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Le origini del mito uniscono talvolta la figura del Guerriero della Luce con quella degli Eroi che affrontarono la Settima Calamità, scomparsi dopo la grande battaglia e ricomparsi magicamente anni dopo dall’altro lato del portale aperto da Luisoux.
Altre storie dicono invece che si tratti di una persona completamente differente, emersa dalle origini più umili e semplicemente destinata a raccogliere il testimone di questi ultimi.
Dopotutto, tale è la natura delle storie popolari, talvolta inconsistenti tra loro e vestite di diversi elementi a seconda delle preferenze di chi le sta ad ascoltare: c’è a chi piace immaginare una discendenza nobile e chi ama fantasticare su eroi venuti dal nulla.
Di fatto le due fantasie finirono a mescolarsi, lasciando solo alla cerchia di amici più stretti del Guerriero della Luce la certezza su quale fosse la verità, forti dei ricordi ancora vividi di chi sapeva di aver combattuto insieme a loro. L’unica cosa certa è che Hydaelyn l’aveva benedetto con il potere dell’Echo, scegliendolo tra tutti i mortali per condannare e contrastare i servi di Zodiark.
La Leggenda ha inizio cinque anni dopo la tragedia della Piana di Cartenaeu.
Nel tempo a disposizione Eorzea ha ricostruito quello che ha potuto, ma le cicatrici della Calamità sono ancora visibili. Non solo dai solchi lasciati dalle esplosioni, ma per via di interi frammenti di Dalamud rimasti a segnare il pianeta sotto forma di vistosi cristalli ambrati.
Un giovane avventuriero inizia a far parlare di sé riparando uno ad uno i piccoli disordini che circondano le Città-Stato di Ul’dah, Limsa Lominsa e Gridania. Gli Scions of the Seventh Dawn, un gruppo nato dalla fusione dei Path of the Twelve con il Circle of Knowing, lo accolgono come uno di loro, scoprendo che dietro il successo delle sue imprese si nasconde proprio il potere di Hydaelyn: l’Echo.
Grazie ad esso il Guerriero della Luce ha la preziosa possibilità di affrontare e quietare i Primal, ombre delle divinità che le Tribù Bestiali stanno evocando sconsideratamente.
La vittoria contro queste creature ancestrali fa conquistare all’avventuriero la sua fama. E ad ogni cruciale trionfo, risveglia dentro di sé il potere di uno dei Cristalli della Luce, associati a ciascuno dei sei spettri elementali: Acqua, Fuoco, Ghiaccio, Vento, Terra e Fulmine.
Hydaelyn stessa lo incoraggia in sogno nella sua ricerca, sapendo che solo svegliandoli tutti e sei potrà ottenere la Benedizione della Luce, un potere fondamentale nel vincere contro i seguaci di Zodiark, nonché origine di quella che diventerà la sua nomea ufficiale presso nemici e alleati.

Eorzea ha però un nemico molto più grande delle ombre divine evocate dalle Tribù Bestiali, un avversario che nonostante tutto non sono mai riusciti a tenere lontani a lungo: la più ostinata e grave minaccia delle genti libere continua ad essere infatti l’Impero di Garlean.
L’ennesimo dei loro folli piani per avere la meglio sulle Città-Stato prevede l’utilizzo di una gigantesca macchina da guerra dalle sembianze draconiche, l’Ultima Weapon.
Costruita nell’antichità dalla straordinaria tecnologia Allagan e ritrovata in stasi dall’Impero di Garlean sotto le terre di Ala Mhigo, viene affidata a Gaius Van Baelsar, che determinato a ritentare di conquistare Eorzea con mezzi meno distruttivi di quelli di Eula, ha in piano di sfruttare la Macchina Antica per sottomettere le popolazioni usando l’intimidazione.
Un’arma così straordinaria potrebbe fungere da deterrente garantendo una vittoria quasi a tavolino sui loro nemici, ma per poterla sfruttare deve prima essere riportata alla sua piena potenza, rubando l’essenza dei Primal.
L’Impero inizia allora a tracciare le imprese di chi li può condurre da ciò di cui hanno bisogno, il Guerriero della Luce, e durante le indagini non si fanno scrupoli a commettere terribili atrocità: guidati dalla spietata Livia sas Junius, un gruppo di Imperiali fa irruzione nella base degli Scions e uccide molte delle persone che avevano trovato rifugio presso la struttura. Rapiscono Minfilia e gli altri capi dell’ordine, lasciando pura disperazione in quello che era un baluardo di speranza.
Un giovane e audace Elezen, Alphinaud Leveilleur, nipote dell’Eroe di Carteneau Luisoux, decide di prendere le redini della situazione e si dice determinato a far tornare gli Scions agli antichi fasti sconfiggendo tutti i loro nemici, Primal o imperiali che siano.
La strada per battere l’Impero di Garlean passa ancora una volta dal disertore imperiale Cid Garlond, che offre pieno sostegno alla causa di Alphinaud e del Guerriero del Luce, rivelandosi un alleato prezioso.
Insieme recuperano l’Enterprise, una prodigiosa nave volante con cui possono raggiungere e combattere Garuda, la temibile e folle Primal del Vento evocata dalla Tribù degli Ixal.
Battuta ma non sconfitta, Garuda rivolge la sua crudeltà sui membri delle altre due tribù ostaggi della vicenda: i coboldi e gli Amalj’aa, così che evochino a loro volta le ombre divine adorate dai rispettivi popoli: Titan e Ifrit. Invece di favorire la signora adorata dagli Ixal, l’incontro tra i tre Primal di Vento, Terra e Fuoco finisce per coincidere in modo drammatico con i piani di Gaius van Baelsar, che sceso sul campo di battaglia fa assorbire ad Ultima l’essenza delle tre creature, restituendo in un colpo solo all’antico macchinario il suo pieno potere.

Gli Scions sono costretti a constatare la gravità della situazione, ma hanno ancora una missione che potrebbe ribilanciare le sorti di Eorzea: liberare i compagni prigionieri dell’Impero.
Irrompono così in Castrum Centri, una delle basi imperiali, salvando Minfilia e riportando le fila degli eroi quasi al completo: all’appello manca solo un elemento chiave, Thancred.
La scoperta che giustifica la sua assenza è quantomeno sconvolgente: tenuto da moltissimo tempo sotto il controllo di uno degli Ascian, Lahabrea, ha servito involontariamente fino a quel momento la causa di Zodiark e ha aiutato l’Impero non solo a trovare la base segreta degli Scions, permettendo a Livia di compiere la sua strage, ma ha influenzato personalmente le Tribù Bestiali per indurle ad evocare i Primal che alla fine hanno permesso il completamento di Ultima.
Con la sconfortante scoperta arriva però anche la crudele minaccia di Gaius van Baelsar: se i capi di Eorzea non capitoleranno, saranno spazzati via dall’incontrastabile potere di Ultima.
Le Città-Stato cominciano realmente a valutare la resa, riflettendo che oltre a risparmiare una strage di innocenti, consegnare Eorzea all’Impero assicurerebbe l’esistenza di una forza stabile in grado di tenere a bada la minaccia dei Primal.
Alphinaud, insieme a Cid e Minfilia, arrivano però in tempo per fermarli. Portano la notizia della pur piccola vittoria contro le forze imperiali, insieme ad un piano per sconfiggerle.
Restituiscono così la speranza alle genti libere, chiedendo di riporre la fiducia in loro e nel Guerriero della Luce. Gli eserciti di Eorzea riescono ad isolare dagli altri avamposti militari il luogo in cui l’Ultima Weapon è custodita, Castrum Meridianum.
Grazie a ciò gli Scions fanno breccia nella sua fortezza più interna, Praetorium.
Il Guerriero della Luce ha la sua vendetta su Lucia sas Junius e una volta uccisa l’abile combattente si trova faccia a faccia con Nero tol Scaeva, uno dei capi della fazione Imperiale nonché vecchio rivale di Cid Garlond. Il suo scopo è uccidere l’avventuriero per infondere Ultima con il potere dell’Echo, ma fallisce miseramente ed è costretto alla fuga.
L’ultimo Imperiale ad opporsi al Guerriero della Luce è ovviamente proprio Gaius van Baelsar, che sale a bordo di Ultima sprigionandone il folle potere. La Benedizione della Luce scende sull’avventuriero, che protetto dal potere di Hydaelyn riesce a difendersi dalla straordinaria macchina da guerra.

Lahabrea decide allora che è venuto il momento di imporsi nel conflitto in corso e manipolando il macchinario su cui Gaius credeva di avere il totale controllo, sprigiona un antico incantesimo in esso custodito, costringendo l’uomo a rilasciare un’esplosione che distrugge l’intero Praetorium facendo strage di ogni soldato imperiale che ancora si trovava al suo interno.
L’ufficiale imperiale è oltraggiato: voleva sì vincere il conflitto col Guerriero della Luce, ma non a costo di una simile distruzione. E anche se l’azione è riuscita effettivamente ad abbattere la barriera che lo proteggeva, l’Ultima Weapon finisce ugualmente distrutta e Gaius è battuto in modo definitivo, nonché apparentemente ucciso tra le fiamme.
L’avventuriero incalza allora il suo ultimo nemico e nello scontro che segue Lahabrea si fa forte del corpo che sta tenendo in ostaggio. Ma il Guerriero della Luce riesce a bandirlo liberando Thancred dalla sua possessione, annientando l’Ascian e salvando il suo compagno.
La vittoria di Eorzea viene celebrata con un annuncio che dichiara l’inizio della Settima Astral Era.
In qualità di forza indipendente dalle Città-Stato, gli Scions scelgono come nuova base la località di Revenant’s Toll a Mor Dhona, in quanto situata fuori dalla giurisdizione di ogni governo che possa influenzarli. Il rifugio prescelto prende il nome di Rising Stones.
Ma la pace si promette di breve durata: nonostante gli Ascian siano stati battuti tornano presto a far parlare di loro. Una nuova figura incappucciata dalle vesti bianche si mostra a Minfilia, presentandosi come Elibidus e dichiarando di essere al servizio di quello che lui chiama “L’Unico Vero Dio”, Zodiark.

Nel frattempo il secondo tentativo mancato di invadere Eorzea, unito al decesso naturale dell’ormai quasi novantenne Solus zos Galvus, dà origine a disordini che sfociano una guerra civile per la successione al trono. L’Ascian che lo controllava sembra finire nell’ombra, mentre nel lontano est, facendo leva sul periodo di instabilità politica all’interno delle gerarchie dell’Impero, le popolazioni oppresse di Doma tentano una rivolta che ottiene un temporaneo successo.
Ma la guerra di successione di Garlean ha termine prima del previsto. Il nipote del defunto Solus, Varis Zos Galvus, ascende come nuovo Imperatore. E come primo atto manda il figlio, Zenos, a stroncare immediatamente la ribellione facendo strage dei membri della forza di liberazione.
Alcuni fuggitivi, sapendo di poter trovare asilo nel santuario rappresentato dalle Terre di Eorzea, vengono a cercare aiuto presso le alleanze locali.
Yugiri, una kunoichi a capo del gruppo di profughi, va alla ricerca degli Scions nella speranza che mettano una buona parola con i regnanti delle Città-Stato. Riesce così ad ottenere udienza con la Sultana di Ul’dah, ma senza guadagnare aiuti concreti. Su suggerimento di Alphinaud, allora, i suoi profughi trovano riparo vicino alla base degli Scions, a Revenant’s Toll.
Nel periodo che segue molti disordini colpiscono Eorzea, spesso in correlazione all’evocazione di Primal con la complicità degli Ascian. L’inadeguatezza delle compagnie militari delle Città-Stato convince Alphinaud della necessità di una forza autonoma che possa risolvere velocemente i problemi delle popolazioni in difficoltà, senza essere ostacolati dalle leggi o dalla burocrazia.
Questo nuovo ordine, noto come Crystal Braves, risponde solo all’autorità degli Scions ed ha a suo capo il giovane elezen. Al comando diretto delle forze armate viene appuntato Ilberd, un robusto soldato originario di Ala Mhigo e vecchio compagno d’armi del generale di Ul’dah, Raubahn.

Una chiamata di aiuto giunge qualche tempo dopo agli Scions dalla più inaspettata delle Città-Stato, rimasta confinata per anni nell’isolamento delle terre settentrionali di Coerthas: la maestosa Ishgard.
Indifferenti ai problemi delle nazioni di Eorzea, le armate del regno si sono sempre tenute in disparte offrendo aiuti minimi o nulli a chi chiedeva la loro assistenza.
La sua reticenza non era pura indifferenza, ma la conseguenza dell’esser piagata da un problema che la tormentava da svariate generazioni: orde di draghi violenti dalle terre di Dravania tenevano in scacco la nazione, lasciando le sue popolazioni in guerra da tempo immemore.
La richiesta d’aiuto viene dal Lord Comandante Ser Aymeric, una delle massime autorità della Città-Stato, che sta cercando di rintracciare una pericolosa criminale chiamata Lady Iceheart.
Alphinaud vede un’occasione preziosa per mostrare il valore dei suoi Crystal Braves, che conducono un’efficiente investigazione e scoprono che la rivoluzionaria è intenta a risvegliare l’essenza di Shiva, una donna rimasta nella leggenda per essersi legata in un rapporto d’amore con l’antico dragone Hraesvelgr.
Grazie al potere dell’Echo, Lady Iceheart è in grado di trasformarsi in un tramite per le evocazioni divine e diventare lei stessa un Primal legato all’immagine della leggendaria Shiva, ma la sua ribellione viene sventata dall’intervento del Guerriero della Luce, che costringe la donna alla fuga.
Risolvere i problemi di Ishgard getta basi fondamentali per una futura alleanza con una nazione nota per la sua politica isolazionista e crea un legame di amicizia tra Aymeric, Alphinaud e il Guerriero della Luce stesso. La linea di dialogo che nasce da tale amicizia porta a riferire notizie preoccupanti proprio dal fronte Ishgardiano: le orde di Dravania si stanno agitando e c’è il timore che ciò sia collegato all’antico dragone chiamato Midgardsormr, Padre della Prima Generazione da cui sono venuti al mondo i primi Sette Grandi Draghi.
La possente creatura molti anni prima aveva sacrificato sé stessa per distruggere la più grande nave imperiale mai costruita, la Agrius, assestando una violenta battuta d’arresto ad una delle prime invasioni di Garlean e probabilmente salvando Eorzea.
Da allora il suo corpo era rimasto avvinghiato al relitto del colossale veicolo ed è ancora visibile al centro del lago nelle terre di Mor Dhona come macabro promemoria della truce battaglia.
La rinascita del suo spirito, temuta come possibilità dagli Ishgardiani in qualità di noti nemici delle stirpi draconiche, è qualcosa su cui il Guerriero della Luce si sente in dovere di andare ad investigare.
La presenza spettrale del drago si ridesta al cospetto del prescelto di Hydaelyn e l’antico dragone decide di metterlo alla prova, strappandogli inaspettatamente la Benedizione della Luce e ottenebrando tutti e sei i Cristalli che aveva risvegliato. A conclusione del suo gesto si reincarna nelle sembianze di un cucciolo di drago, pur conservando tutta la sua saggezza e la sua conoscenza. Da quel momento in poi decide di seguire da vicino le imprese del Guerriero della Luce, pronto a comparire al suo fianco in ogni momento di necessità. Spogliarlo del più grande dei suoi poteri, a detta del redivivo Padre dei Draghi, dovrebbe consentire all’avventuriero di osservare le cose con più chiarezza e di scorgere finalmente la verità.

Il prezzo della perdita della Benedizione della Luce viene pagato quasi immediatamente: uno degli Ascian, Nabriales, approfitta della cosa per attaccare la base degli Scions, consapevole che la peggiore delle sue minacce è stata di fatto annullata. Quel che rende gli Ascian così temibili è la loro virtuale invulnerabilità: ogni volta che restano uccisi, la loro essenza sopravvive e può semplicemente trovare un nuovo corpo da occupare. E senza reali conseguenze da temere l’uomo incappucciato rapisce Minfilia e mette gli Scions in scacco. Quello che non può sapere è che sin dalla disfatta di Lahabrea, inevitabilmente a sua volta ancora vivo, i membri del Circle of Knowing hanno studiato un modo per contrastare la presunta invulnerabilità dello spirito oscuro degli Ascian.
La coraggiosa Moenbryda, recente aggiunta alla cerchia di alleati degli Scions, mette infatti in atto tutte le teorie che i suoi compagni hanno raccolto fino a quel momento. Per vincere, prima imprigionano Nabriales in un cristallo di auracite, unico oggetto in grado di trattenere l’essenza oscura per impedirne la fuga.
E al costo di sacrificare la sua stessa vita come fonte di energia, permette al Guerriero della Luce di brandire una lama di puro etere con cui la prigione viene infranta assicurando per la prima volta la distruzione definitiva di uno servi di Zodiark, anche se a un prezzo terribile.
Breve è il tempo concesso per il lutto, perché le armate dei draghi di lì a poco attaccano Ishgard, supportate da Lady Iceheart che distrugge le barriere magiche poste a sua protezione.
Le Città-Stato di Eorzea ignorano il seguente appello di aiuto, incapaci di perdonare chi li ha lasciati alla mercé dell’Impero per ben due volte di fila, indifferente ai loro patimenti.
Sono il Guerriero della Luce, Alphinaud e i Crystal Braves a rispondere al posto loro e insieme riescono a respingerle, facendo accumulare ulteriore credito verso Ser Aymeric.

L’ennesimo successo dei Crystal Braves fa ottenere agli Scions un invito a una festa per celebrarli.
Ma per ogni granello di gloria ottenuto dall’ordine creato da Alphinaud, il suo secondo al comando Ilberd aveva in segreto gettato semi di corruzione.
Semi che germogliarono nel più drammatico dei risvolti quando gli Scions si trovano traditi da quello stesso ordine e accusati di ogni genere di atrocità da un gruppo di cospiratori dell’alta nobiltà di Ul’dah, che aveva intenzione di utilizzare quei festeggiamenti come occasione per un colpo di stato.
In seguito a prove schiaccianti frutto di un attento piano per incastrare lui e i suoi compagni, lo stesso Guerriero della Luce viene dichiarato in arresto per l’omicidio della Sultana, trovata avvelenata nelle sue stanze.
La situazione degenera e Raubahn, folle di rabbia per la morte dell’amata Sultana, ignora ogni legge e processo per uccidere immediatamente il nobile a capo del complotto e avventarsi contro Ilberd, suo vecchio compatriota, in un duello che gli costa il braccio e la cattura ma consente agli Scions di aprirsi una via di fuga attraverso i sentieri nascosti sotto la città.
Mentre scappano, il Guerriero della Luce perde lungo strada uno dopo l’altro quasi tutti i suoi compagni, trattenutisi per fermare gli innumerevoli inseguitori: inizialmente Yda e Papalymo, dopo di loro Y’shtola e Thancred, restano indietro lasciandolo proseguire da solo.
L’ultima ad abbandonare il fianco dell’avventuriero è Minfilia, attratta all’improvviso da una misteriosa chiamata di Hydaelyn.

I pochi rimasti riescono a radunarsi fuori dalla città. Dell’originale schiera di eroi solo il Guerriero della Luce e Alphinaud sembrano aver trovato la salvezza, mentre la sorte di tutti gli altri compagni è ignota.
Traditi dall’Organizzazione che ora occupa la loro vecchia base e tacciati come criminali in tutte le Città-Stato di Eorzea, arriva per loro il momento di reclamare il debito con Ishgard, che dopo tempo immemore si ritrova ad aprire i suoi maestosi cancelli ai più improbabili visitatori: eroi nell’ombra caduti in disgrazia, disperatamente soli e spezzati dalla perdita dei loro compagni, prezzo dell’arrogante desiderio di poter salvare e proteggere tutti quanti.

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