La conquista dei mondi celesti
  ● Autore: Denden
membro del PFC (Pazzi Fan Club del Rinoadiary Forum)

Parte prima
Inferno

Introduzione

Mondo, sei miliardi di anime risiedono qui, sei miliardi di persone impegnate nel sopravvivere, senza godersi appieno ciò che è stato loro stupidamente donato.
Tra questi 6 miliardi, pochi, anzi, pochissimi, sono o pensano di essere pazzi, ma cos’è la pazzia?
Un sentimento? Un modo di essere? Di vedere le cose?
Forse.
Ognuno di noi dovrebbe avere il suo modo di vedere le cose, eppure, sembra pensare quello che gli altri vogliono che pensino, sottomettendosi ad un tacito gioco dove solo chi assomiglia a tutti gli altri è accettato.
Ma non è forse questa la pazzia? Essere consapevoli di addursi ad un modo di vivere insieme agli altri che annienta la tua persona? Non è dunque il cercare di essere come gli altri, dimenticandosi chi siamo veramente, a renderci pazzi?
E allora chi è pazzo? E chi no?
Non vi è risposta al secondo quesito, ma so per certo che pazzo è colui che vuole assomigliare a qualcun altro, facendo perdere ciò che lo rende speciale: se stesso.
I pochi che hanno il privilegio di capirlo, restano soli, diventando macchine assorbite dagli altri, che le sfruttano per ottener ciò che vogliono, diventando così schiavo a vita.
Ma dopo la vita?
Cosa resta di noi?
Cenere, terra, ossa?
“Ciò che leghi in terra sarà legato anche in celo, ciò che sciogli in terra sarò sciolto anche in celo"
Fidatevi, non è vero: si può sempre cambiare, non sempre, però, lo si capisce in tempo.


Capitolo I
Pazzi fan club


Il PFC, un allegra combriccola di gente che si definisce completamente pazza, infondo il nome dice tutto. Era cominciato tutto per gioco, organizzavamo piani di conquista del mondo, inventando i modi più strani per creare nuovi pazzi.
Io sono la Divinità nallica, Denden, un immortale che si è guadagnato la vita eterna grazie alla sua sola volontà.
All’interno del PFC ci sono vari gruppi, Nallici, Mazza e cucchiaio e altri minori.
Ci divertivamo a immaginare la fine di coloro che si definiscono “normali", così, decidemmo di andare in squadre per conquistare il mondo, grazie alle nostre abilità, non ci sarebbe voluto molto.
Eppure, quel gioco stava per finire.
Io sarei andato dove nessuno senza grandi poteri poteva accedere, se non da morto, i mondi celesti.
Comunicato agli altri, si vollero unire Piros (Piros Hellraven) e Sephirot (Sephirot19).
Ebbene, decisi che era tempo di agire.
In vita mai, ero passato per esperienze che mi avevano profondamente condizionato, esperienze che molti non faranno mai.
Il segno che mi lasciarono è indelebile tutt’oggi, ma non visibile a chi non ha gli occhi per vedere ciò che conta davvero, che tutti dovrebbero conservare.
Si, era decisamente tempo di agire, i tempi erano maturi, e con l’aiuto dei due miei amici, non sarebbe stato difficile superare le difficoltà più avverse.
Così credevo allora.


Capitolo II
Discesa nell’oscurità


Decidemmo il posto dove incontrarci.
“Non serve che vi dica a cosa andate in contro, vero?" Non volevo fargli pensare che sarebbe stata un passeggiata.
“DinDon? Lo sappiamo quel che facciamo, ci siamo proposti noi di accompagnarti!" Effettivamente Piros aveva chiesto di venire di sua spontanea volontà.
Poi pensai che Seph non lo aveva fatto, lo guardai incuriosito, afferro al volo la domanda
“Den, non ti preoccupare, sono il tuo gran maestro, come puoi pensare che non ti accompagni?"
“Bene, ma ricordate: Niente ripensamenti, dovrete avere una forte volontà, perché dove andiamo noi, la più stupida cosa può farvi perdere del tutto il senno"
Continuavo con la mia politica di avvertimento
“Non ti preoccupare, il capo della Mazza e del Cucchiaio è pronto ad affrontare qualsisi luogo!"
Piros sembrava sicuro di se, anche Seph.
Pensando che ormai non cambiavano idea, decisi di farlo.
Disegnai una stella a cinque punte, con nel mezzo la testa di un caprone, contenuta dentro un cerchio.
Intanto, Seph e Piros stavano accendendo 6 cerchi di candele, uno dal centro, l’altro dall’esterno.
Completato il disegno, prendemmo a testa tre candele spente ci affiancammo al centro dei cercho, e le accendemmo. Ciò che stavo per evocare mi conosceva bene, non ebbi bisogno di pronunciare la formula, perché subito tra di noi si apri un buco nel pavimento.
“Io ve lo avevo detto che non sarebbe stata una passeggiata"
Seph sembrava spaventato ora “Si, ma che era una bella caduta potevi dircelo!"
“Avanti, da quel che ho capito basta che ci buttiamo giù. Andiamo" Mi sorprese la frase di Piros, forse cercava di farsi coraggio.
E giù.
Una lunga caduta che sembrava non voler finire, quando ci ritrovammo tutti e tre con i piedi per terra.
“Fa caldo qui..." Seph, come il 75% della gente che conosco, è un facile osservatore dell’ovvio.
“Si si...andiamo..." Non conoscevo la strada, ma qualcosa mi diceva che non ci sarebbe voluto molto per arrivare, qualcosa me la indicava...
“Ma don! Dove andiamo?"
Ignorando quel moguri di un Piros, mi incamminai, per scoprire quel che tutti noi ci aspettavamo..
“O mio D-“ “Non ti consiglio di pronunciare quel nome proprio qui sai!? Tirate fuori le vostre armi, chiunque insista nel separarci..bè, abbattetelo!"
La lunga spada di Seph si mostro di grande magnificenza, una volta fuori dal fodero; l’arma di Piros non poteva essere che un cucchiaio, vidi demoni ridere alla vista di quella strana arma..non ridettero a lungo..
Io non tirai fuori alcuna arma, cosa che i miei compagni dettero per strana, guardandomi con uno sguardo tra l’incuriosito e il perplesso. Nessuno osò avvicinarsi a noi.


Capitolo III
Le creature della bestia


Le scene che si porgevano davanti ai nostri occhi erano raccapriccianti, ma nonostante questo, gli altri sembravano solo disgustati.
Vi erano uomini e donne torturati da esseri orribili che ne sfiguravano il viso e quant’altro a quelle che un tempo erano persone rimanesse di umano.
“Don.. è la fine che si fa quando...?"
“Bè...si e no..dipende."
“Da come ti sei comportato in vita?" Seph aveva lo stesso tono impaurito di Piros, cercai di rassicurarli.
“Bè..non se sei nallico" Quella frase mi faceva schifo, mi sembravo un prete che condannava gli infedeli.
Continuai “Effettivamente, una vista del genere mise paura anche a me..la prima volta.."
Gli altri non sentirono, come potevano, i loro sguardi erano attratti da quella che la punizione eterna per i dannati e le loro orecchie non sentivano altro che i lamenti delle anime dannate, e le risa dei demoni.
Andavamo scendendo sempre più..
“Don..perché e tutta discesa?"
“Qui..Lucifero- sentii un demone sussultare- cadde scacciato da dio e la stessa terra si ritrasse dall’essere immondo, poiché aveva paura di essere toccata da tale abominevole creatura, ma...non preoccupatevi, presto vedrete"
Quella frase non rese molto felici i mie compagni, ma io non potevo mentirgli.
Si avvicinò una strana figura. I suoi occhi erano coperti dal cappuccio che indossava, si poteva sentire il ghiaccio che le sue mani producevano cadere sul pavimento.
Avvicinatasi, ci parlò, la sua voce era come un centinaio di sibili.
“E cosi, voi sareste venuti per incontrare il mio signore- mi guardò, e si corresse- il NOSTRO signore.."
Quella frase mi mandò in bestia.
“Bada a come parli! Non osare mai più darmi dello schiavo, soprattutto se il mip padrone sarebbe Lucifero" Altri sussulti arrivarono dai demoni a noi vicini.
“Den..ma chi è questo...coso.." Seph tiro sui l’arma.
“Io sono colui che vi priva della vita, che ve la rende infinita, torturandola per l’eternità. Sono la-“
“Morte? Ho indovinato? Che vinco? Don...? Allora?" Piros cercava di far coraggio a noi e a se stesso, con le sue battute..
“Nulla, non vinci nulla. Non è la morte" Quell’essere indietreggiò “Questa vile creature è solo invidiosa della morte..si descrive usando metafore che sembrano farla sembrare lei, ma non è altro che una vile bugiarda..come qualsiasi demone.."
“Non osare darmi del demone! Io sono qualcosa di molto superiore ad un demone!"
“Dimostracelo!" Piros e Seph sembravano parecchio aggressivi..
“Buoni ragazzi.. prima di uccidere qualcuno, è giusto chiedergli il nome, anche se io immagino chi già chi è."
“Don..non vale tu sapevi la risposta, imbroglione!"
“UNO: anche tu sapresti chi è costei dopo aver provato il suicidio e l’omicidio; DUE: è necessario chiamarmi DinDon? Sai com’è, si dice Denden!"
Le mie affermazioni spaventarono un po’ i miei compagni, quel posto mi rendeva le cose più facili, da dire.
“Don...tu..cosa?....om...su..cidi..o...?" Seph avrebbe detto le stesse cose, se le parole gli fossero uscite dalla gola.
“Ragazzi, spiegazioni in un prossimo futuro, non è bello ignorare la..paura.."
“Ma grazie! Ti degni di chiamarmi col mio nome!"
“è il minimo, volevo essere sicuro di chi sei, prima di farti far fuori..non che serva a molto, voi rinascete ad ogni vostra morte."
“Questo è il genio del piano, torniamo sempre! In guardia!"
Si avvento su di noi con le sue gelide mani, che ora facevano apparire stalagmiti di ghiaccio che schizzavano verso di noi.
“Ragazzi.. posate le armi, e fatevi colpire"
Come ero sicuro che avrebbero fatto, dopo avermi squadrato un po’, mi superarono con le armi in su.
Piros rimase indietro lanciando magie di ogni sorta, Sephirot stava combattendo contro la paura, che ora aveva fatto apparire due enormi spade, azzurre e lucenti.
“Ragazzi.." Io ero più perplesso che disperato.
Piros aveva appena fatto comparire delle lame sopra alla paura, che si scagliarono contro di lei, ma lei le evitò con una delle due spade.
Intanto Seph aveva tirato un colpo con la spada, bloccato però dalla lama libera, lui girò su se stesso, facendo roteare l’arma fino a che non colpì il punto dove ci sarebbe dovute essere le ginocchia del nemico.
Ma il mantello si tagliò, rivelando che all’interno non vi era nulla di corporeo, solo gas.
“Ragazzi.. se dovete fare -un colpo di spada della paura schizzo vicino il collo di Seph- una cosa –Piros fece allungare il suo cucchiaio, ora era una spada- per bene – si lanciò all’assalto- allora, non datevi alla foga e basta.."
Con mia sorpresa uno dei due aveva sentito
“E allora, DON, perché non ci aiuti?"
La paura anche se da sola era in vantaggio mentre i miei due compagni erano stanchi..
“Al diavolo" sussurrai. Quando lo realizzai, ne risi..dato il caso.
Poi mi avventai disarmato sulla ghiacciata signora, mi lascia colpire.
“Den!"
Al momento non sapevo cosa accadeva esattamente, ma lo immaginai.
Caddi a terra, e..dormii.
All’inizio il sogno era bello, poi, vidi un grande fuoco, dietro un grande trono.


Capitolo IV
Ricordi del passato


Non riuscii a vedere chi era seduto sul trono, ne udii solo le parole.
“Daniel, sei tornato" Ero confuso, non capivo chi fosse “Non so con chi parlo, ma io so che pochi secondi fa non ero qui."
“Ohh Daniel, avanti, ti pare il modo? Il tuo padrone ti riaccetta, non preoccuparti, ti perdono dei tuoi peccati..AHAHA, che frase assurda, detta da me!"
Mi toccò il capo..senti i ricordi tornare nella mia testa..vidi un ragazzo di circa 13 anni seduto con davanti un biglietto di carta..lo bruciò, poi si mise a cantilenare qualcosa.
“Prendi la sua anima, lui mi ha offeso e recato danno, ora ti dico di annientarlo, mio signore."
Poi smise, cominciano a parlare con qualcuno, ma non c’era nessuno con lui.
“Si si..non ti preoccupare...quell’idiota ha dato suo pieno consenso, è stato lui a chiedermelo.. vedi..o pensava che non lo avrei fatto o è il solito cretino che mette il naso dove non dovrebbe.."
“Ma certo, anche io penso che siano tutte e due le cose..bè, meglio per noi! Anzi, per te!"
Poi, mi sentii attratto da qualcosa, venivo risucchiato in un altro di quelli che capii essere i miei ricordi
“Tu! Oggi morirai qui!"
Vidi lo stesso ragazzino ingaggiare una lotta feroce con uno basso e magrissimo ragazzo della sua età. Lo agguantò alla gola, cominciò a stringere più forte che poteva.
Desideravo non guardare più, stavo per voltarmi, quando pensai al perché stavo rivivendo quella scena, ciò che cercai di fare anni addietro.
Guardai meglio, vidi le lacrime del povero strangolato colare a terra.. l’orrore nei suoi occhi.. poi..un terzo si intromise e ci separò, non avvertii i pensieri di quel ragazzo del passato, ma li ricordavo ancora...i miei pensieri “Lasciami che lo uccido!!!"
D’un tratto tutto scomparì, sentii nuovamente caldo, mi alzai.. era là che aspettava ridendo..
“Piaciuto il viaggio? Credevo ti saresti voltato!"
“E tu pensi di avermi spaventato? Tu mi hai rimostrato solo metà della storia"
“COSA?"
“Stupida! Tu non vivi con noi, vivi DENTRO di noi, è diverso, la paura si fa gioco di ciò che temiamo, ma io non temo il passato, per quanto questo nel mio sogno sembrava volersi ripetere! Tu per me vali zero!"
Sembrò indebolita, i miei compagni si alzarono...
“Den..credevamo..cosa...hai fatto.."
La paura sembrò riprendersi, aveva trovato di che nutrirsi nei miei compagni.
“La loro paura in questo mondo di torture.... essere abbandonati da te! Così gli ho mostrato la tua vera faccia!"
“Don... tu non hai fatto quelle cose? Vero?"
“Che palle..." Cominciai ad innervosirmi.
“Si che le ho fatte. Non rinnego il mio passato, ragazzi. Ma, non sapete tutto. Mi sono ravveduto.. tornando a noi.."
Mi avvicinai a lei, protesi la mia mano e la strinsi.
“Vedete, ci sono poche cose per cui combatto. I nallici, questo comprende anche voi..."
Sembrarono sollevati ma ancora scettici.
Nella mia mano si formò un elsa.
“...Le ragazze, ma quella è un'altra storia.." Ridacchiai, cercando di sollevare il morale ai miei amici.
“....E per finire, la pace. La MIA pace e sinceramente..."
Una lama si allungo dall’estremita dell’elsa.
“..lei la sta infrangendo, quindi..perché non vai a rompere i coglioni a qualcun altro?"
Attaccai.
I rubini incastonati nella mia spada brillavano dello stesso colore del sangue, quando si scontrarono contro le sue spade emisero un forte calore, una spada si ruppe.
“Tu, misero essere mor-" “IMMortale!"
“Finirai i tuoi giorni qui, per poi tornarci da morto!"
Vibrò un colpo con tanta foga che nel pararlo persi l’equilibrio.
“Ragazzi, ricordate..emh..no..non lo ricordate..come potreste, manco mi ascoltavate..."
“MUORI!"
Da terra girai su me stesso rimettendomi in piedi, parai un colpo, e poi..
“Giù la maschera!"
..gli strappai il mantello di dosso.
La scena era agghiacciante. Un teschio fluttuante senza gli occhi, capii che in realtà quelle che parevano mani non erano altro che vapori condensati, come nebbia.
“AHHH! Tu! Come osi!? IO sono la paura, inginocchiati davanti a me".
“Direi di no. Ragazzi, dicevo.. la paura non si affronta come facevate voi, dovete guardarla per quel che è."
Fu allora che dalle due orbite vuote uscirono due zaffiri, riflettevano solo la mia immagine.
“Denden..la paura..è qualcosa dentro di noi, non fuori, giusto?" Seph era riuscito ad arrivarci.
Sentii qualcosa alle mie spalle, stava vibrando un altro colpo.
Schivato il colpo, indietreggiai.
“Io ho fatto abbastanza, voi sapete cosa c’è dentro di voi.. è l’ora di fargli vedere cosa ne pensate"
Tirarono su le armi, scaraventandosi contro il teschio che si parava davanti a loro.
Combatterono ferocemente, ora che disponeva di una spada sola era in difficoltà, io intanto, mi avvitai in aria per passare dietro di loro e lasciarli soli.
Andava su e giù evitando più colpi gli era possibile e parando gli altri.
“Ragazzi.." “Don lo sai che rompi!?" “Lasciaci fare.."
Cominciarono a concentrare gli attacchi sulla spada che gli era rimasta, la spada di Piros tornò un cucchiaio, e fece una magia. Scaglio una sfera di fuoco contro la spada, che, grazie al colpo di Sephirot, stava vibrando. Si spezzò anche quella.
“Eh eh! Ormai sei finita!!!" Seph mostrava grande coraggio, anche Piros.
“Ragazzi..bravi..ma dovete colpire quei zaffiri.."
Non credevo ai miei occhi, soprattutto perché mi avevano dato reetta, due affondi, precisi e ben mirati, che infransero le due pietre.


Capitolo V
Il signore oscuro


Stavo ancora seguendo quello che era il mio presentimento, e che ci conduceva verso la nostra metà, quando una voce coprì il lamento dei dannati.
“Don?" “Ehhh?"
“Ma tu..perché hai lasciato fare a noi?" Seph stava chiedendosi la stessa cosa, e lo mostrò annuendo.
“Bè... Io la paura l’ho sconfitta 4 anni fa.. il lontano 2001"
“Continua, c’è dell’altro, lo so!" Sephirot aveva ricominciato a evidenziare l’ovvio.
“Si che c’è.. e sono disposto a parlarvene, ma la domanda è: vi fidereste anche se non lo facessi?"
“Ehmmm.." I due si guardarono indecisi, poi Piros prese una decisione.
“Ce lo dirai quando vorrai, OK?!"
“Ci sto, però voi ascoltatemi ogni tanto.."
Si misero a ridere tanto forte da disturbare i dannati, che effettivamente non trovavano nulla di divertente nella loro esistenza.
Arrivati ad un certo punto i lamenti si allontanavano, fino a cessare, eravamo arrivati.
Lì, davanti a noi, seduto su un trono, si ergeva la più potente delle creature infernali, mi vennero i brividi.
“Salve Daniel, allora? Sto aspettando!"
“Allora cosa?" Lo guardai con aria di sfida, tutti a tre avevamo capito cosa chiedeva.
“Aspetto le tue scuse, su, qualche secolo di punizione e sarà tutto perdonato!"
“Dov’è finita la tua cortesia? Ho sete!"
Mi guardò storto, ma non si rifiutò di offrirci dell’acqua pura e dissetante.
“Den, ma tu ti fidi?"
“No, ma lo conosco, siamo vivi, non ha potere su di noi fin tanto che lo restiamo. E poi, di tutti i tipi d’acqua qui all’inferno, nessuno è avvelenato"
Bevvi un sorso, per poi finire tutto il bicchiere, i miei compagni fecere altrettanto, se pur titubanti.
“Adesso noi 4 parliamo, e tu resti lì seduto ad ascoltare finche non ho finito, chiaro?!"
Annui, e io lo incalzai
“SEMPRE LO STESSO ERRORE! CREDI DI AVERE UN SACCO TI TEMPO, MA NON NE HAI!"
“Non osare alzare la voce a casa mia!" Si irritò, ma subito cercò di calmarsi.
“Io HO tempo e-“ “NO! Non ne hai, la fine è vicina, bisogna fare qualcosa! ORA!"
“Daniel, cosa pensi che stia facendo? I miei esercito combattono da secoli, cos’ come i suoi. Così come non possiamo vincere, loro non possono sconfiggerci; è per questo che raccolgo anime, dopo secoli di tortura diventano demoni che si uniscono alle mie schiere, ed ogni giorno il mio esercito si infoltisce!"
“AL-SHATAN!"
Era sorpreso, sapevo che non era abituato ad essere chiamato col suo nome originale.
“Daniel! Conosci il mio nome, tempo fa non lo sapevi!"
“Bè, ora lo so. Ma non sono qui per questo, NE per chiedere scusa, perché non me ne sento affatto in dovere."
“E allora, che vuoi!?"
“Ci uniamo a te!"
Piros sussultò, Seph tirò su la spada, per poi gridarmi addosso
“TRADITORE! Stai dalla sua parte, io ti ho creduto!"
“Calmo Seph, non ho intenzione di prendere ordini da questo doppio giochista, è.. un conflitto di interessi."
“Don? Sicuro che non.."
“MAI tornerò a servirlo!"
“E allora Daniel! Sto spazientendomi!"
“Calmo! Eliminerò la retroguardia, tu, al mio segnale manderai il tuo esercito con tutte le anime che hai, e conquisteremo il suo mondo"
“Daniel.. mi stai facendo un’offerta allettante, ma CHI avrà COSA?"
“Si deciderà lì."
“D’accordo!"
Anche io mi stupii della velocità con cui aveva preso quella decisione, qualcosa non andava"
“Tu sai come arrivare, giusto?"
“Sicuro, soon pur sempre un Dio, IO!"
“Bene, allestirò tutto, tu, vedi di non fallire"
“E tu di non tirare brutti scherzi!!!" Piros aveva capito tutto.


Capitolo VI
Camminando verso il perdono


Attraversammo la sala dove Satana risiedeva, per trovare, dietro il trono, uno stretto e buoi passaggio, mai avrei pensato che avrebbe accettato la mia offerta, mi ero immaginato parecchie volte, durante il cammino, il nostro combattimento contro di lui. Non che ne avessi paura, ma sarebbe stato difficile uccidere tale vile e bugiardo essere, che con l’inganno aveva assuefatto a lui giovani donne dagli oscuri poteri nel passato e poveri uomini disperati nel presente.
Sapevo che in futuro non avrebbe più potuto fare nulla, risi al pensiero, decidendo poi di svelare il mio piano ai miei compagni.
“Ragazzi, ora che non può sentirci, vi dirò il nostro piano!"
“Era l’ora Don!" Sorrise, si vedeva però che stava solo cercando di nascondere la preoccupazione.
Sia io che Seph ricambiammo il sorriso
“Allora, Bianconiglio.."

In quel passaggio che segnava l’entrata dal regno della disperazione a quello della speranza, tre ragazzi stavano discutendo di tutto ciò che avrebbe deciso della loro vita e della loro morte.
Nessuno si sarebbe aspettato un piano tanto ardito e geniale, composto da tre menti che tentavano fiduciosi la conquista di quel mondo, sapevano che avrebbero vinto o sarebbero morti provandoci.
In ogni caso, non sapevano che il lavoro di tre menti poteva essere calcolato da una sola, meschina, perfetta e vendicativa, pronta a soddisfare la sete di vendetta di secoli e secoli, senza farsi scrupoli.
Avanzando verso il perdono, le ombre di tre ragazzi divenivano sempre più grandi, perché tutti, nel nostro profondo, abbiamo qualcosa da perdonare, agli altri e a noi stessi, ma sempre che lo si ammetta, bisogna trovare la forza di chiedere scusa.

[ Continua... ]



Fine

 

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