Dal Tramonto all'Alba
● Autore: Leanan
Capitolo 1
In una cittadina ai piedi di una collina,
il tramonto colorava di rosso e arancio le case e le strade. L' acqua della
fontana in piazza luccicava di riflessi dorati.
Il vecchio campanile suonava le sette, causando la fuga degli uccelli che si
erano rifugiati lì.
Fuori dal paese c' era una vecchia casa, la prima costruita in quel luogo,
abbandonata oramai da una centinaia d' anni.
Era una costruzione strana: originariamente era una casa gialla di tre piani,
col tetto spiovente, e dodici grandi finestre, quattro per piano, ma con il
passare del tempo la famiglia a cui apparteneva aveva apportato ampie modifiche,
rendendola più spaziosa e aggiungendo torrette ai lati, quasi volessero farla
assomigliare al castello che non era.
Intorno ad essa era stato coltivato anche un' ampio giardino e un orto di erbe
aromatiche ed ortaggi.
Adesso che tutto era abbandonato, le erbe e i delphinium crescevano allo stato
selvatico, ostruendo il sentiero che portava alla casa.
Su quest' ultima circola una storia: in un giorno simile a questo, durante il
tramonto, esattamente cento anni fa, si udirono urla strazianti provenire dall'
abitazione. Queste grida durarono per più di un' ora.
Poi, finalmente, quando tre bambini riuscirono ad aggirare il portone, non
appena misero piede oltre l' ingresso, le urla cessarono,
Quei tre erano gli unici amici della figlia del padrone di casa, una ragazza
sedicenne.
Oltre a lei ed ai genitori, abitavano in quella casa anche la sorella della
madre della ragazza, che era rimasta vedova, e i suoi due figli.
Comunque, si crede che i bambini abbiano esplorato la proprietà fino ad arrivare
nella camera dell' amica.
Ma ne uscì solo uno di loro.
Quel bambino venne trovato all' alba, nella piazza.
Lo trovò una donna, seduto ai piedi della fontana con la testa fra le mani.
Lei lo scosse, per fargli alzare la testa.
Ma con suo grande orrore, vide che al posto dei suoi grandi occhi verdi, nelle
orbite vuote, c' erano due piccole sfere di vetro rosso.
Le ultime due parole pronunciate da lui furono: " la... camera...".
Dopodichè non fu più in grado di dire nient' altro, e venne portato in un
ospedale psichiatrico, da dove sparì, esattamente un' anno dopo, nello stesso
periodo di tempo nel quale sparirono i due uomini andati a cercare i suoi amici.
Questi due, l' anno prima, avevano trovato solamente otto paia d' occhi,
macabremente appoggiati nel portabiscotti nella camera della figlia del padrone
di casa. Tra quegli occhi mancavano solamente i suoi incredibili occhi ambrati.
Da allora, una persona all' anno, sparisce, e di essa si ritrovano solamente gli
occhi, sempre in quello stesso portabiscotti.
Ogni anno.
A quel punto le tre ragazze in ascolto rabbrividirono.
" Kairi " si lamentò Naminè " non ti sembra di esagerare? Non può essere una
storia vera!"
Yuffie scoppiò a ridere " Sei proprio una fifona, Naminè!"
" Guarda che eri tu quella che tremava più di tutte! "
" Io, tremare? Impossibile! Sono la Grande Ninja Yuffie!" ribattè lei
Scoppiarono a ridere tutte e tre, ma Oret rimase seria.
" Sapete..." disse esitante " ho sentito già una volta questa storia, da Sora, e
credo sia vera"
Le altre la fissarono
" Vedete, Sora mi ha raccontato di aver visto i disegni lasciati dal bambino che
era sopravvissuto."
Fece una pausa
" Alcuni di essi ritraggono occhi, pozze di sangue, corpi squartati..."
Rimase in silenzio tutte per qualche istante.
Poi Kairi sorrise. Naminè ebbe un cattivo presentimento.
" perché sorridi?" domandò Yuffie
" Sapete qual' è l' unico modo per scoprire se è vero o no?"
Oret e Yuffie scossero la testa. Il presentintimento di Naminè divenne una
certezza.
" Andare in quel mondo ad investigare" esclamò Kairi
Capitolo
2 - I sogni
(Giusto per scanso di equivoci ricordatevi che i dialoghi sono tra i trattini, i
pensieri tra le virgolette)
L' orologio ticchettava, scandendo i secondi.
Uno
La stanza era avvolta dalla penombra, entrava solo una fievole luce dalla
finestra. Alle pareti erano appesi diversi quadri.
Due
Al centro della stanza c' era una poltrona, su cui era accovacciato un gatto
grigio.
Tre
Il gatto si alzò e si diresse verso di lei, con passo felpato.
I suoi occhi erano... umani, ed ambrati.
Quattro
Lei non riusciva a muoversi, poteva solo restare ferma, a fissarlo.
Cinque
Ancora un metro
Sei
Cinquanta centimetri
Sette
Adesso era proprio davanti a lei
" Sono prigioniero della pietra" disse con voce cantilenante.
Poi si trasformò in una statua di marmo con gli occhi d' oro.
Naminè si svegliò di colpo e si guardò intorno: era in uno scompartimento del
treno di Twilight Town.
Yuffie e Oret stavano dormendo, mentre Kairi era intenta ad osservare il
paesaggio fuori dal finestrino.
" Che... strano sogno" pensò Naminè " eppure... so che ci sono dei particolare
che sono sgusciati via... non riesco ad afferarli..."
Sospirò, poi appuntò anche lei lo sguardo sul paesaggio fuori.
Sempre che si potesse definirlo un paesaggio.
Non c' era nient' altro che un enorme spazio nero, su cui luccicavano milioni di
stelle.
Un vero spettacolo, anche se tutta quell' immensità, a suo modo, era spaventosa.
Ci furono alcuni istanti di silenzio, durante il quale lei e Kairi ammirarono
pensosamente tutto ciò.
Ad un certo punto Kairi parlò.
- Hai sognato anche tu, non è vero? -
Naminè riemerse dallo stato di astrazione.
- Sì, ma non riesco a ricordare alcune cose - rispose semplicemente.
- Cosa ricordi?-
- Un gatto parlante che si trasforma in una statua dagli occhi d' oro -
- Io ricordo un cigno nero che cantava con voce umana." Poi esibì uno strano
sorriso enigmatico" Ma saranno queste le parti significative dei nostri sogni?
Oppure era il paesaggio ad avere importanza?-
Naminè la guardò divertita
- Cosa ti fa pensare che debbano avere un significato? -
Il sorriso di Kairi si allargò
- Non te l' hanno mai detto? La nostra mente durante il sogno vaga verso ciò che
non è raggiungibile quando è prigioniera della razionalizzazione delle cose. Poi
viene catturata da pensieri appartenenti ad altri tempi e ad altre persone. I
sogni sono messaggi confusi trovati impressi nell' aria, nell' acqua,nella terra
e nel fuoco-
- Sei sicura di non aver letto troppi libri sull' occulto? - chiese Naminè
nervosamente " Fa quasi paura quando parla così "
A quel punto si sentì uno sbadiglio: Yuffie si era svegliata.
- Quanto manca all' arrivo? - chiese assonnata, spezzando la tensione presente
nello scompartimento.
- Circa un paio d' ore, penso - le rispose Kairi, tornando al suo solito
atteggiamento frivolo.
L' altra ragazza sbadigliò ancora.
- Un' altro paio d' ore?! Che noia! -
Oret mormorò qualcosa nel sonno, che suonava più o meno come : Roxy, ridammi
Fluffy.
Yuffie si svegliò completamente ed assunse un' espressione orripilata.
- Roxy?! Fluffy?! -
Kairi e Naminè scoppiarono a ridere.
Oret si svegliò e si guardò intorno, confusa.
- Che c'è? -
Le altre due risero ancor più fragorosamente.
- Oret, dimmi - disse Yuffie in tono melodrammatico - da quanto tempo chiami
Roxas Roxy? E cos' è Fluffy? Un peluche? Li ami entrambi così tanto da vederli
anche durante il sonno? -
Oret divenne rossa come il sedile.
- Non sono affari tuoi! -
- Ah, ho indovinato! Sei innamorata di Roxy! - esclamò Yuffie esultante.
- Oret, perché non ce l' hai mai detto? - intervenne Kairi in tono malizioso -
Ma adesso che lo sappiamo, ti aiuteremo a dichiararti -
- Dateci un taglio! - strillò lei, furibonda.
Naminè rise e riportò lo sguardo fuori dalla finestra.
Forse quella gita non sarebbe stata così male.
Capitolo 3 - I quadri
- Finalmente arrivate a Ambiance Town! - esclamò Yuffie stiracchiandosi - Non ne
potevo più di stare sul treno! -
- Sono le sette - osservò Oret - Prima di cominciare l' esplorazione abbiamo il
tempo di far pranzare -
- La guida parla di un locale molto carino e caratteristico in centro - disse
Kairi, incamminandosi.
- Io non vengo, voglio fare qualche abbozzo per un quadro - le informò Naminè,
dirigendosi verso il sentiero che portava alla casa infestata.
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Nei campi intorno alla casa erano fioriti i papaveri e i girasoli, eclissando le
spighe dorate.
Naminè si ad una ventina di metri dalla casa: i delphinium crescevano
dappertutto e gran parte della facciata frontale della casa era coperta dai
gelsomini, ed alcune palme in giardino, vicino ad un laghetto, raggiungevano i
dieci metri.
Il mormorio della roggia faceva da sottofondo.
" La situazione ideale per dipingere " pensò Naminè mentre sistemava il
cavalletto e la sedia vicino alla staccionata, poi si sedette e incominciòi a
disegnare, con animo sereno
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Le ragazze erano proprio davanti al locale di cui Kairi aveva letto sulla guida.
Crimson, diceva l' insegna.
L' interno aveva le pareti dipinte con le scene di un porto....
Le sedie e i tavoli di vimini, con cuscini bianchi e rossi, tazze dipinte a
mano...
Non era male come posto.
Yuffie si era lasciata cadere su una delle sedie.
- Cosa prendi tu, Kairi? -
Lei guardò il menu.
- Prendo un the caldo e frittatine -
- A proposito - osservò Yuffie - hai già fatto progetti per l' esplorazione? -
- Si... - Kairi iniziò a spiegare i progetti della giornata.
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Nel frattempo Naminè aveva quasi finito di dipingere la casa, quando si riscosse
dai suoi pensieri e guardò il quadro per giudicarlo: rimase impietrita.
Nel suo disegno, da una delle finestre del secondo piano colava una lunga scia
di sangue.
" Devo essermi fatta impressionare troppo..." si disse, poi alzò lo sguardo e
sentì improvvisamente freddo.
La mano aveva disegnato ciò che lei aveva davvero visto: c' era davvero sangue
che colava dal secondo piano.
Senza più pensare, abbandonò tutto e si mise a correre e cercò rifugio all'
hotel.
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Kairi era riuscita a mettere le mani sull' archivio in cui c' erano i disegni
del bambino sopravvissuto.
Erano agghiaccianti, e non solo per i soggetti: ogni cosa era disegnata e
colorata con artistica precisione.
Gli arti mozzati, un gatto morto senza testa... era terrificante.
" Cosa può aver portato qualcuno ad impazzire in questo modo? "
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Naminè stava correndo verso l' hotel, respirando affannosamente, in preda al
panico.
" Devo calmarmi... " pensò, con il cuore in gola, lasciatasi cadere su una
poltrona.
Poi, colta da una stranissima sensazione, rivolse lo sguardo alla parete: al
posto della stampa raffigurante una baia al tramonto c' era il quadro dipinto da
lei stessa quel pomeriggio.
- Che cos-?! - esclamò spaventata, e si interruppe: il sangue che colava dalla
finestra del secondo piano del disegno stava uscendo lentamente dalla cornice.
Naminè rabbrividì. Pian piano il liquido denso cominciò a scivolare dalla parete
al pavimento, la ragazza era terrorizzata, riusciva a malapena a respirare, e si
sentiva immobilizzata.
Sul pavimento intanto andava a formarsi una pozza cremisi vischiosa... e
continuava ad espandersi con il passare dei minuti...
Dopo un pò di tempo il pavimento della stanza era coperto di rosso... e poi il
livello si alzò abbastanza da coprire i piedi di Naminè...
Quest' ultima, in angolo della mente, si rese conto che gli altri quadri erano
cambiati: uno che raffigurava il gatto grigio dei suoi sogni, un' altro che
ritraeva un cigno nero con il becco socchiuso, come se stesse cantando e altri
disegni che raffiguravano animali... tranne uno, in cui c' erano due triangoli
con la punta verso destra, un quadrato dipinto d' argento e una sfera... ed ora
il sangue le arrivava alle ginocchia... l' aria era impregnata di un' odore
dolciastro di decomposizione...
Passarono i minuti, poi le mezz' ore e infine le ore. A Naminè sembrarono
addirittura anni.
Il sangue adesso le arrivava al mento...
" Ti prego, fa che smetta..." pregò con fervore, con il sangue salito fino alle
labbra... non riusciva a tener fuori dalla bocca il suo sapore salato e
metallico... sarebbe annegata nel sangue... e l' odore di decomposizione era
così forte da renderle quasi impossibile respirare... le lacrime presero a
scorrerle lungo le guancie...
Poi qualcuno bussò, e la camera tornò normale.
Naminè si accasciò contro lo schienale, sconvolta
- Avanti - disse con voce poco ferma
- Mi scusi signorina - era uno dei camerieri - mi hanno mandato ad informarla
che la cena è pronta - poi si sentì il rumore di passi che si allontanavano. La
ragazza afferrò la sua borsa e corse fuori.
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Kairi, Yuffie e Oret stavano passeggiando lungo il viale del centro, su cui
stava affacciato il loro hotel.
Ormai era sera: i lampioni si erano accesi, e creavano ombre insolite per via
degli alberi frondosi ai lati della strada, e delle persone che la percorrevano,
fermandosi di tanto in tanto ad osservare le vetrine illuminate.
- E' strano... - disse Yuffie ad un certo punto - Naminè non si è fatta viva in
tutto il giorno -
- Sì, hai ragione... - intervenne Oret - adesso sono le 9:00... avremmo dovuto
incontrarci in piazza mezz' ora fa... non è da lei... -
Kairi era molto preoccupata " Naminè arriva sempre in anticipo agli
appuntamenti... che le sia successo qualcosa? "
Le altre erano molto tese, e senza dire niente tutte si sedettero su una
panchina a guardare la gente che passava, diventando sempre più nervose col
passare dei minuti, vedendo che la loro amica non era nei paraggi.
Kairi si alzò di colpo
- Andiamo all' hotel - disse, poi si mise a correre
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Quando entrarono nella loro camera non videro nessuno, ma c' erano le tele di
Naminè, quelle che si era portata per dipingere la casa maledetta.
" Quindi è stata qui..."
Kairi si portò la mano alla bocca, come per impedirsi di vomitare
" Cos' è quest' odore? Sembra quasi..."
- Non avente sentito odore di sangue in camera? - chiese Kairi, una volta che
furono uscite
- Cosa!? No! - esclamò Yuffie sorpresa, mentre Oret scuoteva la testa.
Poi cercarono in giardino, un cortile pieno di palme e passiflore, con al centro
un laghetto con fiori di loto, e dopo anche al ristorante, ma non era neppure
lì. Infine provarono a chiedere al bar, e dei ragazzi seduti in un' angolo
dissero di averla vista correre fuori.
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Qualcuno si era avvicinato a Naminè da dietro, e l' aveva afferrata per la
spalla.
- Ahhhhh! - strillò la ragazza spaventata, poi una volta giratasi sussultò per
la sorpresa.
Fine
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