<Benissimo. A domani.>>
Entrambi riattaccarono la cornetta.
 
Squall non fece in tempo a rimettere nuovamente la testa sul cuscino che il telefono suonò nuovamente. Ormai ci aveva fatto l’abitudine.
<<Si, Pronto?>>
<<Oh Squall. Non speravo di trovarti sveglio. Pensavo di lasciare un messaggio in segreteria>>.
<<No Rinoa, sono sveglissimo. Dimmi tutto.>>
<<Non devo dirti niente di che..solo volevo sentirti. Dopo il pranzo a casa mia non ci siamo più visti.>>
<<Oh, hai ragione. Mi dispiace. Non mi sono fatto vivo. Che ne pensi di cenare insieme, stasera?>> Chiese Squall anticipando le mosse della sua ragazza.
<<Benissimo. Da te?>>
<<Oh no! Sai che sono un pessimo cuoco! Ti porto a cena fuori.>>
<<Umh...avrei preferito restare a casa ma non importa. Ok, dove ceniamo?>>
<<In quel nuovo ristorante vicino il Timber Maniacs. Mi hanno detto che si mangia bene. Per te è ok?>>
<<Si, va benissimo.>>
<<A stasera, allora.>>
<<Va bene. Mi raccomando, sii elegante.>>
<<perché mi dici così?>>
<<E’ da due giorni che non ti vedo. Permetti che ti voglia al tuo massimo splendore? >> Disse Squall accennando una risata.
<<Va bene mio cavaliere.>> Concluse allora ridacchiando, Rinoa.<< A stasera.>>
La conversazione finì e Squall, impassibile si rimise a letto.
Il telefono squillò per la terza volta.
“Si saranno messi d’accordo?" pensò tra se e se Squall.
<<Pronto?>>
<<Squall. Sono di nuovo Quistis. Ho deciso di anticipare l’incontro ad oggi pomeriggio. Per te è ok?>>
<<Si, basta che poi faccia in tempo a tornare per cenare con Rinoa.>>.
<<Oh..cenetta a lume di candela?>>
<<Più o meno.>>
<<Comunque, va bene. Ci vediamo nel mio studio alle 15. A dopo.>>
<<A dopo>>
E così ripose per la terza volta nel giro di pochi minuti il ricevitore.
Decise che non era il caso di tornare a coricarsi, temeva che il telefono avrebbe squillato per l’ennesima volta facendolo innervosire, così andò a farsi una doccia e fece colazione, ma per un ironico scherzo del destino il telefono rimase muto per tutta la giornata.
 
Dopo aver pranzato velocemente, Squall si recò alla stazione, intenzionato a prendere il primo treno per andare a Deling.
Ne vide uno alle 14.37. Sarebbe stato lì in perfetto orario.
Decise di prendere quello e dopo aver acquistato il biglietto si mise ad aspettare.
Il treno non tardò e lui alle 14.58 precise suonò allo studio di Quistis.
Entrò accolto dalla bella professoressa e iniziò ad interloquire con lei.
“Allora, cosa sappiamo di questa Christie?"Chiese sospettoso.
“Beh..praticamente nulla!!" rispose questa “Quello che so è ciò che ti ho già spiegato per telefono e nient’altro. Eccoti il suo biglietto da visita, se può aiutarti.".
E così dicendo gli porse il piccolo cartoncino stampato.
Squall lo guadò con attenzione; il silenzio formatosi fu interrotto dallo scampanellare della porta.
“Per favore, potresti andare tu? chiese Quistis interrompendo la lettura dell’amico.
Squall non rispose, ma annuì chinando la testa e s’infilò, istintivamente, in tasca il biglietto da visita della ragazza che adesso stava bussando alla porta.
“Buongiorno" disse Squall aprendo la porta che, scivolando sul pavimento, emetteva uno strano cigolio.
“Buongiorno. Suppongo che lei sia Squall, non è così?".
“Esatto. Ma diamoci del tu".
Bella. Era stupenda. Una ragazza bellissima, pensò Squall. Non riusciva a non guardarla negli occhi.
Sicuramente si aspettava una ragazza meno carina, ma quando ripensò alla cena che quella sera avrebbe avuto con la sua attraente Rinoa, scacciò via tutti i pensieri negativi e la invitò con un gesto ad entrare.
“Ciao." Fece Quistis vedendola entrare.
“A lei, signora.".
“Allora, non ti tengo sulle spine. Ci abbiamo pensato molto su, io e Squall, qui, e abbiamo deciso che..".
“perché vuoi farlo?" La interruppe Squall.
Christie rimase turbata.
Squall ripetè:
“perché vuoi farlo? Io sarò il tuo sicario, voglio una valida ragione sul perché io dovrei uccidere la gente che tu mi indichi.".
Quistis rimase di sasso al nuovo argomento aperto da Squall. Non vedeva la necessità di quella domanda e, soprattutto, non le sembrava il caso di dare tutto per scontato.
La futura impiegata, però, non si fece così tanti problemi a rispondere.
“Vedi, io ho sempre seguito la giustizia, e sempre amato farla rispettare." iniziò –una frase fatta più scontata non poteva trovarla, pensò Squall- “Così mi sono appassionata a crimini, furti, truffe, omicidi. Inoltre ho sempre adorato i rompicapi e i giochi di parole e, cercare di scoprire chi possa aver commesso dei delitti partendo dal nulla, secondo me rispecchia un po’ questa mia passione".
“Ma sai che non è un gioco.".
“Lo so perfettamente. Ma io voglio solo evitare che si possano commettere altri crimini come la morte di Jim e dei suoi genitori.".
“Capisco. Comunque Quistis stava per dirti che sei assunta.".
La presidentessa rimase un po’ perplessa dal fare autoritario dell’amico, ma infine annuì e disse:
“Esatto. Comincerai domani. Ci vediamo in ufficio alle nove in punto.".
“Benissimo. A domani.".
“Adesso scusatemi, ma io ho un appuntamento. Devo andare." Terminò così la conversazione, Squall.
“Bene, andrò anch’io. A domani, Quistis...".
“Ciao a tutti e due" disse l’ex-professoressa accompagnandoli, un po’ perplessa, alla porta.
 
Squall prese il primo treno e tornò a Timber e, camminando senza fretta, giunse a casa sua, deciso a prepararsi nel miglior modo possibile per l’incontro con Rinoa.
Si ricordò che si erano dati appuntamento ma non si erano dati un’orario. Che stupidi che siamo, pensò sorridendo.
Compose il numero e dopo due squilli sentì dall’altra parte la sua amata dire:
<<Pronto?>>
<<Rin, sono io. Volevo chiederti a che ora vuoi che passi a prenderti.>>
Rinoa pensò che effettivamente non sapesse per che ora prepararsi.
<<Non so, quando vuoi.>>
<<uhm..facciamo alle nove?>>
<<Benissimo, alle nove sotto casa mia.>>
<<Va bene. A dopo.>>
Dopo la telefonata Squall decise di fare un pisolino. Dopotutto quella mattina non l’avevano fatto dormire e adesso aveva voglia di riprendere le forze.
Quindi si sdraiò sul divano e, pensando ala cena con Rinoa che avrebbe avuto, si addormentò.
 
Quando si alzò erano già le 19.30. Non aveva dormito tutto il tempo, ma non aveva alcuna voglia di aprire gli occhi.
Si alzò dal divano sul quale aveva riposato e, stiracchiandosi allungando le braccia, s’issò in piedi e si diresse verso il bagno.
Uscì dopo 20 minuti lavato, vestito e profumato.
Sapeva che la sua bella lo attendeva oltre un’ora dopo, ma si recò comunque a casa sua prima del previsto, giusto per vederla.
 
Rinoa non era ancora, ovviamente, pronta; suonarono alla porta; guardando l’orologio digitale che segnava le 20: 03 pensò che non poteva essere già Squall e, dandosi uno sguardo allo specchio e ricevendo la conferma che fosse 'in ordine ’ andò ad aprire alla porta.
Con sua gran sorpresa trovò proprio Squall pronto ad attenderla per tutto il tempo che desiderava.
“Ma..Squall..Non ti aspettavo qui a quest’ora!"
“Lo so. E’ per questo che sono qui." Rispose accennando un sorriso l’ex-SeeD.
“..stupido!".
“Grazie..!".
“Beh, cosa posso dirti? Mettiti comodo sul divano e aspetta che mi prepari".
“Non chiedo niente di meglio.".
Così entrarono e Squall si accomodò sul divano in pelle della sua ragazza.
“Scusami se non mi sono fatto vivo in questi ultimi giorni, Rin, ma ho avuto parecchie grane col lavoro.".
Rinoa si sorprese alquanto che il suo ragazzo avesse aperto quell’argomento, ma decise di continuare il discorso.
“perché? Cos’è successo?".
Squall si aspettava quella domanda. Era proprio per riceverla che aveva aperto il discorso. Non voleva che Rinoa pensasse che lui gli teneva nascosti fatti talmente gravi come la morte di un collega. -l’assassinio di un collega-, si corresse.
“Beh, ricordi quel ragazzo di cui ti ho parlato, Jim, quello che lavorava con Quistis?".
“Si. Allora?".
“..è stato ucciso.".
A quel punto le sopracciglia di Rinoa s’inarcarono e i macabri pensieri di un assassinio di Squall si avvicinavano sempre di più alla realtà, ma prima di lasciarsi prendere dalla paura e di implorare il suo ragazzo di smetterla di fare quel lavoraccio, con voce sbigottita sussurrò:
“Co-come è successo?".
“Non lo sappiamo ancora. Non è stato ancora identificato il killer. Sappiamo solo che è stato ucciso da un colpo di pistola e il cadavere è stato adagiato in maniera particolare dall’assassino. Nient’altro."
“Ma..quando è successo?".
“Ieri. Ma pensiamo ci sia un complotto di mezzo. Sono stati ritrovati morti anche i genitori di Jim.".
“Ma..è terribile! E com’è possibile che siano morte 3 persone e io non ne sappia nulla!? I telegiornali non hanno proferito parola sull’argomento!! perché?"
“E’ stata Quistis ad insistere che ..".
Prima che potesse terminare la frase, un brivido passò per la schiena di Squall.
“Squall, stai bene? Cos’hai?" chiese temendo il peggio Rinoa.
Ma l’ex-SeeD non sembrava prestare attenzione alle sue parole.
Si limitò a sussurrare:
“Nessuno poteva saperlo. Nessuno. Ma allora..".
Dopo essersi alzato in piedi, con tono cupo disse:
“Rinoa, devo andare. La cena è rimandata.".
“Ma..Squall! Ti sembra il modo?".
“Ne va della vita di Quistis." disse infilandosi il giubbotto.
A quelle parole Rinoa non proferì altro e si limitò ad accasciarsi sul divano.
 
'Ne va della vita di Quistis.’. Queste erano le parole che rimbombavano nella testa confusa di Squall mentre tornava a casa. Non riusciva a capire come, ma se i suoi sospetti erano fondati, Christie non era poi la brava ragazza che voleva far credere di essere. 'Nessuno poteva saperlo! Nessuno! Nemmeno lei ’, pensò. E finché della morte di Jim poteva esserne al corrente perché non aveva più riscosso sue tracce sul web, della morte dei suoi genitori non poteva esserne a conoscenza.
Christie non era una semplice Hacker, evidentemente.
 
Appena arrivato a casa, Squall si sedette sul divano e, massaggiandosi le tempie, cercava un nesso logico tra Jim e Christie.
Ma non ne trovava.
Ci pensò su per oltre un’ora, ripercorrendo mentalmente tutte le volte che aveva incontrato l’uno o l’altra.
Continuava ad esserci il vuoto nella sua mente.
 
Erano ormai le 22 passate, quando Squall, ripensando al primo incontro con la ragazza si ricordò di una frase:
 
'Inoltre ho sempre adorato i rompicapi e i giochi di parole ’, così aveva detto.
 
Ci riflettè un momento.
Che non ci fosse un’assurda logica in tutto?
Si sdraiò, pensando che aveva ancora tempo fino a domani mattina per sbrogliare la matassa, e, se non fosse stato strettamente necessario avrebbe preferito risolvere quella faccenda da solo.
Allungando le braccia sul vicino tavolino con intenzione di stiracchiarsi, toccò per sbaglio qualcosa di cartaceo.
Istintivamente lo avvicinò a se.
Per un attimo si sentì infuriato, visto che anche la sorte sembrava prendersi gioco di lui.
Aveva in mano “La settimana Enigmistica"
Nel gesto nervoso di gettarla a terra, gli passò davanti allo sguardo uno dei classici giochi di parole: gli anagrammi.
Ciò non evitò che la rivista finisse rovinosamente sulla moquette.
Ma in compenso Squall iniziò a pensare ad un’eventuale anagramma.
 
Prese un pezzo di carta e una penna e trascrisse:
 
I L S P I N O
 
Guardava ogni singola lettera, con la speranza di trovare una nuova parola composta da quelle.
 
IL PINOS?
No, che senso aveva?
 
PINOLI S?
No, la “s" non c’entrava nulla.
 
POLISIN?
E abbreviativo di che cosa? Polisindeto? No, troppo inverosimile.
 
Infine riuscì a creare la prima parola di senso compiuto.
 
IPSILON.
 
“Si, ipsilon!" Si ripetè tra se e se.
Y
Era solo per una stupida lettera che aveva riflettuto?
E inoltre non riusciva a capire che attinenza avesse con gli altri elementi.
La prima cosa che gli venne in mente fu il simbolo ritrovato sul collo del cadavere:
 

υ

Un brivido gli attraversò la schiena.
Non era una “u" o una “v", come aveva pensato.
Squall aveva una leggerissima infarinatura di latino e greco, che però, per quanto blanda, gli permise di ricordare quel simbolo.
Infatti questa misteriosa incisione altro non era altro che la lettera greca minuscola indicante la Y.
“Ipsilon." Ripetè. “Cosa vuol dire?".
Improvvisamente inarcò nuovamente le sopracciglia e si chiese come aveva fatto ad essere così cieco.
Il corpo stesso era un indizio.
Braccia alzate e gambe stese.
Un’enorme Y.
Y.
“Ancora la Ipsilon. Cosa mai potrà voler dire?!? "prese fiato."Almeno so che sono sulla strada giusta."
 
Si alzò in piedi, si mise a camminare intorno al tavolino in vetro.
“Ipsilon"ripeteva “Y".
Mise le mani in tasca con un nevrotico gesto, incurante che il suo nervosismo gli avrebbe dato l’ennesima conferma.
Un cartoncino 10x5 urtò contro la sua mano nella tasca desta.
Lo uscì fuori e notò che era il biglietto da visita di Christie.
Lesse nuovamente tutte le informazioni, non trovando però nessun riferimento alla Y.
Poi lo sguardo si fermò sul suo “simbolo":
 

 
Incredibilmente, essendo ossessionato ormai da quella lettera, anche lì ci vide una Y.
Il disegno, infatti, poteva essere scomposto in due parti ben distinte.
Li aveva giocati fino ad ora.
Uccidere Jim era stato come un’enorme sfida per lei.
Solo adesso Squall se ne rendeva conto.
Aveva cosparso tutto di indizi.
Persino il suo simbolo era un indizio che “Il S Pino" era lei.
Infatti, la prima parte del simbolo rappresentava Venere, la stella più alta, divenuta in seguito il simbolo della donna, erroneamente scambiata per uno specchio durante i secoli.
Gli aveva detto chiaramente che 'Il S Pino ’ era una donna. Lei.
Infatti, il logo riportava l’antico simbolo femminile e una Y capovolta, tutto mischiato in un enorme disegno ingannevole.
Quando si rese conto che aveva nuovamente ragione, un altro brivido gli attraversò la schiena.
 
Ma era arrivato ad un punto morto.
La Y.
Una lettera come un’altra.
Non riusciva a vedere nient’altro oltre che una normalissima lettera.
Improvvisamente pensò che gli era servita la conoscenza del greco e si chiese se non fosse necessario guardare quell’assurdo gioco anche attraverso un’altra lingua.
L’unica lingua oltre l’italiano e, quel poco di greco e latino, che conosceva era l’inglese, la lingua che procedeva verso la conquista del mondo.
Pensò alla Y in inglese.
“Y"disse. “in inglese si legge WHY.".
WHY. In inglese la parola aveva un significato, vuol dire 'perché?’.
“Ma 'perché?’ cosa??!" si chiese Squall.
Provò a ragionare ancora.
WHY
W H Y
Analizzò le lettere una alla volta.
W. In inglese si legge Double.
H. Si legge Heic.
Y. Già detto, si legge Why, pensò.
Mise insieme il tutto.
Double Heic Why.
 
 
Sentiva le mani tremare e l’ennesimo, gelido brivido lo attraversò.
 
“Ma certo ci sono!!" Urlò.
Double Heic Why, che se vogliamo, in italiano potrebbe essere:
Doppia H, perché?
E come si chiamava il fratello di Jim?
Homer Hardy.
Doppia H.
 
Incredibilmente quel perverso gioco sembrava avere un senso.
Aprì di fretta il suo pc e, collegatosi ad Internet ebbe la sua ulteriore conferma.
Leggendo un giornale online trovò la notizia.
Il titolo riportava:
“L’ennesimo omicidio della strada. Morti due giovani. Causa: la velocità.".
Lesse di fretta l’articolo, cercando molto rapidamente ciò che gli interessava.
Tutto era chiaro, adesso.
'...I due ragazzi morti si chiamavano Homer Hardy e Joseph Jordan.’ Riportava il giornale.
 
Incredibile, adesso quell’intricata matassa sembrava finalmente sbrogliata.
Jordan, come Christie.
L’amico del fratello di Jim morto nell’incidente era il fratello di Christie, la quale, dopo l’incidente si era chiusa in se stessa e aveva architettato quell’orribile piano.
Ma più che un piano per uccidere sembrava una sfida col destino.
Avrebbe potuto uccidere tutti con una falsa identità e senza farsi scoprire, invece aveva voluto lasciare dietro di se una scia indecifrabile.
Ma quella notte Squall l’aveva decifrata.
“E’ tutto così chiaro, adesso." si ripetè a voce alta e con gli occhi finalmente aperti del tutto.
Christie era Il S Pino, e aveva ucciso Jim e la sua famiglia perché riteneva il defunto Homer colpevole della morte del fratello Joseph.
Facendo mente locale Squall fece un ultimo collegamento.
Joseph è il corrispondente nome in francese dell’italiano Giuseppe, che, se vogliamo, abbreviato è Pino.
Il S Pino.
 
Il Signor Pino
 
“Una sorta di persecuzione dall’aldilà."si disse Squall.
Bene, adesso aveva tutti gli elementi per essere sicuro che il loro nemico fosse Christie Jordan.
 
Le lancette dell’orologio segnavano l’una e 18 minuti e Squall aveva finalmente risolto quell’assurdo enigma.
La prima cosa che pensò di fare fu cercare di risolvere la questione da solo e, nonostante la ragione gli suggerisse di telefonare prima a Quistis o a qualsiasi altro, il suo istinto, che lo comandava in quel momento, lo aveva portato a tirare fuori dalla tasca per la seconda volta il biglietto da visita di Christie Jordan.
Così, prima che qualcun altro potesse saperlo, Squall stava componendo il numero dell’assassina che aveva disseminato il terrore in questi ultimi giorni.
Uno squillo.
Due.
Tre.
Una voce fioca, ma che non sembrava per nulla stanca o stupita, rispose dall’altro capo.
<<Pronto?>>
<<Christie. Sono Squall. Devo parlarti.>>
<<Adesso?>>
<<Adesso.>> rispose l’ex-SeeD con voce autoritaria.
La ragazza dall’altro lato aveva capito che Squall era finalmente a coscienza di tutto e, il fatto che voleva incontrarla, la rallegrò. Avrebbe risparmiato tempo ad ucciderlo.
 
Il luogo fissato era lo studio di Quistis.
L’ora, le 02.30.
 
Erano le 02.15, quando Squall, dopo un rapito viaggio in treno caratterizzato da molto nervosismo, giunse a Deling City.
Sapeva perfettamente che quella sera, com’era spesso già capitato, avrebbe ucciso una persona, ma stranamente questa volta era molto più teso del normale.
La sua mano destra, posizionata sopra l’impugnatura del Gunblade, si stringeva in una morsa serrante non appena le orecchie dell’ex-SeeD percepivano qualcosa di strano e, nonostante il gelido freddo notturno, Squall si sentiva accaldato.
Camminava per l’ennesima volta a capo chino e non alzava lo sguardo sulla strada se non per avere una conferma sulle vie che, comunque, conosceva a memoria.
 
Alzò finalmente il capo e, la prima cosa che gli capitò davanti allo sguardo fu un citofono.
Quel citofono che aveva così tante volte suonato, adesso sembrava essere l’ultima che avrebbe visto in vita sua.
Si trovava davanti alla porta dell’ufficio di Quistis.
Dopo un primo momento di totale smarrimento notò che il portone era leggermente accostato invece che essere chiuso e una fioca luce proveniva dall’interno.
Impugnò saldamente il suo Gunblade in mano, aprendo pian piano la porta con lo stivale, guardingo, si voltò verso il tavolo.
Una bellissima donna vestita con una tuta aderente in pelle nera vi era seduta sopra e lucidava attentamente il silenziatore fissato sulla sua 9 mm.
“Ti stavo aspettando, Squall. Sei in perfetto orario." Disse senza alzare gli occhi dal suo lavoro.
Istintivamente l’ex-SeeD gettò un’occhiata all’orologio a muro presente nella stanza e notò che la ragazza aveva ragione, le lancette segnavano le 02.29.
“..Christie..".
La ragazza lo guardò con aria di sfida.
“Sei venuto anche tu a farmi la ramanzina? Vuoi dirmi che non sai come io abbia potuto? Vuoi tentare di farmi costituire?".
“No..volevo solo farti sapere, prima di ucciderti, che mi fai schifo!".
Così dicendo, Squall si scagliò correndo verso la ragazza, la quale, però, con un abile salto, riuscì a schivare il fendente che il suo avversario le aveva preparato, che andò a colpire la scrivania sulla quale era seduta.
“Povero stupido!" disse Christie, mentre finalmente caricava la sua pistola. “Perirai come tutti gli altri!".
Sparò un colpo, poi un altro.
Squall riuscì a gettarsi dietro uno scaffale in tempo per evitare la morte, ma non così in fretta da riuscire a schivare del tutto il secondo proiettile, che lo ferì di striscio ad una gamba.
Ma la pallottola non si conficcò nella carne, così fin quando non sentì il proprio ginocchio bagnato di qualcosa di caldo non si accorse di sanguinare.
Quando finalmente riuscì a comprenderlo fu solo grazie al fatto che, toccandosi istintivamente la coscia e guardandosi la mano sporca di sangue, si rese conto che era stato ferito.
Ma la cosa non lo intimorì né lo scoraggiò, difatti, non appena si accorse di non essere sotto mira si mise a correre piegato verso un altro scaffale, più vicino alla sua futura vittima.
“E’ inutile scappare come conigli!" si sentì urlare.
Squall era più vicino a Christie di quanto credesse e, quando sentì i suoi passi avvicinarsi furtivi, l’istinto prese il sopravvento sulla ragione.
Christie era perfettamente dall’altro lato dello scaffale.
Erano sui due lati opposti.
Come una grande barricata.
Era una guerra e lo scaffale era una trincea. Non importava chi aveva ragione e chi torto, entrambi lottavano per la morte dell’avversario, che avrebbe avuto di conseguenza la propria sopravvivenza.
Prima di fare ciò che aveva pensato, ebbe un ultimo rimorso, si disse che in fondo era solo una ragazza e si chiese se non si sarebbe pentito di ciò che stesse facendo.
Ma poi una voce sembrò risuonargli in mente. La sua voce:
 
Non esiste giusto o sbagliato.
Siamo solo da due parti opposte della barricata.
 
Finalmente acquistò il coraggio necessario e, prima che Christie riuscisse ad effettuare il giro apparendogli davanti, Squall era in piedi che spingeva con tutta la sua forza quell’ enorme scaffale, usato come archivio, alto più di due metri e interamente in metallo, verso la sua nemica.
Dopo un primo momento di resistenza, sotto la forza del giovane, l’archivio s’inchinò, precipitando sulla ragazza.
 
Ci vollero pochi secondi affinché Christie si rendesse conto di quello che stava accadendo e, quando finalmente ci riuscì, capì che era troppo tardi.
Oltre una tonnellata di ferro e carta stava per piombarle addosso.
Era troppo tarsi per salvarsi, ma tentò comunque la sorte, lanciandosi verso l’esterno.
Un dolore lancinante provenne dalle sue caviglie, ma era viva.
 
Squall credeva di aver vinto. Era sicuro di aver stroncato la vita di quella povera ragazza.
Andò verso lo scaffale crollato.
Notò che, come aveva previsto, era sollevato dal suolo, cosa che segnalava che qualcosa vi si era fermata sotto, con ogni probabilità, era la sua nemica.
Completò il giro e, prima che potesse capire che la sua avversaria era ancora viva, un proiettile gli perforò la carne della spalla sinistra.
Capì che era probabilmente era finita, ma non si diede per vinto.
Nonostante il dolore incredibile proveniente dalla spalla, si gettò a terra, cercando di uscire fuori della traiettoria di tiro della ragazza.
Col fiato trattenuto in gola, riaprì gli occhi e, con sorpresa, si rese conto di essere riuscito a saltare abbastanza lontano da non essere colpito dal secondo proiettile.
Ma adesso si trovava a terra.
Il pavimento era gelido.
In pochissimi secondi si rialzò e si mise a correre, nonostante il dolore, fino a dietro l’archivio, l’unico posto in cui gli era impossibile essere colpito.
 
Christie si dimenava per il dolore e non riusciva a muoversi.
Con un ultimo, incredibile sforzo, riuscì a sottrarre un piede dalla morsa d’acciaio creatagli dal suo nemico, ma l’altra sua caviglia rimase inevitabilmente bloccata sotto il peso dello scaffale.
Mantenendo la calma, sapendo d’essere ancora in una situazione di vantaggio rispetto al ragazzo che la fronteggiava, assunse una posizione quasi inginocchiata, avendo molta più visuale di tiro.
 
Squall non sapeva come fare per aggirare Christie.
Qualunque passo poteva costargli la sua vita e quella della sua amica Quistis.
Non poteva permettersi di sbagliare.
All’improvviso, un’idea.
Prima di pensare se fosse realizzabile o quanto fosse pericolosa, stava già correndo verso il suo obiettivo.
 
Christie stava guardinga.
Pronta a sparare a qualsiasi cosa si muovesse.
Si guardava circospetta a destra e a sinistra; ad un tratto sentì un dolore lancinante alla guancia destra; Squall era appena 'piovuto’ dall’alto e l’aveva colpita con un fortissimo calcio.
Infatti, l’ex-SeeD, non essendo riuscito a trovare soluzione migliore, aveva corso sopra l’archivio crollato, piombando poi sopra la sua nemica, prendendola dall’alto.
 
Squall capì che era riuscito nel suo intento: la ragazza sanguinava alla bocca e aveva gettato a terra la pistola per il dolore. In una frazione di secondo atterrò, poggiando le mani sul pavimento e, prima che lei potesse fare altro, con un calcio allontanò la pistola da Christie.
Era giunta la resa dei conti: la sua 'vittima’ si trovava inerme, davanti a lui; disarmata; indifesa; stava piegata, coprendosi il volto con un braccio per la sensazione istintiva che si ha, quando ci si aspetta qualcosa di doloroso. Ma il colpo sarebbe stato molto più che doloroso.
 
Squall inspirò forte. Non era la prima volta che stava per uccidere qualcuno. Forse non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Abbassò le palpebre con una certa tranquillità, era chiaro che ormai avesse vinto, rimaneva solo da dare il colpo di grazia.
Guardò Christie: una ragazza ancora giovane e bella. Come poteva ucciderla? “no!" urlò una voce dentro la sua testa “Ha ucciso Jim e la sua famiglia! Merita di morire!"
 
Non esiste giusto o sbagliato. Siamo solo da due parti opposte della barricata.
 
La solita frase piombò nella sua mente.
Inspirò nuovamente. Stavolta, più fragorosamente di prima.
Alzò le braccia, con il GunBlade in mano, pronto a dare l’ultimo colpo alla sua nemica.
Sentì delle goccioline di sudore che scivolavano lungo la sua fronte, i muscoli delle gambe particolarmente tesi e trattenne il respiro.
 
Christie, che teneva gli occhi oltre il braccio, vide una lama affilatissima che stava per piombargli addosso; scendeva ad una velocità mostruosa e sapeva che sarebbe significata la fine.
Guardò in faccia colui che sarebbe diventato il suo assassino; inspirò; poi, il buio.
 
La ragazza riaprì gli occhi. Era incredibilmente sorpresa di non trovarsi all’altro mondo.
 
La lama era ferma a poco più di 5 cm dalla testa di Christie.
Non sapeva cosa l’aveva fermato, ma, per una volta, Squall sentiva di trovarsi 'dal lato giusto della barricata ’.
Non aveva ucciso la sua nemica. Era la prima volta.
Non sapeva cosa glielo aveva impedito. La voce dentro la sua testa che prima gli diceva di colpire, quando il fendente stava rapidamente scendendo giù, era stata soppressa da una voce misericordiosa che gli aveva suggerito di non farlo. E Squall l’aveva ascoltata.
“Che fai, mi lasci qui? Uccidimi, almeno. Sarà una fine più dignitosa!"
Nessuna risposta da parte del SeeD.
 
Squall tirò fuori dalla tasca un telefono cellulare e compose un numero a 3 cifre.
<<Polizia? Sono Squall Leonhart. Vi prego di mandare subito una pattuglia allo studio della presidentessa Quistis. E’ finita. >>
 
La polizia non tardò ad arrivare e, mentre Squall usciva dalla stanza, sentiva che la sua nemica lo stava guardando.
 
La sera stessa, Christie Jordan si trovava in carcere.
 
Squall per l’ennesima volta aveva il capo chino.
Era vestito con un abito elegante e non i soliti pantaloni di pelle.
Era ormai mattina.
Mentre il prete pronunciava le solite parole di rito, Squall abbracciò forte Quistis, per dare insieme l’ultimo addio a Jim e alla sua famiglia.
 
 
Era davvero finita.


Fine
 

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